De Luca: “Per Meloni non si fa la pace con le bandiere? Neanche con l’opportunismo politico, con il nulla e girando la testa dall’altra parte”

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“L‘onorevole Meloni ha detto che non si fa la pace con le bandiere. È vero, ma meno ancora si fa la pace con l’opportunismo politico e girando la testa all’altra parte o con il nulla per due anni. Dunque, benvenuta questa mobilitazione di massa in tutto il mondo“. È la bordata lanciata dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca all’indirizzo della premier, durante la sua consueta diretta Facebook del venerdì.
De Luca apre il suo appuntamento video-social con un messaggio di speranza rivolto al Medio Oriente, commentando l’accordo siglato in mattinata a Sharm el Sheikh tra le delegazioni del governo israeliano e di Hamas, sotto la supervisione dei mediatori arabi e degli Stati Uniti.
Il politico parla di “uno spiraglio” importante ma avverte: “Non siamo alla pace, non ci sono le condizioni oggi per una pace stabile, ma è assolutamente decisivo cogliere questo spiraglio che si è aperto per arrivare perlomeno da subito al cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi”.
De Luca riconosce che “il cammino verso una pace vera e verso la realizzazione di uno Stato palestinese autonomo e gestito dai palestinesi è ancora lungo”, ma giudica “a portata di mano” i due obiettivi immediati: “il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi”.

Nel suo intervento De Luca sottolinea il ruolo dell’opinione pubblica internazionale e delle piazze per Gaza nel cambio di passo degli ultimi mesi: “Ovviamente abbiamo tantissimi ostacoli ancora da superare, ma bisogna riconoscere che c’è stato alla fine un impegno del presidente americano e soprattutto una pressione dell’opinione pubblica mondiale. Negli ultimi due mesi davvero c’è stato un risveglio della coscienza di milioni di esseri umani di fronte al genocidio di Gaza. Alla fin fine io credo che l’elemento decisivo sia stata questa pressione di massa, questo cambio di atteggiamento nell’opinione pubblica mondiale che è stato colto da tutti i governi – continua – La considerazione finale che dobbiamo fare è il prezzo che si è pagato in questi due anni. Abbiamo dovuto assistere ad un dibattito etimologico, se bisognava parlare di genocidio o di massacro o di uccisioni di massa”.
E scandisce con forza: “È genocidio, è genocidio, è genocidio, è genocidio”.

Poi sottolinea: “Quello che è accaduto in questi due anni è senza parole. La domanda che dobbiamo porci è come sia stato possibile per esseri umani arrivare a quel punto di follia e di barbarie: 70.000 morti civili, 20.000 bambini morti, 30.000 fra feriti, mutilati, amputati. Il diritto internazionale calpestato dal governo israeliano. I valori umani fondamentali calpestati, un genocidio. Perché di questo si tratta quando si affamano e si fanno morire di sete decine di migliaia di bambini”.

Il governatore riconosce il ruolo determinante delle manifestazioni globali: “In tutte le grandi capitali europee ci sono state centinaia di migliaia di persone in piazza a dire che diventava intollerabile per la coscienza civile quello che stava accadendo a Gaza”.
De Luca saluta dunque l’accordo di Sharm el Sheikh come “un grande passo in avanti di cui essere felici, senza imbarazzi”, ma avverte che “ci sarà ancora gente che ha altre cose per la testa“.

Poi allarga il discorso alle conseguenze politiche e morali della guerra: “Il primo danno è la distruzione dell’immagine di Israele come paese democratico. Una democrazia non è soltanto un guscio istituzionale, è la difesa dei valori umani fondamentali, ma soprattutto abbiamo avuto modo di verificare che la democrazia è incompatibile con i fondamentalismi religiosi. Se al governo ci sono esponenti del fondamentalismo religioso, quel governo non è democratico. Anche nella Corea del Nord si fanno le elezioni, finte. I fondamentalismi religiosi, che siano quelli dell’ebraismo, del cristianesimo o dell’islam, sono incompatibili con la democrazia”.

Il presidente campano esprime anche preoccupazione per le ripercussioni culturali e morali che gli orrori di Gaza possono generare nel lungo periodo: “Per le giovani generazioni scatterà una identificazione fra gli scheletri viventi dei campi di concentramento e i piccoli scheletri dei bambini morenti a Gaza. Questo è forse il risultato più terribile di questi due anni”.
De Luca teme “la rinascita dell’antisemitismo, la banalizzazione della Shoah e dei campi di concentramento”, e prevede che “ci vorranno anni, forse decenni, per uscire da questo clima e per recuperare forme di solidarietà fra i popoli e di dialogo”.

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Il Fatto Quotidiano

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