Delitto di Garlasco, la famiglia Poggi: “Estendere il prelievo del Dna a chi analizzò i reperti”
- Postato il 3 giugno 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un altro tassello si aggiunge al fondamentale appuntamento dell’incidente probatorio quando alla presenza di consulenti e avvocati i periti nominati dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia cominceranno l’analisi genetica su diversi reperti e dovranno stabilire se sono utilizzabili le tracce sulle unghie di Chiara Poggi nell’ambito della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco. Il consulente della famiglia Poggi, Marzio Capra, avanzerà la richiesta di estendere il prelievo di Dna ai tecnici che in passato hanno già analizzato i reperti che riguardano l’omicidio della 26enne uccisa il 13 agosto 2007. La proposta di Capra, genetista forense, in linea con le nuove regole, è condizionata a come, il 17 e 18 giugno, i due giorni in cui inizieranno le operazioni, vorrà procedere il perito del giudice e all’estrapolazione o meno di materiale biologico dai reperti.
La difesa Stasi – Al momento, la difesa di Alberto Stasi, rappresentata dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, non ha intenzione di chiedere alcuna estensione ad altre persone di prelievi di Dna, L’inizio delle operazioni peritali è fissato per il 17 giugno. Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni ed è attualmente in semilibertà, che la procura generale di Milano vorrebbe far revocare per un’intervista rilasciata senza autorizzazione. Nella nuova indagine è indagato invece in concorso con Stasi o con ignoti Andrea Sempio, 37 anni, amico di Marco Poggi, fratello della vittima.
Il gip di Pavia Daniela Garlaschelli, nell’udienza del 16 maggio, aveva deciso l’acquisizione dei Dna – oltre a quelli già a disposizione di Sempio, Stasi e di familiari di Chiara – delle gemelle Paola e Stefani Cappa, di Marco Panzarasa, amico di Stasi, di Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti, tutti e tre amici di Marco Poggi e Sempio, del medico legale, di tre investigatori e di soccorritori della prima inchiesta. Lo stesso giudice ha dato, poi, la possibilità alle parti di indicare eventualmente l’allargamento dei prelievi ad altre persone.
Impronta 33 – “No, per ora no, non chiederemo una estensione. Poi vedremo”, ha chiarito la legale Bocellari. Stessa linea, di cui si è dato conto nei giorni scorsi, da parte degli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, legali di Sempio. Nel frattempo, i consulenti della difesa Stasi sono ancora al lavoro per scrivere “brevi osservazioni tecniche” per chiedere alla Procura di Pavia ulteriori accertamenti sull’ormai nota impronta 33, quella sul muro delle scale vicino al corpo di Chiara, attribuita ad Andrea Sempio, secondo gli esperti nominati dagli inquirenti. Ulteriori analisi perché quella impronta appare “densa e carica di materiale biologico”, sangue probabilmente, secondo la difesa Stasi. Al momento l’impronta, ritenuta inutilizzabile e priva di sangue già nel 2007, non è disponibile perché ancora non è stato trovata la porzione di intonaco tagliata con bisturi sterile e conservata. Secondo il consulente della difesa Stasi che sul quell’impronta non ci sia sangue è una “certezza scientifica”.
La diocesi di Vigevano – Intanto la Diocesi di Vigevano diffonde oggi attraverso l’Ansa una nota per salvaguardare “le attività spirituali e di preghiera” svolte al Santuario della Bozzola. “In relazione alle notizie diffuse negli ultimi giorni dai media riguardanti un possibile collegamento tra il Santuario della Bozzola e la nuova indagine della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi (avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007), la Diocesi di Vigevano (tramite don Emilio Pastormerlo, portavoce del vescovo Maurizio Gervasoni) afferma la sua decisa volontà di non lasciarsi in alcun modo condizionare da illazioni o indiscrezioni di qualsiasi genere – si legge nel comunicato -. L’unico interesse della Diocesi è quello di salvaguardare le attività spirituali e di preghiera che vengono ospitate nel Santuario, nel pieno rispetto dei religiosi oggi impegnati a organizzarle e a svolgerle e dei tanti fedeli che frequentano questo luogo mariano per partecipare a celebrazioni e incontri”.
In relazione ai fatti verificatisi nel 2014 e che erano stati al centro di un’altra inchiesta della magistratura – conclude la nota -, viene ribadito che gli organismi giuridici della Chiesa erano intervenuti per gli aspetti di loro competenza”. La Procura di Pavia ha deciso di acquisire gli atti dell’inchiesta sul ricatto a luci rosse all’ex rettore del Santuario della Bozzola, don Gregorio Vitali. Don Gregorio fu vittima di un ricatto a sfondo sessuale orchestrato da due romeni, Flavius Savu e Florin Tanasie. Secondo quanto venne accertato dagli inquirenti, i due avevano adescato il sacerdote con l’intento di filmarlo in situazioni compromettenti e poi ricattarlo. Il contenuto delle riprese era a carattere sessuale. Dopo aver ottenuto il video, cominciarono a minacciarlo, chiedendogli denaro per non diffondere il filmato. Nel 2014, il tribunale di Pavia condannò Savu e Tanasie per estorsione aggravata. Al momento della condanna, i due erano già irreperibili: si erano dati alla latitanza e da allora risultano fuggitivi, con un mandato di cattura pendente. L’avvocato Massimo Lovati, uno dei legali di Sempio, in alcune interviste ha parlato di un possibile “segreto” scoperto da Chiara Poggi su fatti avvenuti al Santuario della Bozzola. Secondo l’avvocato un sicario potrebbe avere ucciso la ragazza nella villa di via Pascoli, per impedirle di parlare.
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