Davanti a Downing Street con 49 chili di tenacia: Laila Soueif in sciopero della fame per il figlio detenuto al Cairo

  • Postato il 23 maggio 2025
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Dopo otto mesi di sciopero della fame, la salute di Laila Soueif, 68 anni, alla fine ha ceduto. La sua campagna no. Laila è la madre dell’attivista britannico-egiziano Alaa Abd el-Fattah, che dal 2019 è incarcerato al Cairo, anche dopo aver finito di scontare una pena ingiusta per aver ripostato sui social media un commento sui social media sulle torture del governo egiziano ai prigionieri egiziani. La donna e le sorelle dell’attivista dal 29 settembre 2024, giorno in cui era attesa la sua scarcerazione, stanno chiedendo al governo britannico (data la doppia cittadinanza di Alaa) di intercedere con il presidente Sisi per la sua liberazione immediata. Laila da allora ha avviato uno sciopero della fame che ha dovuto interrompere bruscamente ad aprile quando le sue condizioni di salute sono degenerate: zuccheri, sodio e pressione sono calati a livelli pericolosi ed è stata ricoverata in ospedale dove le sono state somministrate flebo di glucosio che le hanno salvato la vita.

La telefonata del primo ministro britannico Keir Starmer al presidente egiziano Al-Sisi a febbraio ha scaturito ben pochi risultati, ma dopo un’interrogazione parlamentare Starmer aveva assicurato che avrebbe fatto tutto ciò che poteva per assicurare il rilascio di Alaa, promettendo alla famiglia che avrebbe continuato a fare pressione anche via telefonica sul leader egiziano. “Ho sollevato la questione con il governo egiziano e continuerò a farlo. Ho dato la mia parola alla famiglia e la manterrò”, erano state le parole di Starmer rinforzate da un messaggio su X. Da allora Laila aveva ricominciato ad assumere 300 calorie giorno in supplementi liquidi per dare tempo alle trattative di avere risultati. Soueif, che era docente di matematica all’Università del Cairo e una nota attivista per i diritti civili, è anche riuscita a rientrare brevemente in Egitto dove lo scorso 6 maggio, per la prima volta da ottobre, ha potuto riabbracciare il figlio sofferente (anche lui in sciopero della fame dal 1 marzo) e avere altri due incontri con lui da dietro un vetro della prigione di Wadi El-Natrun.

Questa settimana con i suoi 49 kg di determinazione ostinata per la libertà del figlio, Laila è tornata lì davanti ai cancelli di Downing Street dove si recherà per continuare a fare pressione sul governo ogni giorno dalle 10 alle 11 del mattino e da dove ha fatto un annuncio estremo: “Da oggi (20 maggio, ndr) sono di nuovo qui in sciopero della fame totale, a calorie zero – ha detto Laila che ha già perso 36kg ed il 58% della sua massa corporea e sa che potrebbe avere un massimo di due settimane di sopravvivenza. “Non sto facendo tutto questo perché dubiti dell’impegno del governo britannico per il rilascio di Alaa, né dell’interessamento del Signor Starmer alle pene della mia famiglia. Il primo ministro ha fatto una promessa a me e al suo Parlamento che avrebbe fatto tutto quello che può per liberare Alaa e pochi giorni fa mia figlia Mona ha ricevuto una lettera molto umana dal premier in cui assicurava il suo continuo supporto. Ma Alaa è ancora rinchiuso in prigione, in sciopero della fame dal 1 marzo, e niente è cambiato – io sono sua madre quello che succede a lui è l’unica cosa che preme a me e alla nostra famiglia. Deve essere liberato subito e tornare da noi e da suo figlio Khaled“.

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Il Fatto Quotidiano

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