Delusi dalla guerra infinita, ci consoliamo col Leoncavallo e il genere di Imane

  • Postato il 22 agosto 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Il balletto della guerra e della pace ha stancato non solo l’Europa, ma l’intero mondo.

Un giorno si è vicinissimi ad un accordo sia in Ucraina che a Gaza; ventiquattro ore dopo si ricomincia da capo.

L’incontro Zaleski Putin si allontana, sembra svanire, Trump torna ad adirarsi e a mostrare il suo aspetto da sceriffo.  “Se fra due settimane, non finiranno i bombardamenti vorrà dire che la Russia sta bluffando e ci comporteremo di conseguenza”.

In che modo? Con le sanzioni che servono a poco; con un’altra riunione presente tutto il vertice dell’Unione Europea pronta a fare comunicati che finiscono nel nulla; con le minacce che hanno la durata di un mattino?

Fine della guerra? Illusione

Delusi dalla guerra infinita, ci consoliamo col Leoncavallo e il genere di Imane, nella foto carro armato a Gaza
Delusi dalla guerra infinita, ci consoliamo col Leoncavallo e il genere di Imane – Blitzquotidiano.it (Foto d’archivio Ansa)

Sono chiacchiere che hanno avuto il potere di tranquillizzare milioni di persone che oggi sono diventate scettiche e non credono più alle parole che vengono dalle cosiddette super potenze.

A Kiev e dintorni le bombe piovono dal cielo e la distruzione non accenna a fermarsi. Si parla di pace, ma intanto la guerra è sempre lì a terrorizzare gli ucraini che hanno sperato per un momento di poter respirare, finalmente.

A Gaza, dove la gente è in fuga, è iniziata “l’operazione finale” che dovrebbe annientare Hamas. Quanti innocenti dovranno ancora morire prima di un accordo diventato un fantasma?

O Gaza o mai più

“Prenderemo Gaza ad ogni costo”, tuona Netanyahu. “Anche se si dovesse sancire la tregua”, insiste. Altro che finire la guerra.

La polemica e la confusione si diffondono e arrivano naturalmente anche in Italia,  paese felice di poter dibattere e dimostrare da che parte è la ragione. Giorgia Meloni lancia una frecciata al leader israeliano: “Deve fermarsi”, urla con quanta voce ha in corpo.

Elly Schlein non perde l’occasione di attaccarla: “È una ipocrita”, risponde. “Riconosca la Palestina, soltanto dopo potrà parlare”.

Possibile che anche su un tema così delicato e pericoloso non si riesca a trovare un denominatore comune? Il sovranismo torna ad affacciarsi e a dividere i contendenti.

La sinistra si infuoca: “Pensate, c’è ancora qualcuno che si azzarda a dire che la fine di tutti i mali sarebbe far arrivare fino al Colle l’attuale presidente del consiglio. Forse non ci si rende conto della precarietà in cui versa il nostro Paese. La povertà aumenta, la salute è un bene in estinzione, il carrello della spesa aumenta un giorno si e l’altro pure. Ebbene, invece di riflettere e ricorrere ai rimedi, qualcuno (Lamberto Dini, lo ricordate?) propone una ipotesi che fa inorridire”. Quella, appunto, di eleggere Giorgia Meloni presidente della Repubblica.

Di problemi su cui azzannarsi, destra e sinistra ne hanno a iosa. Il primo è l’accordo finale sui dazi: sarà al quindici per cento su tutto, comprese auto e farmaci. Soltanto sul vino, si spera di trattare ancora.

Giorgia Meloni è convinta che l’intesa porterà la stabilità di cui l’Italia ha estremo bisogno. Ursula Von der Leyen è dello stesso parere, ma i più cattivi, rivolgendosi alle due presidenti ironizzano: “Togliete i bicchieri dalle loro tavole”. Vuol dire ubriachezza? Risponda chi ha la bontà di leggere.

Alla porta bussano sempre le elezioni regionali che inizieranno alla fine di settembre. In via del Nazareno non si riesce a trovare la quadra, principalmente in Puglia, Toscana e Campania perché l’alleato (forse) Giuseppe Conte detta le sue condizioni se si vuole mantenere il campo largo, gioia e dolore della Schlein.

A destra, le scelte sono ancora di là da venire e se ne discuterà in un vertice a tre, cioè dei padroni del vapore. Antonio Taiani non la pensa cosi: “Incontri e spartizioni non ce ne saranno. Vinceranno i candidati migliori”.

Naturalmente, la rissa si è scatenata in principal modo sullo sgombero del Leoncavallo di cui Giuseppe Sala “non ne sapeva niente”. Strano per un sindaco che occupa quel posto.

“Era ora”, è il parere di Matteo Salvini, il quale ricorda “che sono passati 31 anni da quando si doveva chiudere questa struttura”.

Fa sentire la sua voce pure Giorgia Meloni che non ha dubbi: “Zone franche non ne possono esistere in un Paese civile”. L’opposizione si scatena, esce dai gangheri, non perdona chi si è macchiato di un simile misfatto. “Hanno cancellato 50 anni di storia, di questo sono responsabili il ministro Piantedosi e i suoi compari”. Domanda: che cosa intendiamo per storia? La violazione della legge, i continui reati, lo spaccio della droga?. C’è un limite a tutto, anche alla polemica politica.

Per finire, ecco lo sport che ruota tutto intorno al ritorno del calcio e ai campioni del nostro tennis che si batteranno  da domani agli open degli Stati Unitii. Ma oggi, in primo piano è la boxe. Imane Khelif, la donna che ha spadroneggiato alle Olimpiadi con i suoi pugni da maschio ha smentito quanti hanno affermato che si ritirerà dalla boxe. Ma la verità è che da quando hanno reso obbligatori i test genetici, la giovanotta (?) non è più salita sul ring. Insomma, l’interrogativo rimane: di che sesso è Imane?

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Autore
Blitz

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