Dazi USA, Trump apre a una proroga: cosa significa davvero per l’Europa
- Postato il 27 giugno 2025
- Di Panorama
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Mentre ieri sera i leader dei 27 Paesi dell’Unione Europea erano impegnati in una cena di lavoro sui rapporti tra Stati Uniti e Europa, sull’altra sponda dell’Atlantico la Portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, annunciava che sul tema dazi la scadenza del 9 luglio per il raggiungimento di accordi commerciali «potrebbe essere prorogata, ma la decisione finale spetta al presidente». Secondo la Portavoce, infatti, quella «del 9 luglio non è da intendersi come una scadenza determinante».
Come molti ricorderanno, lo scorso 2 aprile il presidente Donald Trump aveva annunciato, nell’ormai noto Liberation Day, l’implementazione di “dazi reciproci” nei confronti di tutti i Paesi del mondo. Tuttavia, sotto la pressione dei mercati finanziari in caduta libera, l’amministrazione americana aveva concesso una proroga di 90 giorni, fissando la nuova scadenza al 9 luglio, durante il quale poter trattare nuovi accordi commerciali riequilibratori con i Paesi interessati. Per l’Ue, l’assenza di un accordo significherebbe un aumento delle tariffe al 20%, per il quale la Commissione aveva già annunciato misure reciproche.
La proposta americana
Secondo quanto riportato da Ansa, ieri la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen avrebbe illustrato ai capi di Stato europei la bozza di accordo pervenuta da Washington, articolata in un documento di poche pagine. Essa delineerebbe un “accordo provvisorio” tra le due sponde dell’Atlantico, sulla falsa riga di quanto fatto con la Cina.
Secondo quanto emerso, gli Stati Uniti avrebbero proposto all’Ue un dazio generalizzato del 10% su tutti i prodotti europei, con un aumento degli acquisti da parte dell’Unione di gas liquefatto americano e di altre materie prime critiche. Questa soluzione rappresenterebbe “un male minore” rispetto ai dazi attualmente applicati: 25% su acciaio e automobili e 10% sulla maggior parte degli altri prodotti.
L’amministrazione statunitense starebbe anche utilizzando i negoziati per ottenere concessioni sulle normative europee, particolarmente nel settore digitale, accusando l’Europa di prendere di mira colossi americani come Apple, Google e Meta.
I dilemmi europei
Sul tema dazi, ieri von der Leyen si è espressa in questi termini: «Siamo pronti per un accordo. Allo stesso tempo, ci stiamo preparando all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente. Per questo abbiamo lanciato una consultazione su una lista di riequilibrio. E difenderemo gli interessi europei secondo necessità. Tutte le opzioni restano sul tavolo».
All’interno dell’Ue, le posizioni possono essere esemplificate dalla diversità di vedute fra Germania e Francia, con la prima che spinge per un celere accordo e la seconda che invita a ponderare bene, e nel caso di fallimento delle trattative a reagire specularmente ai dazi americani.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha dichiarato ieri: «Ho incoraggiato e sollecitato la presidente della Commissione a raggiungere un rapido accordo con gli americani, dato che rimangono meno di due settimane di tempo utile per farlo». Mentre per Emmanuel Macron «Il risultato migliore sarebbe quello di dazi zero. Se, alla fine, la scelta degli americani fosse quella di mantenere il 10% di dazi sulla nostra economia, ci sarà inevitabilmente una compensazione sui beni e sui prodotti venduti dagli americani sul mercato europeo».
Accordo possibile?
Il tempo stringe, ma l’apertura di ieri sera della Casa Bianca sembra lasciare intendere che ci sia ancora spazio per raggiungere un accordo senza evitare inutili “guerre doganali” fra le due parti dell’Atlantico. A tal proposito le parole del segretario americano al Commercio Howard Lutnick lasciano ben sperare. Lutnick si è infatti detto «ottimista» su un accordo con l’Ue, riconoscendo che l’Europa ha fatto un «lavoro eccellente» dopo un avvio lento.