Dazi, dopo la tregua Pechino revoca lo stop ai Boeing. Ma contrattacca sul fentanyl: “Basta diffamarci”

  • Postato il 13 maggio 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo la tregua sui dazi siglata in Svizzera, a valle di tre settimane di negoziati iniziati in segreto nel quartier generale del Fondo monetario internazionale, per Cina e Usa inizia lo sprint che dovrebbe consentire entro 90 giorni di trovare un accordo definitivo per scongiurare la guerra commerciale. E Pechino smantella ritorsioni come quella che aveva colpito le consegne di jet Boeing. Intanto gli analisti si esercitano nell’interpretazione del rapidissimo “cessate il fuoco” deciso a Ginevra: molti ritengono che sia stata Washington a cedere per prima, dopo che in aprile il presidente Donald Trump aveva imposto tariffe a livelli senza precedenti che con tutta evidenza danneggiavano pesantemente entrambi i Paesi. Gli Usa rischiavano per esempio una grave carenza di minerali critici e terre rare.

Il Financial Times ricostruisce che il primo incontro tra il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, e il ministro cinese delle Finanze, Lan Fòan, si è tenuto a margine degli Spring Meetings 2025 dell’Fmi a Washington. Sul seguito non ci sono notizie, fino agli incontri in Svizzera dopo i quali Trump ha rivendicato un “reset totale” mentre Hu Xijin, ex direttore del tabloid cinese Global Times, ha scritto sui social media di una “grande vittoria della Cina”.

Ora, stando ai calcoli di Capital Economics, le misure tariffarie complessive sulle merci cinesi restano a circa il 40%, mentre quelle del gigante asiatico sulle merci Usa a circa il 25%. In attesa di ulteriori colloqui che nei desiderata di Trump dovrebbero dare il la a cambiamenti importanti nelle catene di approvvigionamento e nei flussi commerciali, la Cina ha rimosso dopo un mese il divieto alle compagnie aeree mandarine di ricevere le consegne di jet Boeing. I funzionari di Pechino, ha riferito l’agenzia Bloomberg, hanno iniziato a comunicare alle compagnie aeree nazionali e alle agenzie governative che le consegne “possono riprendere”. È stata data inoltre “la discrezionalità ai vettori di organizzare la consegna secondo i propri tempi e condizioni”.

Pechino però resta su posizioni rigide riguardo ai residui dazi del 20% sul made in China imposti come conseguenza delle presunte responsabilità cinesi nella crisi del fentanyl. Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian ha definito “irragionevoli” quelle tariffe e sollecitato gli Stati Uniti a “smetterla di diffamare e di attribuire alla Cina la responsabilità” per la diffusione della droga sintetica che è una piaga sociale in America e i cui componenti chimici sono prodotti principalmente dal Dragone. “La Cina ha ripetutamente detto che il fentanyl è una questione degli Usa che ignorano l’impegno cinese mostrato nella lotta al narcotraffico”.

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