Dai morti di Gaza un grido di dolore e nulla più: perché Trump e Putin fanno finta di niente
- Postato il 21 luglio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Ancora morte dei civili a Gaza: 85 massacrati dalle forze israeliane solo perchè erano in fila per portare a casa una pietanza.
La gente non ne può più: punta il dito contro Netanyahu e non gli perdona più niente. Ora lo sdegno non ha più colore. Sono tutti contro quello sterminio che non finisce mai.
“Basta barbarie”, invoca Leone XIV alla folla che lo applaude nella piazza di Castegandolfo. “Non si deportano i popoli”, aggiunge con tutto il dolore che ha in corpo.
Giorgia Meloni è molto chiara: lo scrive in prima pagina pure il quotidiano di Fratelli d’Italia che rimane interdetto dinanzi a tanta violenza. Non c’è più la minima intenzione di arrivare ad una pace duratura anche se tutti si affannano ad implorarla.
La verità è che prendere una posizione netta può far male a chi la continua a perorare. Così si va avanti alla giornata senza pensare alla gente che muore, alle città che vengono distrutte, alla fame che porta alla morte specialmente i bambini che a volte muoiono di sete.
Grandi zitti su Gaza

I grandi ancora tacciono su Gaza: Trump è troppo impegnato a difendere se stesso ora che gli americani storcono la bocca per le sue decisioni sui dazi (che colpiscono pure l’economia degli Stati Uniti).
Mosca è impegnata a puntare il dito contro Ursula von der Leyen, rea di aver fatto prendere all’Unione Europea altre misure restrittive contro la Russia. In Cina, per il momento, si comportano come Ponzio Pilato: quell’impero prenderà posizione solo quando sarà certo di portare acqua al suo mulino.
È chiaro che stando così le cose si continua a parlare di tregua (mai di pace) solo a chiacchiere perché mentre da una parte l’esercito di Netanyahu continua a sparare sulla folla che chiede una pietanza per sfamare almeno i figli; dall’altra ci sono le potenze che guidano il mondo le quali sono brave solo a puntare il dito contro gli aggressori e nulla più.
Ecco, dunque, che anche in Italia si manifesta contro Israele e la sua brutalità. Non si va oltre perché i problemi di casa nostra sono diversi.
Lo scandalo di Milano
Bisogna riflettere sullo scandalo di Milano e su quel che esso comporterà. I partiti sono (questo si) sul piede di guerra, perchè il denominatore comune non c’è nemmeno tra i cosiddetti alleati.
Il Pd è spaccato, Elly Schlein si guarda intorno, il pericolo la circonda; il campo largo ancora una volta va a carte quarantotto.
I dem fingono di essere tutti dalla parte della segretaria anche se così non è. I 5Stelle di Giuseppe Conte sparano a pallettoni contro il sindaco e lo ritengono responsabile di amicizie sulle quali la magistratura è intervenuta pesantemente chiedendo arresti domiciliari e indagando 74 persone fra cui Giuseppe Sala.
Nemmeno a destra il collante è di moda. Forza Italia mostra alcuni distinguo; Fratelli d’Italia è per il “ni”, la Lega è più impegnata a crocifiggere la presidente dell’Unione Europea e quindi si smarca. Che cosa si fa allora? Si temporeggia in attesa che passi la buriana.
Naturalmente non può mancare l’onnipresente Matteo Renzi, il quale se ne inventa un’altra: un partito che abbia come asse non solo lui, ma anche l’ex ministro Dario Franceschini. Dove vorrebbero collocarsi? Al centro, logicamente, dove molti si affollano in cerca di una poltrona che non c’è più. Il duo ha forse dimenticato che la gente ha oggi un orientamento diverso e rammenta al segretario di Italia Viva il flop che lo portò da un quaranta per cento di preferenze alla indiscussa minoranza.
Anche sui nuovi astri della politica si cominciano ad avere dubbi: ad esempio sulla tanto invocata Silvia Salis, neo sindaco di Genova, che fino a ieri l’altro qualcuno pensava di portarla in via del Nazareno.
Invece cosa si inventa a sorpresa la prima cittadina in gonnella del Palazzo Comunale? Prima aumenta l’Imu, la tassa sulle case; poi quella sulla nettezza urbana avendo in animo di far costare di più pure il biglietto degli autobus. Mettere le mani nelle tasche della gente fa sempre male a tutti. Ai genovesi, forse, un po’ di più.
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