Crotone, maxi assenteismo all’Arsac, indagati per truffa 20 (su 23) dipendenti

  • Postato il 19 giugno 2025
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Crotone, maxi assenteismo all’Arsac, indagati per truffa 20 (su 23) dipendenti

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Inchiesta della Guardia di finanza di Crotone sul maxi assenteismo all’Arsac, indagati per truffa quasi tutti i dipendenti.


CROTONE – Maxi assenteismo all’Arsac (Azienda regionale per lo sviluppo agricolo della Calabria). Venti dipendenti pubblici regionali (su 23) della sede provinciale di Crotone sono indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato poiché si sarebbero ingiustificatamente assentati dal luogo di lavoro in maniera sistematica. Almeno questo è emerso da un’indagine della Guardia di finanza del Gruppo di Crotone che accende i fari su un fenomeno inquietante, in una terra in cui molti il lavoro ancora lo cercano. C’era chi si fermava presso la struttura per il tempo necessario a “beggiare” la tessera elettronica in dotazione, all’inizio e alla fine del servizio nel turno programmato. E poi andava a lavorare nel ristorante di famiglia, o a svolgere lavori edili, o semplicemente rientrava a casa. Per il montante timbrava lo smontante e viceversa. E c’era chi timbrava per gli altri in maniera seriale. Diversi gli episodi di timbratura multipla, sia all’inizio che alla fine del servizio, monitorati in due mesi, tra febbraio e marzo scorsi, dalle Fiamme gialle crotonesi.

AVVISI DI GARANZIA

Operazione Absentia, non a caso, l’hanno chiamata, quella che ha portato a 20 informazioni di garanzia a carico di altrettanti dipendenti Arsac di Crotone (la quasi totalità dell’organico). Il sequestro preventivo delle retribuzioni che sarebbero state percepite indebitamente è scattato per cinque dipendenti con mansioni di vigilanti. Sono stati sequestrati anche 20 badge, il corpo del reato. Ma il procuratore di Crotone, Domenico Guarascio, e il suo sostituto Matteo Staccini, che hanno coordinato l’inchiesta, valutano anche misure interdittive per gli indagati. Tra loro c’è anche il funzionario responsabile del Centro di divulgazione agricola, Giuseppe Stefanizzi. Uno dei dipendenti indagati, Francesco Mazza, è consigliere comunale a Cutro, dove ricopre anche l’incarico di ufficiale di governo della frazione Steccato.

NIENTE VIGILANZA

Il livello di assenteismo rilevato ha toccato punte che sfiorano il 90% delle turnazioni analizzate. Il fenomeno si è manifestato con particolare gravità nel settore della vigilanza, strutturato formalmente su tre turni giornalieri al fine di assicurare un presidio continuativo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Così sono state accertate ampie lacune temporali nella copertura del servizio. La sede rimaneva sprovvista di sorveglianza armata per interi turni. Di domenica, per esempio, rimaneva totalmente incustodita. Cancello chiuso. Ma sono emerse anche turnazioni irregolari e difformità tra gli orari effettivamente osservati e quelli pianificati.

I dipendenti dell’Arsac, ente strumentale della Regione Calabria, di natura pubblica, sono pubblici ufficiali, incaricati di pubblico servizio, in base alle mansioni svolte. L’Arsac, ente pubblico non economico, si occupa principalmente di regolare gli affari regionali in materia di agricoltura, silvicoltura, caccia, pesca. Per una regione dalla forte vocazione agricola come la Calabria espleta, dunque, una funzione strategica essenziale.

IL SISTEMA

 Ma, secondo quanto viene fuori dagli accertamenti svolti in meno di due mesi dalla Guardia di finanza, ben poco di tutto ciò veniva fatto alla sede di Crotone, tra false attestazioni di servizio, coperture e complicità volte a eludere i controlli.

Non si trattava di episodi sporadici, secondo la ricostruzione dei finanzieri. Nelle carte dell’inchiesta si parla di «sistema fraudolento, deputato al sistematico depauperamento delle risorse pubbliche, radicato nel tempo e reso possibile da un contesto di generale deresponsabilizzazione gestionale».

TRUFFA: L’INCHIESTA SULL’ASSENTEISMO DIPENDENTI ARSAC DI CROTONE

L’inchiesta nasce da un’attività d’iniziativa della Guardia di finanza, che ha inizialmente monitorato l’irregolare svolgimento delle mansioni da parte degli addetti alla vigilanza e alla guardia armata. Sono subito emerse le assenze non giustificate. Durante i turni di vigilanza venivano certificati periodi, talvolta coincidenti talvolta con l’intero arco temporale del servizio, in cui gli operatori non presenziavano il posto di lavoro senza alcuna formale giustificazione. In diverse circostanze i dipendenti abbandonavano la sede arbitrariamente, non rispettando le turnazioni di vigilanza. Spesso si assentavano per andare a svolgere altre attività lavorative, non dichiarate.

MODUS OPERANDI

Un modus operandi abbastanza semplice, che consisteva nel “beggiare” giusto all’inizio e alla fine del servizio. Talvolta rimaneva in servizio una sola guardia anziché due. Altre volte la sede rimaneva del tutto incustodita, come confermato dai rilevamenti tramite sistema Gps installato presso i veicoli dei vigilanti. C’era chi, per esempio, si recava presso la sede soltanto per vidimare l’entrata o l’uscita, magari in tenuta da muratore, con macchie di calcinacci, assolutamente inidonei per svolgere il servizio di vigilanza.

Il fenomeno, però, non riguardava soltanto i vigilanti ma anche il personale amministrativo. Non solo assenze ingiustificate. C’erano anche arrivi tardivi, allontanamenti anticipati, allontanamenti durante il turno di servizio non certificati con la timbratura, obbligatoria, del badge. Secondo l’accusa, il quadro dirigenziale non avrebbe svolto alcuna verifica che, anche se blandamente esercitata, avrebbe potuto rilevare la sistematica inosservanza delle mansioni lavorative, con percentuali di assenze ingiustificate che arrivavano a sfiorare il 90 per cento. Nella prima fase dell’inchiesta gli investigatori hanno esaminato i registri delle presenze e hanno svolto servizi di osservazione e pedinamento. Ma le prove lampanti sono emerse dal sistema di sorveglianza, composto da telecamere interne ed esterne installate presso la sede Arsac.

ASSENTEISMO DIPENDENTI ARSAC DI CROTONE: LA TRUFFA DELLE TIMBRATURE MULTIPLE

La prolungata osservazione ha consentito di rilevare la sistematica adozione di timbrature multiple, da parte dei dipendenti, tanto nelle fasi di “inizio servizio” quanto nelle fasi di “fine servizio”. Un sistema che, a quanto pare, veniva utilizzato anche per permessi e straordinari. Alla fine, in un arco di 54 giorni, sono emerse assenze ingiustificate in 43 giorni per un totale di 1160 ore di prestazioni non eseguite. Gli introiti illegittimi accertati sarebbero per poco meno di 20mila euro con una proiezione annua di 340mila euro, qualora l’andazzo fosse proseguito. Gli inquirenti sono certi che sia stato arrecato un danno patrimoniale rilevante.

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