Da Gaza al referendum, quando a rischio è la stabilità del Paese. Il commento di Bonanni
- Postato il 6 giugno 2025
- Politica
- Di Formiche
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Il 7 giugno, a poche ore dal referendum, si svolgeranno manifestazioni per Gaza, rivolte contro Israele, ma non contro il terrorismo di Hamas.
È difficile non intravedere in queste iniziative un pericoloso piano inclinato che, in un momento di grande delicatezza economica, geopolitica e sociale, rischia di compromettere ulteriormente la stabilità del Paese.
L’Italia appare divisa, ancorata a scontri legati al passato, incapace di mettere a fuoco le prospettive future.
Questa tendenza trova radici anche nei partiti, che non riescono a costruire intese neppure sui principali assi degli interessi nazionali.
La democrazia sembra assumere una forma più tribale che liberale, dove ogni confronto si trasforma in scontro, anche a costo di distorcere la vita parlamentare, minare il rispetto per la Costituzione e sacrificare la normale dialettica politica.
Fedeltà non più al popolo italiano, ma soltanto ai propri tifosi. Il referendum diventa così la proiezione di questa visione conflittuale.
Su questo terreno accidentato si muove la Cgil, che promuove la consultazione referendaria in nome dei partiti di riferimento, al costo della disunità con altri sindacati e indebolendo la propria funzione contrattuale.
È la logica della “tribù” che impone questa scelta: i diritti e i doveri di lavoratori e imprese non vengono regolati attraverso la contrattazione collettiva, ma trasformati in strumenti di scontro politico.
Questa distorsione non solo compromette il ruolo delle parti sociali, ma indebolisce il Parlamento, che perde centralità persino su questioni di media rilevanza, smarrendo il suo ruolo di ascolto e sostegno della vita sociale ed economica.
I maggiori addebiti a questa iniziativa improvvida sono due: i quesiti referendari risultano inadeguati per problemi che solo la contrattazione collettiva e il confronto sociale possono realmente risolvere; inoltre, lo strumento referendario viene abusato, snaturando la sua funzione originaria, pensata dai Costituenti per chiamare il popolo a decidere sulle grandi questioni istituzionali ed etiche, e non su temi di contrattazione sociale.
È dunque necessario avviare un dibattito serio, che analizzi con attenzione i danni derivanti da queste scelte politiche e istituzionali tanto disinvolte.
Una riflessione che, però, non può prescindere da un severo rifiuto di questa deriva, possibile attraverso lo strumento di deterrenza che la Costituzione offre: il quorum.
Introdotto dai Costituenti proprio per evitare degenerazioni e impedire che le furbe semplificazioni possano bypassare il Parlamento e la dinamica dei rapporti sociali, il quorum salvaguarda la sussidiarietà e garantisce alle parti sociali la responsabilità di costruire, in autonomia, patti e contratti che fortificano la Repubblica.