Donna uccisa a Settala (Milano), l’ex marito non rispettava il divieto di avvicinamento
- Postato il 12 maggio 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dove stare lontana da casa e dalla donna che maltrattava. A ottobre 2023 gli operatori dei servizi sociali di Settala, il comune alle porte di Milano dove il 3 maggio una donna – Amina Sailouhi (nella foto) – è stata uccisa dal marito mentre la figlia di 10 anni, che ha poi dato l’allarme, era in casa, avevano “scoperto che il padre non rispettava il provvedimento di allontanamento” e il divieto di avvicinamento firmato dai giudici minorili otto mesi prima. Lo hanno messo a verbale gli stessi operatori oggi davanti al Tribunale dei Minori che li ha convocati nell’udienza di affidamento della piccola agli zii materni. Il sindaco di Settala, dopo il femmincidio, aveva dichiarato che quella “famiglia già attenzionata dai servizi sociali e non si poteva fare di più”.
Il padre, ora in carcere con l’accusa di omicidio aggravato, come si evince dal loro racconto, “incontrava la bambina spesso” nonostante il “decreto provvisorio” della magistratura. Incontri che la madre “ha negato” dicendo che il marito “non si era più presentato a casa”. Come hanno spiegato i dipendenti comunali, i colloqui protetti e in uno spazio neutro tra papà e piccola si sono tenuti “regolarmente” fino al luglio dell’anno scorso. “Noi avevamo il sentore che la signora volesse riconciliarsi” con il marito e che, come lei aveva detto, stava aspettando si definisse il procedimento nato in seguito a una sua denuncia per maltrattamenti. Ma “non abbiamo mai saputo del rientro a casa” dell’uomo. Anche la scuola della piccola, descritta come “tranquilla” e “solare”, nell’autunno di due anni fa era stata informata del divieto di avvicinamento del padre alla figlioletta.
La piccola potrebbe essere affidata agli zii materni, la difesa del padre (rappresentata dai difensori Giorgio Ballabio e Maria Cristina Delfino) invece “si rimette su ogni decisione al Tribunale per i Minorenni nell’interesse della minore”. Al termine dell’udienza di oggi, il giudice delegato Alberto Viti si è riservato sulla richiesta di affido per la piccola – presente nella casa al momento del delitto – che continuerà a ricevere un supporto psicologico. Dopo la morte della donna, il Comune di Settala ha aperto una raccolta fondo – la cifra sfiora gli 8mila euro – e l’auspicio di tutti è che il denaro raccolto tramite GoFundMe possa crescere ancora fino a raggiungere l’obiettivo di 50mila euro. La comunità di Settala, “profondamente colpita dal tragico evento”, si unisce per dare un “supporto concreto” alla figlia della vittima di femminicidio. “Le donazioni ricevute, coordinate dall’Ufficio Servizi sociali del Comune, serviranno per fronteggiare le necessità presenti e future della bambina“.
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