Dazi e Almasri, economia e politica sotto tiro. Trump ha perso la testa, il rimpatrio del generale libico procude scintille
- Postato il 6 agosto 2025
- Politica
- Di Blitz
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Ennesima giravolta del Tycoon: Trump ha alzato la voce con l’Europa: “Dazi al 35% se non investe in Usa”. Deciderà (forse) la prossima settimana. Intanto ha minacciato tariffe al 250% sui prodotti farmaceutici. Altroché patto scozzese: l’intesa sui dazi è tutt’altro che salda; il Tycoon agita lo spettro dei dazi e avvisa Bruxelles: Se la Ue non terrà fede ai 600 miliardi di investimenti promessi saranno dazi amari. Per ora Bruxelles non si scompone. Il tetto del 15% continua a essere lo scudo della Commissione Ue. Morale: Trump esagera ma il vero problema è la debolezza dell’Europa e di Von Der Leyen.
È dal 2 aprile che Trump è sceso nel rodeo, cioè dal giorno del “Liberation Day” annunciando nuovi dazi per i partner degli Usa. Dopo l’annuncio i mercati sono collassati. Il Tycoon preoccupato, il 9 aprile ha sospeso i dazi per 90 giorni. Altra giravolta a fine maggio con la minaccia di aumentare i dazi sulla Ue al 50% da giugno accusando la Ue di “sfruttare gli Stati Uniti”. Il 7 luglio il Tycoon ha inviato lettere con le tariffe sui beni esportati negli Stati Uniti, nel contempo ha fissato una nuova proroga al 9 agosto per la Ue. Il 27 luglio con l’accordo in Scozia sembrava tutto risolto: la Ue si è impegnata a comperare 750 miliardi di dollari di energia Usa promettendo di investirne 600 negli States.

L’Italia intanto tratta su Parmigiano Reggiano, pasta, vino (sta preparando uno scudo) e olio d’oliva nella speranza di passare indenne dalle forche caudine dei dazi. Al momento serpeggia un certo ottimismo.
Caso almasri, scintille tra i magistrati e il ministro Nordio
Si alza lo scudo politico sul torturatore libico arrestato e poi liberato. Si è aperta una nuova fase sul caso Almasri con una resa dei conti tra le forze politiche in Parlamento. Il tribunale dei Ministri ha inviato alla Camera la richiesta di autorizzazione a procedere per il Sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro Matteo Piantedosi e il Guardasigilli Carlo Nordio.
Sul caso del generale libico ora dovrà pronunciarsi la Camera dei Deputati con un voto entro i prossimi 60 giorni; un voto che deciderà se avviare o meno un processo penale nei confronti dei vertici di Governo indagati, ad eccezione della premier Meloni per la quale i giudici del Tribunale Ministeriale hanno già disposto l’archiviazione.
Da sottolineare lo scontro rovente tra Nordio e Parodi, il Presidente della Anm, l’Associazione Nazionale Magistrati, colpevole secondo il ministro di “una inaccettabile invasione di campo” dopo le parole espresse in radio dallo stesso Parodi su un eventuale processo sul capo di gabinetto di Nordio.
La vicenda Almasri è cominciata il 18 gennaio quando la Corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato d’arresto per il generale libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Arrestato a Torino il 19 gennaio, dopo soli 2 giorni, Almasri è stato scarcerato dalla Corte di Appello di Roma quindi il rimpatrio con il volo di Stato “per ragioni di sicurezza”. Poi la bufera di questi giorni. Durissima l’opposizione che ha chiesto alla Meloni di venire in Aula e spiegare.
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