Donne d’Impresa: Giovanna Vitelli (Azimut Benetti), la freccia vincente che suo padre ha lanciato

  • Postato il 16 novembre 2025
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Donne d’Impresa: Giovanna Vitelli Presidente del Gruppo Azimut Benetti, la freccia vincente che suo padre ha lanciato per colpire a segno il successo dell’azienda di famiglia.

Una storia tutta piemontese difficile da raccontare in poche righe, perché Giovanna Vitelli cresciuta a “pane e barche” è l’emblema di un successo guadagnato per competenza, impegno e passione. Non  ha mai amato, Giovanna, definirsi una “figlia di papà” e di fatto lo aveva anche dimostrato scegliendo per la sua vita futura un impegno nell’attività legale in uno dei maggiori studi italiani che poi l’avrebbe favorita anche per un ulteriore incarico negli Stati Uniti.
Laureata in Giurisprudenza con lode, presso l’Università di Torino nel 1999, la sua missione di avvocato sembrava essere la sua vera scelta di vita. E, invece! “Nel momento in cui mio padre mi ha detto se tu vai negli USA io vendo l’azienda di famiglia…” Giovanna Vitelli non ha avuto dubbi.

La fiducia che suo padre, Paolo Vitelli,  le aveva totalmente attribuito credendo nelle sue grandi potenzialità per il futuro dell’azienda le ha dato la forza di cambiare il suo obiettivo di vita futura diventando infatti imprenditrice. Padre imprenditore che fin da bambino aveva dimostrato genio e fiuto per gli affari, la mamma Marila Guadagnini, politologa, docente universitaria, hanno generato in Giovanna un’eredità genetica di imprenditrice d’ eccellenza.
Già anche Console di Norvegia a Torino, appassionata di mare, montagna, sci e felice di circondarsi di pochi ma veri amici, non a caso Giovanna, nel lavoro in azienda ha creato un suo team di coetanei di cui è fiera di considerarsi “primus inter pares”. I due figli Giacomo e Caterina sono i suoi veri gioielli di famiglia, che naturalmente vivono con orgoglio il mondo della nautica, senza subire però pressioni dalla mamma per quello che potrà essere il loro futuro eventualmente in azienda.

Giovanna Vitelli, oggi raro esempio di imprenditrice di successo del Gruppo Azimut Benetti conta circa 2500 dipendenti con un miliardo e mezzo di fatturato. È lei, dal 2023 alla guida dell’azienda che suo padre Paolo Vitelli fondò nel 1969 ed è oggi presente in oltre 80 Paesi con 138 punti vendita e assistenza. La sua politica aziendale è tutta orientata per la sostenibilità, l’innovazione e una governance davvero moderna la cui chiave di volta è rappresentata dalla collaborazione e il lavoro con il suo team.

È lei, dal 2023 alla guida dell’azienda che suo padre Paolo Vitelli fondò nel 1969 ed è oggi presente in oltre 80 Paesi con 138 punti vendita e assistenza. La sua politica aziendale è tutta orientata per la sostenibilità, l’innovazione e una governance davvero moderna la cui chiave di volta è rappresentata dalla collaborazione e il lavoro con il suo team.  Da oltre 25 anni è lei che ha curato in particolare un’attenta filosofia per la divisione aziendale dedicata ai servizi: perché non è solo importante vendere la barca ma lo è altrettanto procurare il supporto finanziario e la ricerca dell’ormeggio sicuro nelle varie marine dedicate.
A piccoli ma importanti passi fin dall’inizio del suo impegno dell’azienda si è occupata di gestione e prodotto, portando avanti Azimut Benetti con un obiettivo sempre più all’avanguardia e orientato alla salvaguardia dell’ambiente marino. Per sapere qualcosa di più di lei e della sua vita le abbiamo chiesto:

La sua strategia aziendale pare non abbia previsto un eventuale entrata in Borsa. Qual è il futuro che lei prevede per Azimut|Benetti?

Il futuro che immagino per Azimut|Benetti è quello di un’azienda sempre più solida, indipendente e capace di continuare a guidare il cambiamento nel settore.
La crescita non passa necessariamente attraverso la Borsa, ma attraverso la capacità di creare valore reale e duraturo. La nostra forza è la libertà: poter scegliere e agire con rapidità, senza dover rispondere alle logiche di breve periodo che spesso la Borsa impone.
Abbiamo le risorse per farlo e continueremo a investire in innovazione, sostenibilità e nel capitale umano — valori che rappresentano la vera ricchezza del Gruppo.

Il carbonio è stata una delle sue sfide per alleggerire la barca k e ridurre i consumi, favorendo l’eco-sostenibilità. Quali altri materiali potrebbero essere presi in considerazione per un futuro sempre più innovativo e sostenibile?

