Da Gaza alle Marche, piano di pace in Palestina, piano inclinato per Elly Schlein a Pesaro
- Postato il 30 settembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Da Gaza alle Marche. Un importanre incontro negli Stati Uniti; un piccolo, ma grande avvenimento in Italia.
Nel primo caso, Trump spiega il suo piano di pace che Netanyahu approva.
In 72 ore, gli ostaggi di Hamas saranno liberi, come pure 250 ergastolani palestinesi.
Gaza risorgerà, la città della morte e delle macerie sarà solo un ricordo per le nuove generazioni.
A governare il Paese ecco apparire un comitato palestinese tecnocratico e apolitico sotto l’egida americana che chiamerà in aiuto Tony Blair.
Insomma, mai come in questo momento la pace può dirsi vicina in Medio Oriente.
Guai se Hamas non dovesse accettare questo disegno. Se così fosse Bibi sarebbe libero di “continuare il proprio lavoro”. Vorrebbe dire che la guerra continuerà e il mondo non avrà quella tranquillità in cui tutti sperano.
L’opinione generale senza eccezioni (tranne quelle di sparuti gruppi di intransigenti provocatori) è quella che vuole un trattato di fine delle ostilità.
Il piano di Trump per Gaza

Donald Trump sorride ed è soddisfatto di sé; Netanyahu in cuor suo sarà felice di deporre le armi perchè un conflitto non può durare all’infinito: logora pure chi dovrebbe aver partita vinta.
Se a Washington si è trovata la quadra al novantanove per cento, da noi, in Italia c’è chi esulta e chi si lecca le ferite.
Nelle Marche, il centro destra ha stravinto: otto punti di distacco non sono una bazzecola. Vuol dire che i perdenti non hanno imboccato la via giusta per dare la famosa spallata al governo.
A conti fatti, l’opposizione ne esce con le ossa rotte. Due le conseguenze inevitabili della sconfitta: il campo largo è morto ancora prima di nascere. In tredici competizioni in cui si è presentato unito, per dieci volte ha preso una sberla che lo ha tramortito mandandolo al tappeto.
Elly Schlein non sa più a che santo votarsi per difendere la sua poltrona in via del Nazareno, sede del Pd. Il sogno di una coalizione che poteva sconfiggere il governo di Giorgia Meloni è svanito come neve al sole.
Le ultime parole famose
Diventa quasi ridicola una frase da lei sostenuta in campagna elettorale: “Sia qui che in altre regioni Meloni comincia ad abituarti”, diceva con il sorriso che illuminava il suo volto.
Parole quanto mai significative su cui i riformisti del Pd punteranno per liberarsi della segretaria. Mai come ora le possibilità di una successione diventano necessarie se non si vuole morire.
I vecchi nostalgici del vecchio centro (riformisti si, ma fino ad un certo punto), hanno il coltello dalla parte del manico e gridano con la voce grossa che ci vuole un congresso per contarsi. Il partito segna il passo, i suoi cespugli arrancano.
Verdi e sinistra prendono un ceffone in pieno viso, i 5Stelle si fermano al cinque per cento. Dove si vuole andare se la situazione è questa?
Sbandierare il vessillo della Palestina, basarsi su Gaza per vincere nelle Marche è stata solo una illusione durata lo spazio di un mattino (o di qualche discorso privo di un significato concreto). Nemmeno il viaggio della Flotilla è servito per cambiare le carte in tavola.
Anzi, forse ha dato il destro alla maggioranza di inchiodare gli avversari: è successo quando il presidente della Repubblica è intervenuto per dir loro che gli aiuti umanitari potevano arrivare a Gaza con un disegno meno rischioso. Nemmeno un simile convincimento andava bene perché in cuor suo l’equipaggio più oltranzista cercava lo scontro nelle acque israeliane per trovare un “eroe ferito” che potesse giustificare la propria caparbietà ed il loro coraggio.
“Non siamo ancora pronti”, sostiene Pina Picierno, vice presidente del Parlamento europeo. Significa in parole povere che se la musica non cambierà alla ricerca di un ritornello nuovo, il Pd rischia di sbattere contro un muro anche nel 2027 quando si andrà alle urne per le ben più importanti elezioni politiche.
Elly Schlein dovrà pur convincersi che un’alleanza con i 5Stelle è quasi impossibile perchè Giuseppe Conte non ci sta ad essere un secondo quando è stato per due volte primo a Palazzo Chigi. Allora mutare il proprio aspetto diventa indispensabile se in futuro si vorrà avere qualche chance per il ribaltone. Altrimenti, è notte fonda.
I riformisti hanno pazienza, sanno che alla fine (lo dicono loro) avranno partita vinta perchè faranno tornare sui loro passi due figliol prodighi come Matteo Renzi e Carlo Calenda.
Il primo per una ragione molto semplice: sa che questo è l’ultimo treno su cui salire per non scomparire. Il secondo perché ha tanta voglia di tornare in auge e questo non gli è possibile se è segretario di un partito che non va al di là del tre per cento. Tempi bui per Elly Schlein: la sua rivoluzione a sinistra rischia molto, se non è già superata.
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