Crisi idrica, accuse tra Puglia e Basilicata

  • Postato il 19 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Crisi idrica, accuse tra Puglia e Basilicata

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Il problema della crisi idrica, è legata alla fornitura che la galleria, dalla diga di San Giuliano al ripartitore di San Marco, dovrebbe fornire equamente, sia alla Basilicata che alla Puglia. La denuncia degli agricoltori di Puglia-Area due Mari

I secoli passano ma i bisogni primari dell’uomo non cambiano. Per quanto ci si possa illudere che non sia così, che beni effimeri bastino a dare per scontati quelli fondamentali. E nessun elemento può essere chiarificatore, su questo aspetto, come l’acqua. La sola prospettiva di una criticità, infatti, è sufficiente a scatenare il lato più umano della protesta, quello viscerale, legato, appunto, al necessario che manca. O che potrebbe mancare. Da qui, il paradosso di un evento sulla carta positivo, come il ripristino a pieno regime della galleria che, dalla Diga di San Giuliano, porta l’acqua al ripartitore di San Marco, che diventa l’ennesimo terreno di contesa.

Il problema, enormemente più accentuato in una fase di crisi idrica, è legata alla fornitura che lo snodo dovrebbe fornire, equamente, sia alla Basilicata che alla Puglia.

A sollevare la questione, lamentando il mancato rispetto dei principi di equità, sono gli agricoltori di Puglia – Area due Mari, secondo i quali la conclusione dei lavori della galleria non è bastata a risolvere il nodo della distribuzione, soprattutto alla regione Puglia, per la quale, scrivono, l’erogazione « viene continuamente ridotta o aumentata senza alcun preavviso o condivisione ma in maniera unilaterale da parte del Consorzio di Bradano e Metaponto. Consorzio che dovrebbe gestire in maniera paritetica le quantità presenti in diga, il 50% alla Puglia e il 50% alla Basilicata».

Il pomo della discordia, secondo Area due Mari, è nei 6,4 milioni di metri cubi d’acqua circa che, pur presenti nella diga alla data dell’8 maggio 2025, erano stati segnalati come mancanti, stando ai dati dell’Autorità di Bacino, al successivo 8 agosto. Da qui, l’interrogativo relativo sia all’approvvigionamento che all’indicato gap: «Sarebbe utile chiedere a chi ha gestito l’opera come mai pur avendo avuto a disposizione oltre un anno di tempo per approvvigionarsi anzitempo di tale giunto da posizionare al termine dei lavori, questo non sia stato fatto e oggi si registra una perdita di acqua considerevole, in un momento di grave crisi idrica».

Nondimeno, come tali metri cubi «hanno fatto a essere sottratti alla diga, tenuto conto che la condotta è inutilizzata da giugno 2024». Una richiesta che arriva, in particolar modo, in relazione alla posizione della Puglia, di fatto «comproprietaria della diga». Con un invito esplicito all’assessorato regionale affinché la rivendichi e stabilisca le norme di equità previste. Una polemica che non ha lasciato indifferente il lato lucano della faccenda. In particolare, il Comitato dei Giovani agricoltori ha affermato la necessità di verifiche urgenti, per diramare la questione con dei numeri certi: «Non è più tollerabile affrontare la crisi idrica con numeri parziali, stime approssimative o versioni contrastanti: la gestione dell’acqua tanto della Puglia quanto della Basilicata deve poggiare su basi trasparenti e verificabili, altrimenti si alimentano solo incertezza e sfiducia. Ogni metro cubo d’acqua non monitorato rappresenta un danno concreto per imprese agricole, comunità e territorio. Non basta dichiarare interventi o promesse: è indispensabile documentare con chiarezza i volumi presenti, i consumi, le perdite e le assegnazioni effettive. Solo così sarà possibile programmare in modo serio e responsabile». In questo senso, lo stato di emergenza consentirebbe la nomina di un commissario esterno, «indipendente, con il compito prioritario di riportare trasparenza e metodo nella gestione». In sostanza, gettare acqua sul fuoco della polemica, prima che diventi ingovernabile.

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