Da Alibaba a Baidu, verso il delisting Usa? Opportunità e sfide per Hong Kong

  • Postato il 6 maggio 2025
  • Economia
  • Di Formiche
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Negli ultimi giorni è tornata al centro del confronto politico americano la questione delle società cinesi quotate sui mercati azionari statunitensi. La scorsa settimana, due importanti parlamentari repubblicani – John Moolenaar, presidente della commissione Cina della Camera, e Rick Scott, a capo della commissione del Senato sugli anziani – hanno scritto al presidente della Securities and Exchange Commission (la Consob americana), Paul Atkins, chiedendo di avviare la procedura di delisting per 25 società cinesi, fra cui colossi come Alibaba, Baidu, JD.com e Weibo. I deputati repubblicani sostengono che, pur beneficiando del capitale di investitori statunitensi, molte di queste aziende “promuovono gli obiettivi strategici del Partito comunista cinese, sostenendo la modernizzazione delle forze armate e gravi violazioni dei diritti umani”, configurandosi così come “un rischio inaccettabile per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.

Un momento delicato

Il pressing politico arriva in un momento di crescenti tensioni commerciali e tecnologiche tra Washington e Pechino, e segue l’ipotesi – più volte rilanciata da esponenti dell’amministrazione Tump come il segretario al Tesoro, Scott Bessent – di applicare nuovamente l’Holding Foreign Companies Accountable Act, che prevede la rimozione forzata dalle contrattazioni di società straniere non conformi ai requisiti di trasparenza sui controlli contabili.

Lo scenario estremo

Parallelamente, un rapporto di Goldman Sachs pubblicato il 14 aprile avverte che uno “scenario estremo” di decoupling finanziario potrebbe generare vendite forzate fino a 2.500 miliardi di dollari di azioni e obbligazioni. Stando all’analisi condotta da Kinger Lau e Timothy Moe, gli investitori statunitensi potrebbero dover liquidare fino a 800 miliardi di dollari di titoli cinesi quotati negli Stati Uniti, mentre Pechino potrebbe scaricare sui mercati titoli di Stato e azioni statunitensi per 1.670 miliardi. L’eventualità di un delisting delle American Depositary Receipts di circa 300 gruppi cinesi, inclusi i principali gruppi tecnologici, ha già provocato una forte volatilità degli indici come il Nasdaq Golden Dragon China Index, l’S&P 500 e l’Hang Seng di Hong Kong.

Un’occasione per Hong Kong?

In questo contesto, Hong Kong si profila come destinazione privilegiata per le aziende cinesi in cerca di stabilità finanziaria. Un approfondimento di China Briefing sottolinea come, a maggio 2025, oltre il 75% delle società cinesi quotate negli Stati Uniti detenga un listing secondario o dual‑primary nell’ex colonia britannica, grazie anche all’estensione di regole su diritti di voto differenziati (Weighted Voting Rights) e all’inclusione di nuove categorie (pre‑revenue biotech, WVR tech) nei programmi di Stock Connect. L’aumento dei flussi “southbound” – mediamente 46 miliardi di dollari hongkonghesi al giorno – dimostra una solida domanda da parte degli investitori continentali, disposti a pagare un “premio patriottico” per sostenere i “campioni nazionali”. In questo quadro, le autorità di Hong Kong hanno inoltre accelerato l’iter di approvazione dei listing secondari, riducendo i tempi medi a meno di 60 giorni, e hanno introdotto canali come Swap Connect ed ETF Connect per migliorare la liquidità e gli strumenti di copertura. Queste iniziative non solo consolidano il ruolo di Hong Kong come “porto sicuro” in un’era di riallineamento geopolitico, ma ne fanno un hub finanziario sempre più integrato con la Cina continentale e capace di attrarre capitali globali.

Ma la sfida…

Guardando oltre, la vera sfida per Hong Kong sarà mantenere un equilibrio tra l’accesso privilegiato al mercato cinese e la necessità di preservare trasparenza, autonomia regolamentare e fiducia da parte degli investitori internazionali. Con la concorrenza di centri come Singapore e Londra in agguato, la città dovrà continuare a diversificare la propria base di investitori e a rafforzare il proprio sistema giuridico e di governance, per confermarsi hub finanziario globale in un mondo sempre più multipolare.

Autore
Formiche

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