“Dobbiamo buttarlo sotto al bus. Vive a scrocco e passa il tempo giocando ai videogiochi, per anni non ha pagato neanche la bolletta dell’acqua”: il principe Andrea sempre più nella bufera
- Postato il 22 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il salto da Buckingham Palace a Westminster è di pochi chilometri, ma è ancora più breve oggi, quando si parla del caso scottante del principe Andrea.
Il fratello del re, coinvolto nello scandalo dall’amico pedofilo americano Jeffrey Epstein e oggi protagonista dell’ultimo libro biografico di Virginia Giuffrè non sta trascinando all’inferno solo la famiglia reale, ma sta infiammando il parlamento britannico. Il primo ministro Keir Starmer è sotto pressione affinché si intervenga perché giustizia sia fatta. Andrea deve rinunciare a tutti i suoi privilegi e soprattutto deve lasciare la sua residenza di trenta camere al Royal Lodge.
Secondo le carte ottenute dal Times, il fratello del sovrano vivrebbe nella tenuta che fu della nonna, la Regina Madre, senza pagare l’affitto da più di vent’anni. “Peppercorn”, una minuzia, cita il contratto in base al quale sarebbero bastati i soldi spesi per i lavori di ristrutturazione del 2003 a compensare le spese di affitto fino al 2078. Un milione di sterline e poi altri 7,5 milioni per vivere a scrocco dei contribuenti in una residenza ricevuta dalla madre nella quale, chi lo ha visto, afferma che lui passi il tempo a giocare con i videogame. Peggio ancora, se Andrea fosse costretto ad interrompere il contratto di locazione anzitempo, dovrebbe essere risarcito di 500.000 sterline. Di più, secondo GBNews, il principe non avrebbe pagato le bollette dell’acqua per anni, 743 sterline l’anno moltiplicate per vent’anni, porterebbe l’ammanco a circa 14,860 sterline.
Come noto, Carlo III, da anni cerca di spingere fuori da quella casa il fratello, ben consapevole della inopportunità della sua presenza in un luogo lussuoso quando anche le sue finanze scarseggiano visto che nè la madre, nè tanto meno la nonna gli hanno lasciato grandi risorse. Ma soprattutto, Andrea non ha più neanche l’appannaggio dato ai membri della famiglia reale che lavorano per la corona; come può mantenere standard di vita così alti? Da qui si spiegherebbe il rapporto stretto con personaggi di dubbia credibilità come Epstein, che stando a quanto affermato dallo scrittore Andrew Lownie, avrebbe staccato assegni importanti per Andrea e per la sua ex moglie Sarah Ferguson. Così si spiegherebbero anche le relazioni pericolose con personaggi di origine cinese ritratti insieme ad Andrea che apriva loro le porte del regno salvo poi vederli finire nelle inchieste sullo spionaggio di Pechino ai danni del Regno Unito. Insomma, Andrea avrebbe potuto mettere in pericolo la sicurezza nazionale ed è un inquilino moroso ai danni delle casse dello stato.
Il Crown Estate, il trust che detiene e gestisce le proprietà in uso alla famiglia reale, avrebbe avuto un mancato introito dalla sua permanenza nel Royal Lodge nonostante il re, che a questo punto vede la sua posizione sempre più vacillante, aveva ripetutamente proposto al fratello di trasferirsi nel Frogmore Cottage, ben più piccolo e recentemente ristrutturato da Harry e Meghan, che avrebbero dovuto trasferirsi lì. Carlo III cercava una soluzione consensuale, l’unica che avrebbe evitato il risarcimento di 500 mila sterline a carico dei sudditi che pagano le tasse. Ma Andrea non ha mai voluto sentire ragioni. Oggi però, la misura è colma.
Ministri e deputati di Westminster stanno ripetutamente chiedendo a Starmer di intervenire e “prendere una posizione forte”. Qualcuno si sarebbe spinto a dire: “Dobbiamo buttarlo sotto al bus”, metafora tipica del linguaggio britannico per indicare l’idea di liberarsi di qualcuno “gettandolo in mare o alle ortiche”.
“I privilegi non sono un diritto acquisito, ti sono conferiti dal popolo”, il ritornello di una Londra indignata da un uomo che continua a “spremere lo Stato”.
Un sondaggio condotto da YouGov dimostrerebbe che il 63% degli intervistati, circa 6.700 persone, sarebbero “fortemente” in favore della formale rimozione dei titoli ancora in capo ad Andrea, principe e duca di York, titoli avuti per nascita e per conferimento da parte della regina Elisabetta II. La sua posizione è ormai insostenibile e gli unici che possono fare qualcosa sono il re (che è capo dello stato) ed il primo ministro, perché la questione ormai è oltremodo politica, non più solo giudiziaria.
I primi file desecretati negli Stati Uniti, un mese fa, hanno abbondantemente smascherato le bugie di Andrea che, nel 2019 alla Bbc aveva detto di non avere più rapporti con Epstein; fatto poi smentito dai loro carteggi successivi a quella data. La rinuncia all’uso (non al possesso) dei titoli come duca di York e membro dell’Ordine della Giarrettiera non hanno placato l’indignazione generale, nè l’ondata continua di rivelazioni che compromettono la sua posizione e quella del re.
Carlo III davvero non sapeva? La polizia britannica ha aperto una indagine per appurare il tentativo del 2011 di Andrea di usare un ufficiale dedicato alla sua scorta per cercare “del marcio” nella vita di Virginia Giuffrè e screditarla pubblicamente con troll e media. All’epoca dei fatti, a guidare lo staff di protezione della famiglia reale c’era Lord Peter Rosslyn, oggi segretario particolare di Carlo III e Camilla. Una grana grossa per il Palazzo dal quale ci si aspetta un’azione più ferma. “Chi sa deve parlare” è il mantra che fa il giro del mondo investendo tutte le alte sfere del “circolo di uomini” che frequentava Epstein, compresa la politica. Andrea, per il momento è l’unico nome clamoroso citato dal libro Nobody’s Girl di Virginia Giuffrè, che si è tolta la vita lo scorso aprile a 41 anni. Ma c’è molto altro e ora il cerchio si stringe anche intorno a quell’ex primo ministro al quale Epstein l’avrebbe ripetutamente offerta, nonostante lei lo implorasse di risparmiarla dagli incontri con un uomo che l’avrebbe sottoposta a pratiche sadomasochiste fino a farle perdere i sensi. Perché giustizia sia fatta “chi sa deve parlare”.
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