David Bowie, un archivio infinito: a Londra apre il David Bowie Centre

  • Postato il 8 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Icona pop e collezionista seriale, creativo poliedrico e archivista meticoloso, insaziabile lettore e artista di insospettabile gentilezza nonché uomo dalla sessualità trasversale e di innata eleganza. Non basterebbe un vocabolario di sinonimi e contrari per definire le mille facce di David Bowie, il cantante che più di ogni altro, dopo i Beatles, ha cambiato la storia della musica del Regno Unito e del mondo. Di certo la definizione di “genio e sregolatezza” non è mai stata quella più calzante per uno come lui, capace di reinventarsi di continuo durante la sua intera esistenza che amava allo stesso tempo raccogliere, organizzare e catalogare idee, ricordi, progetti, persino quelli mai realizzati, vestiti di scena e lettere dei suoi fans.

David Bowie, un archivio infinito: a Londra apre il David Bowie Centre
David Bowie, un archivio infinito: a Londra apre il David Bowie Centre
David Bowie, un archivio infinito: a Londra apre il David Bowie Centre
David Bowie, un archivio infinito: a Londra apre il David Bowie Centre
David Bowie, un archivio infinito: a Londra apre il David Bowie Centre

L’apertura del David Bowie Centre

Dal 13 settembre tutto questo è visibile al David Bowie Centre, la nuova casa dell’archivio dell’artista, che ha trovato posto al Victoria&Albert East Storehouse, il museo interattivo aperto al centro del Parco Olimpico londinese. Donato dalla famiglia del cantante nel 2023 al V&A, aveva costituito la base per la mostra sul Duca Bianco allestita nel 2013, che ha venduto una cifra record di biglietti ed è tutt’ora in giro per il mondo. L’apertura del centro ha richiesto due anni di lavoro e una generosa donazione di 10 milioni di sterline da parte della Blavatnik Family Foundation e della Warner Music Group, prima di essere reso fruibile, gratuitamente, al grande pubblico.

Più di 90mila oggetti appartenuti all’artista, scomparso nel 2016, definiscono l’intero processo creativo e possono essere visionati direttamente grazie al sistema di prenotazione del museo interattivo. Versi scritti a mano, autoritratti, spartiti, costumi originali, ma anche video e strumenti musicali, lettere personali: la vita e la carriera di uno dei più grandi musicisti e performer di tutti i tempi sono ora a disposizione in questo contenitore unico, concepito come una scatola magica e un percorso a tappe in continua trasformazione.

La curatela e il coinvolgimento dei giovani

Il progetto è stato realizzato con il prezioso contributo di Nile Rodgers, storico collaboratore e amico di Bowie, produttore tra gli altri della mitica Let’s Dance, e della band The Last Dinner Party, le cui performance hanno tratto ispirazione dalla passione condivisa per l’icona pop. La squadra di curatori del V&A East ha inoltre scelto di consultare i giovani tra i 18 e 25 anni dei quattro distretti che fanno parte del nuovo quartiere culturale sorto a est di Londra, per realizzare nove installazioni a rotazione. Queste raccontano non solo lo sviluppo dei progetti musicali più famosi di Bowie, ma anche quelli mai realizzati, come l’adattamento di 1984 di Orwell e film rimasti nel cassetto.

Costumi e oggetti iconici

In mostra si trovano celebri costumi di scena, ben 414 in totale: dal completo azzurro ghiaccio disegnato nel 1972 da Freddie Burretti per Ziggy Stardust alle creazioni di Kansai Yamamoto per il tour del 1973, fino al cappotto con la bandiera inglese realizzato insieme ad Alexander McQueen per la copertina dell’album Earthling. Esposti anche collage di istantanee prodotte per L’uomo che cadde sulla Terra, 150 strumenti musicali ed equipaggiamenti di scena. Un universo infinito che descrive la passione di Bowie per tecnologia, futurismo e narrativa scientifica.

“Bowie incarnava la pratica multidisciplinare – spiega la curatrice del V&A East, Madeleine Haddon – era musicista, attore, scrittore, performer e icona culturale. In lui possiamo già trovare riflesso il modo in cui si muovono i giovani creativi di oggi, che spaziano attraverso le diverse discipline in modo fluido, rifiutando la singola definizione”. Non era uomo da etichette Bowie, artista che ha fatto del trasformismo la sua cifra, passando dagli alter ego più trasgressivi alla normalità dell’uomo felicemente sposato e padre affettuoso.

Il David privato

Al centro c’è anche la collezione d’arte del cantante, donata dalla moglie Iman, che Bowie sposò nel 1992. I visitatori possono vedere persino il tuxedo nero indossato per il matrimonio, disegnato da Thierry Mugler, che già in passato aveva firmato diversi costumi per lui.

Nel corposo materiale cartaceo custodito al centro si trova molto del Bowie privato, quello che non gettava nulla perché ogni cosa poteva rivelarsi importante: schizzi, liste, disegni incompleti, menù scarabocchiati, lettere di ammiratori e frammenti personali come la lettera di raccomandazione scritta dal padre Haywood Stelton Jones, capo delle pubbliche relazioni dell’organizzazione benefica Barnardo’s. In quella missiva il giovane David veniva presentato come instancabile lavoratore e buon candidato per un incarico come ambasciatore. Un padre orgoglioso che non vide il figlio trionfare: morì nel 1969, pochi mesi prima del successo di Space Oddity.

Esposta anche una delle prime lettere di rifiuto ricevute da Bowie, firmata Apple Records, a dimostrazione di una carriera costruita passo dopo passo, con testardaggine e studio maniacale di ogni dettaglio. Nulla era lasciato al caso, tranne l’improvvisazione sul palco. Per lo studio legale londinese, il giovane Bowie ordinato e metodico sarebbe stato un’ottima acquisizione. Fortunatamente, per milioni di fan, la vita aveva in serbo per lui un destino diverso.

Autore
Panorama

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