Dl Sicurezza sotto la lente della giustizia: pm di Foggia solleva dubbi di costituzionalità
- Postato il 24 aprile 2025
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Il Quotidiano del Sud
Dl Sicurezza sotto la lente della giustizia: pm di Foggia solleva dubbi di costituzionalità
Dl Sicurezza sotto la lente della giustizia: pubblico ministero di Foggia contesta formalmente le nuove aggravanti. Il tribunale deciderà il 17 giugno.
FOGGIA – Il decreto-sicurezza del Governo, entrato in vigore lo scorso aprile, finisce sotto la lente della magistratura. La Procura della Repubblica di Foggia ha sollevato davanti al Tribunale una questione di legittimità costituzionale riguardante due nuove aggravanti introdotte dal Decreto-Legge n. 48 del 2025, ritenute potenzialmente in contrasto con principi fondamentali della Costituzione italiana. È il primo intervento di questo tipo da parte di un pubblico ministero, che accende i riflettori sull’impianto normativo voluto dall’esecutivo.
Dl Sicurezza sotto la lente della giustizia: pm di Foggia solleva dubbi di costituzionalità
Il caso riguarda un procedimento penale a carico di alcuni imputati accusati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali nei confronti di agenti della polizia ferroviaria in servizio presso la stazione di Foggia. Due le aggravanti contestate: una per aver commesso il reato in prossimità di una stazione ferroviaria (art. 61 n. 11 decies c.p.), l’altra per aver opposto violenza a pubblici ufficiali durante l’esercizio delle loro funzioni (art. 337 co. 3 c.p.).
Secondo la Procura, però, queste disposizioni sollevano «seri dubbi di compatibilità» con gli articoli 3, 25, 27 e 77 della Costituzione. In particolare, le nuove aggravanti non rispetterebbero il principio di ragionevolezza e parità di trattamento, finendo per punire più gravemente condotte simili solo in base al contesto spaziale o alla qualifica dell’agente coinvolto. Un’impostazione che – secondo i magistrati – appare sproporzionata e incoerente rispetto alla struttura ordinaria del diritto penale.
Ma le critiche vanno oltre il merito delle norme. L’accusa punta il dito anche sul metodo: l’introduzione delle aggravanti tramite decreto-legge – strumento riservato a casi di “straordinaria necessità e urgenza” – sarebbe in questo caso ingiustificata. La Procura osserva infatti come le motivazioni addotte nel testo siano generiche e apodittiche, mentre il lungo iter parlamentare che ha preceduto il provvedimento contraddirebbe l’urgenza invocata. Un utilizzo “strumentale” della decretazione d’urgenza, che rischia di svuotare le prerogative del Parlamento e comprimere la possibilità per i cittadini di conoscere e comprendere le nuove regole, stante l’assenza di un congruo periodo di vacatio legis.
Il giudice si è riservato sulla questione e ha rinviato ogni decisione all’udienza fissata per il 17 giugno. La notizia è stata resa pubblica dalla rivista “Sistema penale”, diretta dal giurista Gian Luigi Gatta, tra i primi accademici a segnalare le criticità del decreto-sicurezza.
Il caso foggiano potrebbe aprire la strada a un più ampio scrutinio giuridico del decreto, la cui legittimità è destinata ora a essere discussa non solo nelle aule parlamentari, ma anche in quelle giudiziarie. Una battaglia di principio, tra esigenze di sicurezza e tutela dei diritti costituzionali, che si preannuncia centrale nei mesi a venire.
Il Quotidiano del Sud.
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