Diciannovenne morto a Bologna, la fidanzata: “L’aggressore tunisino mi ha detto di non fare il suo nome”
- Postato il 2 maggio 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Proseguono le indagini per delimitare il perimetro in cui è maturato l’omicidio di Eddine Bader Essefi, il 19enne morto in strada, alla Barca a Bologna, la sera del 25 aprile.”Quando sono arrivata in via Colombi, ho visto due passanti e l’aggressore di origine tunisina che cercava di svegliare Bader. Lui mi ha preso da parte e mi ha detto di non fare il suo nome. Come poteva chiedermi una cosa simile dopo avere fatto male a un ragazzo di 19 anni, che non aveva fatto del male a nessuno?” ha raccontata la fidanzata minorenne della vittima.
Contattando l’emittente locale E’Tv, la giovane ha voluto aggiungere alcuni particolari sul caso – elementi che potrebbero essere al vaglio degli investigatori – come l’incontro con uno dei due uomini che al momento, insieme a un italiano, risulta indagato a piede libero per omicidio preterintenzionale. Secondo una ricostruzione dell’accaduto, i due avrebbero aggredito il 19enne, provocandone la caduta. Sul caso indagano i carabinieri, coordinati dalla Procura, che hanno raccolto da subito la testimonianza della giovane legata a Bader che ha trovato il 19enne in via Colombi. “Quando sono arrivata, ho trovato Bader disteso a terra, con l’aggressore di origine tunisina: quindi potrebbe anche essere stato lui ad avergli fatto qualcosa – aggiunge la testimone – oltre all’altro uomo. Inizialmente è uscita la notizia che Bader fosse morto per coma etilico, una cosa assolutamente non vera. Aveva bevuto, ma era in grado di ragionare con la testa. Sapeva cosa stava facendo, non è stata colpa dell’alcol”.
Dall’autopsia sono emerse alcune lesioni, che però potrebbero risalire anche ai giorni precedenti alla morte del giovane. Per quanto riguarda invece il trauma cranico, anche in questo caso bisognerà stabilire se è dovuto alla caduta che potrebbe avergli fatto battere la testa sul marciapiede oppure ad un altro tipo di colpo. I carabinieri, coordinati dal pm Andrea De Feis, dovranno ricostruire con precisione la dinamica della vicenda e i ruoli dei due indagati (che potrebbero essere diversi), a partire da chi ha scatenato la lite. Ad oggi solo uno dei due indagati, il 29enne tunisino, (assistito dall’avvocato Luciano Bertoluzza, mentre l’altro è difeso dall’avvocato Roberto D’Errico) è stato risentito dagli investigatori.
Sul suo caso dieri si è espresso anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. Eddine Bader Essefi, “lavorava come cuoco presso una gastronomia in Via Saragozza dove era molto apprezzato per la sua gentilezza e la sua dedizione. La sua morte ha suscitato una profonda commozione e questa tragedia ci deve far pensare: non è avvenuta sul luogo di lavoro, ma era un lavoratore di questa città che, attraverso il lavoro, aveva trovato riscatto rispetto alla sua condizione di vita. Questi ragazzi oggi rappresentano il nostro futuro e non possiamo permetterci più di perdere anche solo una vita – ha osservato -: questo è il nostro fallimento quando come società vediamo che nemmeno il lavoro riesce a dare il riscatto sociale individuale alle persone. Allora noi ci dobbiamo interrogare. Oggi come comunità bolognese, come Repubblica Italiana, quanto facciamo per il riscatto di questi ragazzi? Quanti investiamo sull’educazione? Quanto paghiamo gli educatori che lavorano nelle nostre città? Quali strumenti dallo Stato veramente perché i migranti nel nostro paese possono diventare cittadini lavoratori pienamente integrati”.
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