Donald Trump e Vladimir Putin, l’estenuante altalena tra amore e odio

  • Postato il 23 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Continua a rivelarsi altalenante il rapporto tra Washington e Mosca. Donald Trump ha confermato che il vertice in programma con Vladimir Putin a Budapest è stato “cancellato”. “Non mi sembrava la cosa giusta, mi sembrava che non saremmo andati nella direzione in cui avremmo dovuto”, ha specificato, aggiungendo tuttavia che il summit si farà “in futuro”. Il presidente statunitense ha quindi rispolverato il suo approccio che alterna il bastone alla carota. 

Tra dialogo e sanzioni economiche

Da una parte, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, si è mostrato conciliante nei confronti di Mosca, affermando: “Vorremmo ancora incontrare i russi. Saremo sempre interessati a un dialogo se ci sarà l’opportunità di raggiungere la pace”. Dall’altra parte, il Dipartimento del Tesoro di Washington ha imposto delle sanzioni a due compagnie petrolifere russe: Rosneft e Lukoil. “Dato il rifiuto del presidente Putin di porre fine a questa guerra insensata, il Tesoro sta sanzionando le due maggiori compagnie petrolifere russe che finanziano la macchina bellica del Cremlino. Il Tesoro è pronto a intraprendere ulteriori azioni, se necessario, per sostenere gli sforzi del presidente Trump per porre fine a un’altra guerra. Incoraggiamo i nostri alleati a unirsi a noi e ad aderire a queste sanzioni”, ha dichiarato il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent. 

Un cessate il fuoco è possibile, ovviamente. Credo che tutti noi ne abbiamo bisogno. Ma abbiamo bisogno di più pressione sulla Russia”, ha affermato, dal canto suo, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Insomma, il rapporto tra Washington e Mosca continua a rivelarsi complicato. Putin ragiona in un’ottica clausewitiziana: ritenendo di essere in vantaggio sul campo di battaglia, non ha intenzione di accettare un cessate il fuoco. Trump, dal canto suo, punta a usare sanzioni e dazi secondari sul petrolio russo con lo scopo di spingere lo zar a una posizione più conciliante. Il punto è che sul dossier ucraino pesano dinamiche geopolitiche più estese. 

In Medio Oriente hanno bisogno l’uno dell’altro

Innanzitutto, nell’ultimo anno, il Cremlino ha perso influenza sul Medio Oriente e sul Caucaso del Sud a vantaggio degli Stati Uniti: una situazione che, in un certo senso, contribuisce a irrigidire Putin sulla questione ucraina. In secondo luogo, proprio sul Medio Oriente Trump e lo zar hanno bisogno l’uno dell’altro. Putin vuole ritagliarsi un ruolo di mediazione tra Washington e Teheran sul nucleare. E ha inoltre bisogno della sponda con la Casa Bianca per cercare di recuperare un po’ di terreno in Siria. È pur vero che lo zar sta continuando a intensificare i suoi legami con Pechino. Ma è altrettanto vero che Putin teme l’abbraccio soffocante con Xi Jinping: ed è proprio su questo elemento che il presidente americano sta cercando di far leva. È anche in quest’ottica che Trump sta tentando, per esempio, di disatricolare il blocco dei Brics. 

Tutto questo per dire che la crisi ucraina va considerata come intrecciata a una fitta rete di altri dossier: dossier su cui continuerà a giocarsi il complesso rapporto tra Washington e Mosca.

Autore
Panorama

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