Dalla frode fiscale al riciclaggio: la Finanza scopre un’organizzazione romano-cinese. Indagate 123 persone

  • Postato il 28 ottobre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Oltre 93 milioni di euro sequestrati e ben 123 indagati per reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio. E un’indagine, quella della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma, che fa emergere una struttura criminale a doppio livello: da un lato un circuito di frode fiscale interna, dall’altro un sistema di riciclaggio internazionale con ramificazioni in Cina e nel resto dell’Asia.

Fulcro del sistema scoperto dalla Guardia di Finanza di Roma (Gico, Nucleo di polizia economico-finanziaria e 3° Nucleo metropolitano) e di Viterbo, secondo gli investigatori, sarebbe Christian Vocaturo, già arrestato nel 2024 come presunto contabile dei clan di Tor Bella Monaca e cerniera tra la criminalità romana e i cartelli colombiani della droga. Nei suoi confronti vengono contestate operazioni economiche e finanziarie legate alla Black Padel Srl., società sportiva ritenuta strumento per reimpiegare fondi di provenienza illecita. In concorso con Mirko e Samuel Calì e Alfredo Ranzani, Vocaturo avrebbe gestito intestazioni fittizie di quote societarie, contratti d’affitto simulati e bonifici per centinaia di migliaia di euro verso imprese compiacenti, dissimulando i flussi con causali come “sponsorizzazione” o “saldo fattura”.

Fra le operazioni ricostruite figura la cessione della gestione dei campi da padel alla Luma Sport Srl, che secondo gli inquirenti avrebbe generato oltre 200 mila euro di utili occulti: 150 mila a Vocaturo e 50 mila a Calì, secondo quanto riportato nei capi d’imputazione. Ulteriori bonifici – per importi complessivi superiori al milione di euro – sarebbero transitati tra la Black Padel e società fornitrici come Sport 360, Tecnosedil, Roma Calcestruzzi e Gruppo Tegolaia, con lo scopo di riciclare denaro e giustificarne la provenienza.

Il secondo filone dell’inchiesta coinvolge un’associazione per delinquere di matrice cinese, denominata “Lao Wang–Chen–Pan”, che avrebbe gestito un centro clandestino di raccolta e consegna di denaro nel quartiere Esquilino a Roma. L’organizzazione, guidata da Chen Zhidong (detto “Cesare”) e Pan Lishuang (detta “Lisa”), utilizzava il metodo “Fei Ch’ien” – sistema di trasferimenti finanziari paralleli – per spostare ingenti somme verso la Cina e altri Paesi, eludendo i controlli bancari. Le operazioni avvenivano tramite corrieri di valuta (i cosiddetti “spalloni”) e venivano remunerate con commissioni sul denaro riciclato.

Dai capi d’accusa emerge come la rete asiatica avrebbe riciclato oltre 28 milioni di euro, parte dei quali provenienti dal sistema di frodi fiscali interne coordinato da Vocaturo. I flussi venivano poi retrocessi in Italia sotto forma di liquidità “pulita”, reinvestita in attività economiche apparentemente lecite. Le indagini documentano consegne di valigie contenenti fino a un milione di euro, operazioni a Gioia Tauro e Fiumicino, e perfino transazioni riconducibili – secondo gli inquirenti – a soggetti legati a consorterie calabresi.

L’impianto accusatorio descrive quindi una filiera economico-criminale integrata, in cui la frode fiscale alimentava il riciclaggio internazionale e viceversa, generando profitti milionari in un intreccio di imprese, prestanome e trasferimenti occulti. La portata economica dell’operazione, sottolinea la Guardia di Finanza, “testimonia come la tutela del mercato e del gettito fiscale passi oggi anche dal contrasto alle mafie del denaro invisibile”.

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