Dalle fumate agli asparagi vietati, dall’elezione che durò tre anni alla stanza delle lacrime. Ecco 10 curiosità sul Conclave
- Postato il 7 maggio 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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È tutto pronto per il Conclave che porterà all’elezione del 267º Papa della Chiesa cattolica. I 133 cardinali elettori si raduneranno nella Cappella Sistina, dove, una volta pronunciato il solenne “Extra omnes!” (“Fuori tutti!”), le porte saranno chiuse e cominceranno le votazioni. La prima fumata è attesa alle 19: se sarà nera, significherà che non c’è ancora un Papa. Se sarà bianca, il mondo cattolico avrà un nuovo Pontefice.
In attesa di quel momento, ecco dieci curiosità sul Conclave.
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Il termine “Conclave” deriva dal latino cum clave (“con chiave”), perché i cardinali venivano chiusi a chiave fino all’elezione.
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Le fumate (bianche o nere) sono prodotte bruciando le schede elettorali con appositi additivi chimici. Il comignolo è temporaneo e viene installato nella Cappella Sistina soltanto per la durata del Conclave.
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Per l’elezione del nuovo Papa serve una maggioranza di due terzi. Solo i cardinali con meno di 80 anni votano (norma del 1970).
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Dopo l’elezione, al prescelto viene chiesto: “Accetti la tua elezione canonica?” Se risponde sì, sceglie subito il nome da Pontefice.
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Il conclave più lungo si tenne a Viterbo (1268–1271). Alla fine i cittadini rimossero il tetto per far restare i cardinali sotto la pioggia e per accelerare la decisione.
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In origine i cardinali potevano eleggere anche laici: alcuni Papi infatti furono scelti da non sacerdoti.
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Gli asparagi sono vietati nel Conclave. Nessuno sa con certezza perché ma pare per i loro composti solforati… forse poco adatti a luoghi chiusi.
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Dopo l’elezione il nuovo Papa si prepara nella cosiddetta “stanza delle lacrime” (il nome sembra derivi dalle lacrime versate da molti cardinali eletti) prima di apparire al balcone.
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Nel 2005 (quando poi venne eletto Benedetto XVI) furono introdotti per la prima volta dispositivi anti-intercettazione nella Sistina.
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Fino al 1904 esisteva il diritto di “exclusiva”, con cui le monarchie cattoliche potevano porre veto a un candidato.
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