Delitto di Garlasco, non solo l’impronta: ecco tutti gli indizi contro Andrea Sempio in mano alla Procura
- Postato il 21 maggio 2025
- Di Panorama
- 2 Visualizzazioni


A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il delitto di Garlasco torna sotto i riflettori con nuovi elementi che potrebbero riscrivere la storia giudiziaria del caso.
«È logico-fattuale che l’impronta sulla parete delle scale appartenga all’assassino». Lo scrivono i carabinieri della squadra Omicidi di Milano in un’informativa indirizzata all’allora procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti. È il 7 luglio 2020. Ma, nonostante l’affermazione così netta, nessuno dispose ulteriori accertamenti. Quell’impronta palmare — il “reperto numero 33”, raccolto dal Ris nel 2007 – era rimasta priva di un’identificazione. In origine, infatti, la consulenza tecnico-scientifica a margine della voce “utilità” riportava un laconico: «Nessuna».
Per diciotto anni, dunque, la possibile “firma dell’assassino” sulle scale di casa Poggi, dove venne trascinato il corpo ormai senza vita di Chiara, è rimasta lì. Invisibile agli occhi della giustizia. Oggi però, secondo la Procura di Pavia, quell’impronta ha finalmente un nome: Andrea Sempio.
Il collegamento è frutto di una nuova consulenza tecnica firmata da Gianpaolo Iuliano, esperto del Ris, e dal dattiloscopista forense Nicola Caprioli, che ha individuato «15 minuzie» sovrapponibili a quelle del 37enne. Un match che, per i pm guidati da Fabio Napoleone, colloca Sempio – amico di Marco Poggi, fratello della vittima – in un punto «molto prossimo al cadavere di Chiara», a metà delle scale, un’area che, secondo l’accusa, poteva essere percorsa solo dall’assassino in quel momento.
«In prima battuta l’identificazione dattiloscopica dell’impronta numero 33 con il palmo della mano destra di Sempio è stata accertata con l’unico cartellino presente in banca dati e assunto mediante scansione ottica — scrivono gli esperti nella loro relazione —. Al fine di confermare la riproducibilità di tutte le minuzie riscontrate, e l’assenza di artefatti, gli scriventi ritenevano opportuno richiedere un’ulteriore acquisizione delle impronte papillari di Sempio mediante la tecnica dell’inchiostrazione».
Quella seconda acquisizione – inizialmente giustificata come una “correzione” di un errore dei carabinieri – diventa ora un elemento chiave: un modo per ottenere una conferma del match, con una tecnica diversa. Un passaggio che assume rilievo ancora maggiore in vista dell’arrivo di altri dati scientifici, tra cui analisi del Dna.
«Quest’ultima reiterata in sette esemplari confermava in maniera univoca la corretta acquisizione mediante scanner ottico e, conseguentemente, l’identificazione della stessa con il palmo destro di Sempio Andrea».
Le conclusioni della consulenza sono state presentate ufficialmente all’apertura dell’interrogatorio sia ad Alberto Stasi -condannato in via definitiva per l’omicidio e ora in attesa di possibile revisione del processo – sia a Marco Poggi, ascoltato nello stesso momento a Mestre.
Quelle stesse carte sarebbero state mostrate anche ad Andrea Sempio e ai suoi avvocati, Angela Taccia e Massimo Lovati, se il nuovo indagato si fosse presentato in procura. Ma così non è stato. In un colpo di scena, Sempio ha deciso di non comparire davanti ai magistrati pavesi. Secondo i suoi legali, nell’avviso mancava un dettaglio “formale”: la «lettera d» dell’articolo 375 del codice di procedura penale, quella che consente l’accompagnamento coattivo in caso di assenza ingiustificata.
Una questione procedurale sollevata solo dopo un’ora e mezza di attesa da parte dei pm. La mossa è stata preannunciata tramite una storia pubblicata sui social dalla stessa avvocata Taccia: «Guerra dura senza paura», accompagnata dall’ironico slogan «CPP (Codice di procedura penale) we love you», corredato da un’emoticon di una tigre e un cuoricino blu.
Nel frattempo, davanti ai magistrati, Alberto Stasi ha dichiarato di non aver mai conosciuto Andrea Sempio, né di averne mai sentito parlare da Chiara.
Il malore mai verbalizzato di Sempio
Ma per la Procura gli elementi contro Sempio non si fermano alle impronte. Secondo quanto rivelato da la Repubblica, i magistrati Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza hanno scoperto un altro dettaglio significativo: durante l’interrogatorio del 4 ottobre 2008 – lo stesso in cui Sempio esibì uno scontrino del parcheggio – l’uomo ebbe un malore. Un fatto mai messo a verbale.
A confermare l’episodio sarebbero gli archivi del 118, da cui risulta l’intervento di un’ambulanza durato ben 40 minuti, proprio per soccorrere Sempio all’inizio dell’interrogatorio. Secondo i documenti sanitari, si sarebbe trattato di un calo di pressione.
La circostanza è stata inconsapevolmente confermata dalla madre, Daniela Ferrari, in un colloquio con l’inviato delle Iene Alessandro De Giuseppe. La stessa donna avrebbe avuto un mancamento nei giorni scorsi, mentre veniva interrogata dagli investigatori, che le chiedevano del suo rapporto con un vigile del fuoco di Vigevano che potrebbe aver incrociato proprio la mattina del 13 agosto 2007.
I biglietti nella spazzatura
Altro tassello dell’inchiesta: alcuni biglietti manoscritti trovati nella spazzatura durante un appostamento notturno davanti all’abitazione di Sempio. Si tratta di fogli accartocciati e gettati via, su cui erano annotate frasi che secondo gli inquirenti potrebbero indicare un profondo turbamento. Pur senza riferimenti espliciti all’omicidio, uno dei messaggi è stato considerato rilevante: «Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare».
Ora quei biglietti sono al vaglio degli investigatori e aggiungono un altro livello di complessità al quadro probatorio.
L’inchiesta si arricchisce di nuovi indizi, in attesa degli sviluppi sul fronte genetico. Intanto, la pista Andrea Sempio, rimasta in ombra per anni, è tornata prepotentemente al centro del caso Garlasco.