Disabilità, dipendenti pubblici contro il nuovo sussidio Inps: “Erogazioni tardive e niente familiari: assurdo”

  • Postato il 24 luglio 2025
  • Diritti
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dovrebbe agevolare l’assistenza domiciliare per donne e uomini che vivono condizioni di non autosufficienza. Invece pone diversi vincoli penalizzanti per gli aventi diritto. Il nuovo bando Home Care Premium (HCP) 2025-2028, promosso dall’Inps, presenta una serie di modifiche approvate anche dal ministero per le Disabilità di Alessandra Locatelli. Che però, a detta di utenti e sindacati, risultano “discriminanti” e che stanno creando “fortissimi disagi” alle persone con disabilità. Si tratta di un concorso, finanziato dal Fondo Credito, Welfare e Strutture sociali dei dipendenti e pensionati del settore pubblico, che viene aggiornato ogni quattro anni e mette a disposizione, parametrati sulla base dell’Isee sociosanitario dei beneficiari, sostegni economici e una serie di servizi socioassistenziali integrativi. “E’ rivolto ai dipendenti e pensionati pubblici, iscritti alla Gestione Unitaria prestazioni creditizie e sociali, oltre ai loro coniugi e parenti di primo grado non autosufficienti”, si legge sul sito dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. I sindacati parlano di 35mila potenziali beneficiari. Nei casi più estremi di persone con esigenze di cura molto complesse si arriva a circa 1.300 euro mensili di contributi. Sono diversi gli aspetti che però, com’è ora strutturato l’HCP, non tengono conto della realtà vissuta dalle persone con disabilità gravissime. “I vincoli burocratici, i ritardi nei rimborsi, le assunzioni di figure idonee praticamente impossibili stanno trasformando un progetto di aiuto in un percorso a ostacoli”, denuncia a ilfattoquotidiano.it Francesco Forgione, 27enne di Ancona con distrofia muscolare di Duchenne e beneficiario del concorso.

L’utente: “Le novità del bando mettono a rischio la mia assistenza domiciliare”. La ministra per le Disabilità: “Ho contribuito in modo decisivo alle modifiche. Introdotti importanti miglioramenti nei servizi”. Forgione, che da anni partecipa al bando ed è stato da poco confermato, vuole fare una “battaglia sui diritti” e sottolinea che i problemi legati all’HCP ’25-’28 “non solo compromettono la mia possibilità di ricevere l’assistenza domiciliare adeguata, ma colpiscono anche moltissime altre persone e famiglie nella mia stessa condizione”. Forgione ha scritto anche una mail alla ministra per le Disabilità facendo presente i problemi emersi proprio a seguito delle novità. Gli uffici del ministero gli hanno risposto che “facendo seguito alle segnalazioni dei cittadini, è stato significativamente modificato il bando, introducendo importanti miglioramenti nei servizi di assistenza offerti alle persone con disabilità e alle loro famiglie, modifiche a cui ha contribuito in modo decisivo il Ministro Locatelli”. Secondo i diretti interessati le novità prospettate dalla ministra non hanno portato reali benefici, anzi. “Queste modifiche”, aggiunge il ministero nella risposta a Forgione, “rappresentano un passo concreto verso una maggiore inclusione e un miglior supporto alla vita indipendente, risultato ottenuto anche grazie alla determinazione e all’attenzione costante del ministro per le Disabilità verso le esigenze delle persone più fragili”. “Si cambia di solito per migliorare le cose. La risposta ricevuta è del tutto inadeguata e lascia perplessi, parole che dimostrano di non comprendere le reali necessità di noi persone non autosufficienti che per vivere abbiamo bisogno di un sostegno h24, quasi sempre da parte di un caregiver familiare, un genitore in primis”, afferma Forgione. Il Fatto.it ha contattato il dicastero della Locatelli che ha risposto di rivolgersi al ministero del Lavoro e all’Inps per una replica. L’Inps ha spiegato che “ci siamo attenuti a regolamenti con standard tra i migliori a livello internazionale” e “abbiamo dovuto fare delle modifiche per migliorare i controlli sulle rendicontazioni e verifiche anti-abusi che in passato ci sono stati”.

Le criticità vanno dall’impossibilità di assumere un familiare stretto come assistente domiciliare (fino al secondo grado di parentela), all’”assurdità” del primo rimborso trimestrale anzichè mensile del contributo economico per pagare l’assistente che costringe cosi gli utenti a dover anticipare somme ingenti. “Devo anticipare almeno tre mensilità di stipendio (oltre 3mila euro, ndr), cosa impossibile per chi, come me, vive già con gravi limitazioni economiche legate alla disabilità. Mi chiedo”, dice Forgione, “come può essere considerato un ‘aiuto’ un contributo che arriva dopo tre mesi, quando l’assistenza serve subito?”. Al Fatto.it l’Inps risponde che, “a seguito dei dovuti controlli fatti dall’Istituto, necessariamente alla scadenza del termine legale per il versamento dei contributi (giorno 10 del mese successivo al trimestre di riferimento), sono emerse molto spesso delle difformità tra quanto autodichiarato dall’utente attraverso la procedura informatica dedicata e quanto rilevato dal controllo dei versamenti contributivi. Per questo”, aggiunge l’ente, “solamente il primo pagamento avverrà decorso un trimestre (e dovrà essere anticipato dall’utente) ma i successivi pagamenti, trattandosi di una prestazione ricorrente, saranno, nei fatti, effettuati in continuità senza necessità di alcun anticipo da parte del beneficiario del progetto ma il nuovo sistema eviterà, a monte, la generazione di prestazioni indebite”.

In assenza di una legge nazionale sui caregiver familiari conviventi, impedire attraverso un concorso pubblico di assumere un genitore come assistente personale produce disagi e fortissimi problemi per chi ne avrebbe immediato bisogno. “Rischio seriamente di non trovare nessuno”, afferma Forgione. “Avere un assistente personale competente e disposto a gestire situazioni complesse come la mia non è affatto semplice. Chi ha una patologia degenerativa ha bisogno di figure specializzate e affidabili. Ma queste figure”, aggiunge il ragazzo di Ancona, “sono rare”. Sul punto, l’Inps replica così: “La possibilità di stipulare un contratto con un parente entro il secondo grado non è mai stata prevista in tutti i precedenti bandi (fatta eccezione per quello del progetto HCP 2022/2025 nel quale era stata introdotta in via sperimentale e a cui Forgione partecipava con l’assistenza di un genitore) dal momento che il sostegno materiale e morale verso il parente stretto in stato di bisogno è non solo un dovere ma anche un obbligo normativamente previsto”. L’inps precisa che l’utente dovrà scegliere attraverso un elenco di professionisti del settore sociosanitario e potrà usufruire delle prestazioni integrative di qualità previste dal bando HCP. “Purtroppo queste figure sono esigue e sono mesi che non riesco a trovarne una adatta per le mie esigenze. Temo di restare senza”, denuncia Francesco. Forgione non è l’unico a “bocciare” il nuovo HCP. Anche diversi sindacati come Cgil, Usb e A.BA.CO. si sono espressi negativamente evidenziando, tra le varie cose, che “c’è il rischio di compromettere servizi professionali di cura e assistenza alle persone in condizione di disabilità, finalizzati a soddisfarne i bisogni primari e favorirne il benessere e l’autonomia”. In particolare la Cgil chiede “una revisione del bando andando incontro ai bisogni complessi di cura degli aventi diritto”, perché “quanto sta accadendo è inaccettabile”.

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Il Fatto Quotidiano

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