Delitto di Garlasco, dagli oggetti trovati nel canale da un muratore al supertestimone
- Postato il 28 giugno 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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La riapertura del caso sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, ha portato alla scoperta di nuovi elementi potenzialmente rilevanti. Durante un sopralluogo effettuato il 14 maggio scorso dai carabinieri nel canale di Tromello, sono stati sequestrati diversi oggetti: la testa di una mazzetta da muratore, una pinza da camino, due lame di asce da boscaiolo, una delle quali con ancora un pezzo di manico in legno. Questi strumenti sono ritenuti compatibili — almeno in ipotesi — con le ferite inflitte a Chiara Poggi, anche se all’epoca delle prime indagini non fu mai chiarito con precisione quale arma venne usata per colpire la vittima. Le perizie medico-legali suggerirono la possibilità di due armi impiegate in momenti diversi.
Sebbene l’attuale inchiesta coordinata dalla procura di Pavia, sotto la guida del procuratore Fabio Napoleone, non abbia posto al centro questi oggetti, gli inquirenti considerano “interessanti” le circostanze del loro ritrovamento. Saranno comunque effettuate perizie per stabilire se esista una corrispondenza tra gli attrezzi e le lesioni sul corpo della giovane. Tuttavia, questi accertamenti non sono prioritari rispetto ad altri elementi ritenuti più concreti, in particolare quelli che riguardano Andrea Sempio, al momento indagato per l’omicidio.
Il racconto del supertestimone e il sopralluogo
La decisione di eseguire il sopralluogo nasce da una testimonianza resa pubblica inizialmente durante una puntata della trasmissione “Le Iene” e poi formalizzata agli inquirenti. A parlare è Gianni Bruscagin, oggi considerato un supertestimone. L’uomo ha riferito di essere venuto a conoscenza, tramite una conversazione avuta con una persona poi deceduta, che la mattina dell’omicidio Stefania Cappa, cugina di Chiara Poggi, fu vista arrivare nella casa di Tromello del fratello portando una borsa pesante. Poco dopo, sempre secondo il racconto, si sarebbe udito un forte tonfo nell’acqua del canale dietro casa, come quello provocato dal lancio di oggetti molto pesanti.
Bruscagin ha raccontato di aver riferito la vicenda anni fa all’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, il quale però non avrebbe dato peso alla sua versione, sostenendo che l’inchiesta fosse ormai focalizzata su Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima. Solo nel 2024 Bruscagin ha deciso di parlare pubblicamente e ufficialmente, dando impulso a nuovi accertamenti. Il sopralluogo del 14 maggio è avvenuto proprio per verificare la veridicità di quanto riferito. Gli oggetti, però, non sono stati recuperati direttamente dal canale, bensì consegnati ai carabinieri da un muratore egiziano residente nelle vicinanze.

Un ritrovamento vecchio di anni e nuove piste investigative
Il muratore in questione ha raccontato che già nel 2018, mentre ripuliva il canale dietro casa dai rifiuti, aveva trovato quegli attrezzi e li aveva conservati in un locale usato come deposito. Non conosceva Bruscagin né era a conoscenza del contenuto della sua testimonianza, che sarebbe emersa solo sette anni dopo. Il fatto che questi oggetti siano stati scoperti molto prima della rivelazione pubblica del supertestimone rafforza, agli occhi degli inquirenti, la credibilità del racconto, escludendo l’ipotesi che siano stati posizionati nel canale successivamente per depistare o inquinare le prove.
Nonostante ciò, resta da chiarire il legame effettivo tra questi oggetti e il delitto di Chiara Poggi. L’indagine, condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano e dalla procura di Pavia, prosegue nel massimo riserbo. Il prossimo appuntamento dell’incidente probatorio, previsto per il 4 luglio, rappresenta solo un tassello del complesso mosaico investigativo. Secondo fonti giudiziarie, gli elementi raccolti finora sono ben più numerosi di quanto emerso pubblicamente.
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