Dazi, accordo vicino: in Europa si respira, in Italia si litiga, a Gaza si muore
- Postato il 24 luglio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Tiriamo un sospiro di sollievo: per ora è una speranza piuttosto fondata. I dazi, questi pericolosi strumenti che dovrebbero frantumare l’Europa, forse saranno più accessibili.
Usiamo il condizionale perchè quando si ha a che fare con Trump e i dazi tutto è possibile. La tassa del compromesso è del quindici per cento: l’accordo è vicino tra Stati Uniti e UE, ma manca il placet del presidente americano.
Quindi meglio procedere con i piedi di piombo e rimanere alla finestra in attesa della bella notizia. Oddio, lasciamo da parte lo sfrenato ottimismo perchè non è questa “nuova trovata” a rendere felice il nostro Paese.
Il danno economico ci sarà per chi dovrà vendere all’estero, soprattutto agli americani. È stato fatto un calcolo che è assai vicino alla realtà: l’Italia perderebbe circa 23 miliardi. Per questo ci si trincera in caso di un passo indietro della Casa Bianca. Ogni previsione è azzardata con Trump, quindi si studia il piano della controffensiva.
Se la situazione dovesse volgere al peggio, l’Europa sarebbe pronta ad una contromossa omologata da Bruxelles: 93 miliardi per dare una risposta di peso a chi vorrebbe malmenare il vecchio continente.
L’aria è comunque tranquillizzante. La cartina di tornasole la offrono le borse che rappresentano il vero termometro del momento. Sono tutte in crescendo, segno che tutto andrà per il meglio, perchè i dazi al quindici per cento non sono una carezza, ma nemmeno uno schiaffone che ti getta a terra.
Si può essere soddisfatti? Prima di cantare vittoria aspettiamo l’ufficialità del patto, poi si potrà riflettere con maggiore attenzione.
Col fiato sospeso per i dazi

Non è che la notizia (rassicurante) abbia placato le acque del sistema politico in Italia. Niente affatto. Si è dietro le barricate pronti a sferrare l’attacco che dia un colpo da KO all’avversario. Le inchieste di Milano e di Pesaro vanno avanti e la guerra tra i due poteri dello Stato – la politica e la giustizia – non si placa.
Giuseppe Sala rimane al suo posto, ma non è tranquillo. Sa che il Pd lo ha protetto solo perchè aveva paura di andare alle urne e prendere una terribile scoppola. È un si condizionato, ma quanto potrà durare la pazienza del sindaco?
In via del Nazareno, le bocche sono più o meno cucite perché ogni svarione, anche piccolo, potrebbe provocare danni irreversibili. Il silenzio grava anche sul governo milanese. I primi indagati sono stati sentiti dai giudici, però da loro non è uscita nemmeno una parola.
Solo qualche avvocato si è pronunciato. Ad esempio, Eugenio Bono, il difensore di Giuseppe Marinoni, il quale ha fatto capire quale sarà la difesa non solo del suo cliente, ma del resto degli indagati. “Tutto si orienta su giudizi morali e non su elementi concreti”. Insomma, le indagini non sarebbero altro che fuffa di cui ci dimenticheremo in fretta.
È l’inchiesta sulle Marche e su Matteo Ricci, l’ex sindaco di Pesaro, a provocare i maggiori dubbi. Soprattutto sull’alleanza della sinistra, sul campo largo per essere più chiari. Elly Schlein ha detto al suo compagno di partito di andare avanti perchè il Pd è con lui. Sicuro? I riformisti scalpitano, ritengono che il parere dei giudici possa minare la coalizione già traballante.
Conte dubbioso
Giuseppe Conte è il primo a sfogliare la margherita. Prima di essere dalla parte di Ricci vuole studiare le carte del processo e le chiede ufficialmente alla segretaria. Bel modo di essere alleati se non si crede alla parola di chi si è già pronunciato. Comunque sia, i dem dovranno cedere se non vogliono far crollare, prima del voto di settembre, il patto con i vecchi seguaci di Beppe Grillo.
Fratoianni e Bonelli i gemelli dell’ultra sinistra sono più cauti, anzi si sono chiusi in difesa e qualsiasi tentativo di chiedere un loro parere è clamorosamente fallito.
Pure in Puglia il mare è in tempesta. Al centro del diverbio ecco l’ormai ex presidente della regione, Michele Emiliano che non è più gradito a chi dovrebbe sostituirlo, il sindaco di Bari, Antonio De Caro.
L’amico di un tempo scalpita, non vuole in tutti i modi uscire dal giro e se ne inventa una che nessuno avrebbe mai previsto.Si deve scegliere il nuovo responsabile del teatro Petruzzelli. Tra i papabili, correttamente, c’è anche lui che a suo giudizio ha un curriculum assai superiore agli altri. Quindi, quella poltrona deve essere sua!
C’è una foto sulla prima pagina del Manifesto che dovrebbe far ragionare tutti nel mondo. È l’immagine di un ragazzo della striscia di Gaza che assomiglia ad uno scheletro. Forse non mangia e non beve da giorni, perchè 952 Tir con gli aiuti alimentari sono fermi alla frontiera bloccati dall’esercito di Tel Aviv.
Si legge che anche i medici che a volte lavorano ventiquattro ore senza interruzione rimangono spesso a bocca asciutta. Se il mondo intero reagisse, le grandi potenze della terra interverranno finalmente? Soltanto le rivoluzioni portano giustizia?
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