Dazi: trattativa Ue – Usa verso il traguardo (piano B nel cassetto)
- Postato il 5 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Dazi: trattativa Ue – Usa verso il traguardo (piano B nel cassetto)
Usa e Ue ottimisti su un accordo sui dazi nonostante l’incertezza di Trump e le nuove tariffe su acciaio e alluminio, con preoccupazioni per l’industria italiana.
Un’intesa sui dazi tra l’Unione europea e gli Stati Uniti è possibile. La visione ottimistica è del commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, che ha annunciato di vedere progressi concreti della trattativa: “Le discussioni ora sono molto specifiche, in settori e aree ben definiti”. E la conferma è arrivata anche dal fronte Usa: “I negoziati tra Usa e Ue sui dazi – ha dichiarato Jamieson Greer, rappresentante per il commercio negli Stati Uniti – procedono velocemente”.
Ci sarebbero dunque delle convergenze sui dossier spinosi, dall’automotive ai microchip, dall’energia all’intelligenza artificiale.
Si parte dall’illustrare il funzionamento del mercato europeo e verificare le possibili flessibilità quindi si affronteranno le questioni relative a investimenti e acquisizioni pubbliche “per capire come tutto questo influenzi il deficit commerciale Usa verso l’Ue”. Sefcovic conta di arrivare a un accordo prima del 9 luglio, data nella quale finirà la tregua concessa da Washington. Un altro terreno comune sono le possibili sanzioni contro la Russia. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha fatto sapere che se Trump deciderà di imporre come nuove misure contro la Russia, dazi al 500% ai Paesi che acquistano petrolio e gas russo e altri prodotti, l’Ue adotterà le stesse tariffe nel nuovo ciclo di sanzioni a Mosca.
DAZI USA SU ACCIAIO E ALLUMINIO: UN’INCERTEZZA CHE PERDURA
Intanto però ieri sono scattati per le esportazioni dell’Europa i dazi al 50% su acciaio e alluminio. La tagliola ha risparmiato il Regno Unito dove l’imposta resta al 25%.
La questione comunque, al di là della piega che prenderanno le trattative tra “tecnici”, resta sempre la stessa: la sorpresa Trump. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti abituato il mondo alla sua personalissima modalità di trattativa. Un passo avanti, due indietro e poi una nuova rincorsa. Innescando così un buona dose di incertezza per il commercio mondiale che manda in tilt le stime sulla crescita. L’Indice Hcob Pmi dell’attività Terziaria, per esempio, ha registrato per l’ Italia un rialzo, attestandosi al valore più alto nell’anno. Un trend positivo su cui pesa però l’incertezza legata alle trattative commerciale Usa-Ue. “Finché non si farà chiarezza – secondo un economista dell’Hamburg Commercial Bank – l’attuale incertezza commerciale resterà il tema centrale delle esportazioni terziarie italiane”.
PIANO B E LA VOCE DELL’INDUSTRIA ITALIANA
L’Unione europea è comunque pronta al piano B. Se il traguardo non sarà raggiunto, da Bruxelles fanno sapere che “Le consultazioni sulle contromisure sono in corso e saranno completate molto presto: stiamo seguendo procedure trasparenti e basate su regole precise”. Certo le pesanti tariffe in vigore da ieri su acciaio e alluminio non aiutano a rasserenare i negoziati.
E resta alta la guardia tra gli industriali italiani. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha ribadito la necessità di stringere i tempi perché i dazi sono un problema grave per un Paese esportatore come l’Italia. “Bisogna negoziare subito, l’Europa si deve velocizzare – ha sostenuto Orsini – abbiamo bisogno di fare presto, muovendoci sul tema della difesa, dell’energia e delle Big Tech, che devono essere sul tavolo dei negoziati”. Secondo il quadro delineato da Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie, la guerra commerciale penalizza sia gli States, fortemente dipendenti dall’import, sia l’Ue. Le spedizioni di fusioni negli Usa già nel 2024 avevano registrato un calo del 45% in valore e il rischio è che con le nuove misure si possa favorire un’invasione in Europa di prodotti cinesi che non trovano più sbocchi sul mercato americano.
RISCHI PER L’ECONOMIA ITALIANA E IL FRONTE CINESE
A rischio in Italia, secondo Assofond, ci sono circa 900 fonderie che impiegano 23mila addetti e realizzano un fatturato di 7,6 miliardi. Un grido d’allarme è stato lanciato anche dalla segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo, che ha definito “la scelta protezionista del presidente Trump, di raddoppiare i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, un colpo potenzialmente devastante per intere filiere industriali e per l’occupazione del nostro Paese”. Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso ha espresso l’auspicio che i negoziati in atto non solo con l’Unione europea, ma anche con gli altri attori globali si concludano positivamente.
Ma non sembra però che con la Cina le cose si mettano bene. Ieri Trump su Truth ha tirato nuovamente in ballo il leader cinese: “Mi piace il presidente cinese Xi, mi è sempre piaciuto e mi piacerà sempre, ma è molto tosto ed è estremamente duro farci un accordo”. E quanto sia “tosto” lo ha confermato lanciando, nel giorno di avvio dei dazi, l’invito al Giappone a intensificare la cooperazione. A rendere sempre più incandescenti i rapporti del Dragone con gli Usa si è aggiunto il caso di due ricercatori cinesi accusati di aver introdotto in America un fungo tossico.
Il Quotidiano del Sud.
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