Dieci missili contro la base USA in Qatar: l’Iran rilancia nella guerra con Israele
- Postato il 23 giugno 2025
- Di Panorama
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L’Iran ha lanciato dieci missili contro la base militare americana situata in Qatar. A riferirlo è Axios, che cita fonti dell’intelligence israeliana. Secondo quanto riportato questo pomeriggio da Fox News , le allerte dei servizi segreti indicavano un imminente attacco iraniano alla base aerea statunitense di Al Udeid in Qatar, come rappresaglia per l’attacco americano ai suoi siti nucleari avvenuto nel fine settimana. Nel cuore del deserto qatariota, a circa trenta chilometri a sud-ovest di Doha, sorge una delle infrastrutture militari più strategiche e riservate del Pentagono: la base di Al Udeid. Con una pista lunga oltre quattro chilometri e la capacità di ospitare oltre 10.000 militari, rappresenta il perno delle operazioni aeree statunitensi in Medio Oriente, Asia centrale e parte dell’Africa. Al Udeid è molto più di un semplice avamposto logistico. Al suo interno si trova il Combined Air Operations Center (CAOC), il centro di comando congiunto da cui vengono coordinate in tempo reale le missioni aeree statunitensi e della coalizione. È qui che si pianificano operazioni strategiche, si monitorano i cieli del Golfo Persico e si prendono decisioni cruciali sulla gestione dei droni e dei bombardamenti nell’area.
Inaugurata all’inizio degli anni 2000, la base ha assunto un ruolo centrale durante le guerre in Afghanistan e Iraq. Con l’espansione delle minacce regionali — dal programma missilistico iraniano alla recrudescenza dello Stato Islamico — Al Udeid ha rafforzato la propria funzione di hub operativo per la proiezione di potenza degli Stati Uniti nella regione. Attualmente ospita non solo l’Aeronautica americana, ma anche forze del Regno Unito, dell’Australia e di altri Paesi della NATO. È uno dei pochi siti al di fuori del territorio continentale degli Stati Uniti dove è presente una command-and-control architecture capace di gestire simultaneamente più teatri di guerra.Il Qatar, da parte sua, ha investito miliardi per modernizzare la base, a testimonianza del legame sempre più stretto con Washington. Tuttavia, Al Udeid non è priva di controversie. I critici sostengono che essa abbia contribuito a radicare la presenza militare americana in un’area instabile, esponendo gli Stati Uniti a rischi crescenti e a dinamiche politiche complesse, come quelle tra Iran e Arabia Saudita.Nel contesto degli attuali conflitti e tensioni globali — dall’asse Teheran-Damasco fino alla presenza cinese nel Golfo Persico — Al Udeid resta un asset insostituibile nella dottrina di sicurezza americana. Un presidio avanzato nel deserto, dove si incrociano diplomazia, guerra e interessi energetici. Israele anche oggi ha proseguito i suoi raid su obiettivi all’interno del territorio iraniano, pur manifestando l’intenzione di porre fine al conflitto il prima possibile, secondo quanto riferito da funzionari israeliani. Intanto, il direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica delle Nazioni Unite ha dichiarato che i bombardamenti statunitensi sul sito di arricchimento dell’uranio di Fordow avrebbero probabilmente provocato «danni di entità molto rilevante». Successivamente, Israele ha colpito anche le vie di accesso all’impianto nucleare. Uno degli attacchi israeliani ha preso di mira strutture simbolo del potere iraniano, tra cui un carcere dove sarebbero detenuti prigionieri politici. Secondo un parlamentare israeliano, si tratta di un messaggio diretto alla popolazione iraniana, volto a sottolineare la vulnerabilità del regime.
La guida suprema Ali Khamenei e i vertici religiosi di Teheran si trovano ora davanti a un bivio critico: rispondere militarmente agli Stati Uniti, con il rischio di estendere un conflitto contro due potenze superiori dal punto di vista militare, oppure tornare al tavolo delle trattative sul nucleare. In quest’ultimo scenario, tuttavia, l’Iran potrebbe essere costretto a cedere su due punti ritenuti fondamentali per la sua sovranità nazionale: l’arricchimento dell’uranio e l’arsenale di missili balistici. Nel suo primo intervento pubblico dopo l’attacco americano, l’ayatollah Khamenei ha evitato di citare direttamente Washington, concentrando la sua attenzione su Israele. In un messaggio pubblicato su X ha scritto che Israele avrebbe commesso un «errore grave» e che «ora ne sta pagando il prezzo». Intanto, diversi leader europei hanno invitato Teheran a non adottare contromisure che possano ulteriormente destabilizzare il Medio Oriente. Il presidente Donald Trump, dal canto suo, ha mantenuto una linea intransigente e non ha accettato le richieste iraniane per negoziare la pace. Domenica, il capo della Casa Bianca non ha escluso la possibilità di appoggiare un cambio di leadership a Teheran ma con l’attacco alla base aerea statunitense di Al Udeid in Qatar tutto può prendere una direzione catastrofica per Teheran.