Dal Leoncavallo a Palazzopoli, Sala e la linea del “l’ho saputo dopo”
- Postato il 22 agosto 2025
- Di Panorama
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L’alba di mercoledì 22 agosto ha riservato una sorpresa al sindaco di Milano, Beppe Sala: lo sgombero del famigerato centro sociale Leoncavallo, un’operazione, a quanto pare, portata avanti con il sindaco completamente all’oscuro. La scena è quasi cinematografica nella sua paradossalità: mentre le forze dell’ordine muovono verso via Watteau per porre fine a trentuno anni di occupazione illegale dello stabile, il primo cittadino della seconda metropoli italiana viene informato dell’accaduto solo attraverso una telefonata del prefetto Claudio Sgaraglia, arrivata «alle prime luci della mattina».
L’incredulità di Palazzo Marino trasuda dalle dichiarazioni ufficiali. Il sindaco sottolinea con una punta di irritazione che «per un’operazione di tale delicatezza, al di là del comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’amministrazione», modalità che evidentemente «non sono state perseguite».
La cronaca dell’accaduto dipinge un quadro singolare, come detto dallo stesso Sala, il giorno prima dello sgombero si era tenuto regolarmente il Comitato di pubblica sicurezza in Prefettura, al quale il sindaco aveva delegato il vicecomandante della Polizia locale. Eppure, da quella riunione non era emerso «cenno ad alcuno sfratto esecutivo», nonostante la data originariamente fissata per l’operazione fosse il 9 settembre.
Il risultato è un sindaco colto di sorpresa da un’operazione che coinvolge uno dei simboli più controversi della città di Milano, costretto a rincorrere gli eventi. Ma non è certo la prima volta per Beppe Sala.
Palazzopoli: “Appreso dai giornali, è inaccettabile”
Se lo sgombero del Leoncavallo aveva mostrato un sindaco sorpreso dagli eventi, l’inchiesta “Palazzopoli” sull’urbanistica milanese ha rivelato un Beppe Sala ancora una volta all’oscuro delle dinamiche che coinvolgevano alcune personalità della sua amministrazione, inclusi gli assessori Bardelli e Tancredi, rispettivamente assessore alla Casa e alla Rigenerazione urbana, entrambi dimessisi a causa della bufera generata da Palazzopoli, che tra l’altro vede Giancarlo Tancredi come uno dei principali indagati.
Il 17 luglio scorso, quando i giornali hanno rivelato che anche il sindaco di Milano figurava anch’egli tra gli indagati della maxi inchiesta sull’urbanistica del capoluogo lombardo, la reazione di Palazzo Marino è stata di stupore e indignazione. «Appreso dai giornali, è inaccettabile», ha dichiarato Sala, sottolineando di non essere stato informato preventivamente del suo coinvolgimento nell’indagine.
Una reazione che suona familiare: anche in questo caso, il sindaco si presenta come il soggetto meno informato rispetto a questioni che riguardano direttamente la sua amministrazione e, in questo specifico caso, la sua persona. L’inchiesta, che coinvolge oltre trenta progetti edilizi, sembrava essere sfuggita completamente ai radar del primo cittadino.
Per i pm, tuttavia, il sindaco non solo era a conoscenza dei fatti di quella indagine, ma la scelta di confermare alcuni funzionari in ruoli chiave non sarebbe stata frutto di una svista. Una versione dei fatti che stride con le dichiarazioni di totale estraneità e ignoranza dei fatti espresse pubblicamente.
Il problema sicurezza
Mentre per sgomberi e inchieste giudiziarie il sindaco Sala dichiara di non sapere, quando si tratta dell’arcinoto “problema sicurezza” nella città di Milano la sua posizione cambia. Qui il sindaco, pur riconoscendo l’esistenza del problema, ha spesso voluto sgonfiare l’allarme criminalità, sostenendo l’efficacia delle politiche di sicurezza messe in campo dalla sua amministrazione.
Un ottimismo che però sembra cozzare contro i dati oggettivi che fotografano la situazione della sicurezza milanese. L’Indice della criminalità 2024 del Sole 24 Ore ha confermato Milano al primo posto nazionale con 7093 denunce ogni 100mila abitanti, consolidando il primato negativo del capoluogo lombardo, che mantiene il poco invidiabile titolo di “Capitale italiana del crimine”. Anche qui, dunque, il sindaco sembra non sapere cosa voglia dire vivere nella Milano di oggi.
Il contrasto diventa ancora più stridente se si considera che Milano ha registrato un incremento del 4,9% rispetto al periodo pre-Covid, mentre nelle violenze sessuali la città si colloca al terzo posto in Italia con 607 casi denunciati, di cui 24 hanno visto come vittime minori di 14 anni.
Di fronte a questi dati, le dichiarazioni ottimistiche del sindaco sulla tenuta della sicurezza in città assumono un sapore diverso, suggerendo forse una lettura selettiva della realtà o una strategia comunicativa orientata a non allarmare l’opinione pubblica. Il sindaco Sala si candida insomma al non invidiale premio di “sindaco meno informato d’Italia”.