Diga del Melito, danno erariale da 260 milioni
- Postato il 23 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Diga del Melito, danno erariale da 260 milioni
Un’infrastruttura, la diga sul fiume Melito, in provincia di Catanzaro, che non sarà mai realizzata. A giudizio i dirigenti del Consorzio di bonifica.
CATANZARO – Un’opera pubblica strategica per il territorio calabrese che non sarà più realizzata.
Un finanziamento di 259.735.539,96 euro concesso a mezzo della Cassa per il Mezzogiorno e successivamente dai Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, irrimediabilmente perso per la collettività locale, in quanto integralmente revocato.
LE RISORSE SPESE PER LA DIGA DEL MELITO
Nel frattempo, euro 102.602.269,39 spesi inutilmente per un impiego di risorse pubbliche destinato a un’opera che non sarà mai più realizzabile, né recuperabile, nemmeno in forma parziale. Un impiego, peraltro, dannoso, tenuto conto del danno ambientale permanente arrecato dai manufatti realizzati, costituiti da tonnellate di cemento armato che oggi deturpano irreversibilmente zone di altissimo pregio paesaggistico e naturalistico dell’entroterra catanzarese. È questa la contestazione formale formulata dalla Procura della Corte dei conti al Consorzio di Bonifica Ionio-Catanzarese (già Consorzio di Bonifica Alli – Punta di Copanello) nonché, in solido, a due dirigenti pro tempore, al termine di una lunga, articolata e meticolosa attività istruttoria.
L’indagine coordinata dal Procuratore regionale Romeo Ermenegildo Palma e condotta dal Sostituto Procuratore Generale Fernando Gallone, con il decisivo contributo investigativo della Guardia di Finanza di Catanzaro, che ha supportato le indagini con competenza tecnica e approfondimenti puntuali.
PROCEDIMENTO PER LO SBARRAMENTO SUL FIUME MELITO
Il procedimento ruota attorno allo sbarramento artificiale sul fiume Melito e alla mancata realizzazione della prevista “Diga sul fiume Melito” (conosciuta anche come “Lago Azzurro”), la cui realizzazione era prevista tra i comuni di Gimigliano, Sorbo San Basile e Fossato Serralta, in provincia di Catanzaro.
IL CONSORZIO DI BONIFICA
La Procura regionale ha quindi citato a giudizio il Consorzio di bonifica Ionio-Catanzarese, in persona del commissario liquidatore e legale rappresentante, il rup dall’anno 2003 al 2015 Pietro Filippa e il direttore generale dal 1998 al 2014 Flavio Alfredo Talarico, mentre non è stato possibile procedere, in quanto defunti, nei confronti del presidente e legale rappresentante del Consorzio ed il progettista e direttore dei lavori pro tempore.
DIGA DEL MELITO, LE INDAGINI
Le indagini, delegate al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, hanno permesso di far emergere numerosi profili di responsabilità erariale a carico dei destinatari del provvedimento di citazione. Fin dalle fasi iniziali dei lavori, gli organi tecnici del Ministero delle Infrastrutture – Servizio Italiano Dighe, responsabili del controllo delle opere idrauliche sul territorio nazionale, avevano evidenziato gravi carenze progettuali, giudicando necessario procedere a modifiche sostanziali per garantire la sicurezza della struttura, altrimenti potenzialmente pericolosa per le popolazioni a valle.
Tali modifiche furono realizzate dal medesimo progettista dell’elaborato iniziale – poi deceduto – ma non vennero mai ritenute sufficienti a superare le criticità strutturali dell’opera.
I CONTEZIOSI
Nel frattempo, nonostante le continue criticità tecniche, i numerosi contenziosi legali con l’impresa esecutrice non impedirono che la spesa pubblica continuasse ad aumentare, arrivando a superare i 102 milioni di euro, senza le necessarie autorizzazioni, con l’opera di fatto già compromessa.
DIGA DEL MELITO, I CITATI A GIUDIZIO
La Procura regionale della Corte dei conti ha citato a giudizio:il Consorzio di Bonifica Ionio-Catanzarese, in persona del Commissario Liquidatore e legale rappresentante; il Responsabile unico del procedimento (RUP) dal 2003 al 2015;il Direttore Generale dal 1998 al 2014. Non è stato possibile procedere nei confronti del Presidente del Consorzio e del Progettista-Direttore dei lavori pro tempore, entrambi nel frattempo deceduti.
PERDITA STRATEGICA PER IL PAESE
Oltre al grave danno patrimoniale, i militari della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno messo in evidenza ulteriori ricadute negative, a partire dalle conseguenze ambientali permanenti fino alla perdita strategica per l’intero territorio calabrese.
«È un’occasione per il territorio calabrese che è stata irrimediabilmente persa, per un valore di circa 290 milioni di euro – ha sottolineato il procuratore regionale della Corte dei Conti, Ermenegildo Palma – con un danno accertato in termini di denaro pubblico sottratto alla reale disponibilità del territorio, perché destinato a finalità che non hanno prodotto alcun beneficio concreto. Il contributo dei militari della Guardia di Finanza in questa vicenda è stato decisivo».
LE PAROLE DEL COLONNELLO PANNO
«La mancata realizzazione di un’opera pubblica strategica per il territorio – ha dichiarato il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, colonnello Pierpaolo Manno – non solo comporta un danno indiretto ai cittadini, che avrebbero dovuto beneficiarne, ma comporta anche l’individuazione dei relativi profili di responsabilità erariale a carico dei soggetti incaricati dell’esecuzione. L’iniziativa assunta dalla Procura è emblematica delle molteplici incongruenze che caratterizzano la gestione delle opere pubbliche nella pubblica amministrazione. È un segnale forte della necessità di trasparenza, efficienza e responsabilità».
IL PLAUSO DEL PREFETTO
Il prefetto di Catanzaro, Castrese De Rosa, ha espresso il suo plauso al Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro per la brillante indagine che ha permesso di far emergere un ingente danno erariale legato alla mancata realizzazione di un’opera pubblica ritenuta strategica per la Calabria».
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Diga del Melito, danno erariale da 260 milioni