L’utilizzo del carbonio per alleggerire le barche è stato un punto di svolta nella riduzione dei consumi della flotta Azimut. Fu una scelta lungimirante introdotta da mio padre: alleggerire le barche per consumare meno, non per aumentare la velocità. Un principio che unito alle carene efficienti e alle propulsioni innovative porta la flotta “Low Emission yachts” di Azimut ad essere oggi la più efficiente sul mercato, con una riduzione dei consumi fino al 30% in meno rispetto alla concorrenza. Produciamo internamente le strutture in carbonio nel nostro stabilimento di Avigliana, dove un forno di grandi dimensioni ci consente di garantire standard qualitativi altissimi e di controllare direttamente l’intero ciclo produttivo, ottimizzando anche l’impatto ambientale.

Sul fronte dei combustibili, siamo stati i primi nel settore a siglare un accordo con Eni Live per l’impiego del biodiesel HVO, con un risparmio stimato di 1.800 tonnellate di CO₂ all’anno, e stiamo lavorando all’introduzione del metanolo verde sui primi yacht Benetti.

Oggi stiamo sperimentando nuovi materiali e compositi naturali, come il sughero per la pavimentazione esterna – una risorsa rinnovabile e riciclabile al 100%, alternativa sostenibile al tradizionale teak – e materiali rigenerati per i rivestimenti interni.
Per la Serie Seadeck, ad esempio, utilizziamo R-PET, equivalente a circa 15.000 bottiglie di plastica riciclate per ogni unità prodotta, e moquette ottenute dal nylon delle reti da pesca recuperate in mare.

Stiamo inoltre introducendo vernici e resine bio-based, riducendo l’impatto chimico. In un’ottica di economia circolare, abbiamo avviato programmi di recupero e riutilizzo dei residui di vetroresina e legno, mentre a Livorno e Viareggio collaboriamo con Ogyre per la raccolta e il riciclo della plastica marina, contribuendo alla creazione di un nuovo hub di recupero nel cuore della Toscana.

Parallelamente, il nostro impegno si estende ai processi produttivi, con l’obiettivo di coprire entro il 2026 il 50% del fabbisogno energetico dei nostri cantieri attraverso fonti rinnovabili.
Questi risultati sono frutto del lavoro del nostro Dipartimento R&D di Varazze, che collabora con partner internazionali come MTU, Volvo Penta e Siemens, oltre che con università e centri di ricerca come il Politecnico di Torino e il Politecnico di Milano.
Credo che la sostenibilità non riguardi solo i materiali, ma rappresenti un approccio culturale e sistemico che deve permeare ogni scelta progettuale e gestionale. È un cammino che mio padre ha intrapreso oltre vent’anni fa e che oggi chiamiamo Green Route: un percorso che unisce tecnologia, responsabilità e visione, nel rispetto del mare e delle generazioni future.

A causa degli altalenanti problemi legati ai dazi, quali strategie di vendita prevede per i mercati di America, Europa e Oriente nel 2026?

Il nostro modello di business è da sempre globale e bilanciato. L’America resta un mercato di riferimento, l’Europa il cuore del nostro heritage, mentre l’area Asia-Pacifico e il Medio Oriente rappresentano mercati vivaci e in forte crescita. Le direttrici industriali e di innovazione del Gruppo mirano a consolidare la presenza su tutti i mercati internazionali, assicurando un presidio bilanciato e competitivo. Anche in un contesto di crescente volatilità socioeconomica, il backlog conferma infatti una distribuzione geografica equilibrata tra le principali aree: 38% in Europa, 31% nelle Americhe e 31% nell’area MEA-APAC.

Oltre alla partecipazione ai principali boat show del mondo, organizziamo eventi dedicati ai nostri armatori e stakeholder, spesso in collaborazione con partner locali.

Qualcuno dice che lei ha la grinta di suo padre con l’eleganza e il tatto femminile di una donna. In cosa crede di assomigliargli? E se fosse ancora e sempre lui la sua vera guida?

Mio padre resta la mia più grande fonte di ispirazione. Mi ha trasmesso la passione per questo mestiere, l’attenzione ai dettagli e, soprattutto, il rispetto per le persone.
Credo di assomigliargli nella determinazione, nella curiosità e nella convinzione che si possa e si debba sempre migliorare. Era un visionario e non avrei potuto desiderare un maestro migliore. Gli devo molto: non solo ciò che so, ma anche ciò che sono. I suoi insegnamenti e i suoi valori continuano a guidarci ogni giorno.

Nata sotto il segno delle “barche”, si dice che lei abbia una sorta di sesto senso che guida le sue scelte aziendali. È vero?

Forse sì, ma credo che quel “sesto senso” sia il frutto di tanti anni vissuti dentro ai cantieri, osservando, ascoltando, imparando. Quando ero bambina, mio padre — per tenermi occupata — mi mandava in giro per la barca su cui stava lavorando. Con foglio e penna, annotavo tutto ciò che mi sembrava migliorabile. Mi sentivo gratificata quando vedevo che alcune delle mie osservazioni venivano accolte.Quando vivi in questo mondo fin da piccola, sviluppi un’istintiva sensibilità per ciò che funziona e ciò che non convince. Le decisioni nascono da una combinazione di analisi, esperienza e intuizione — e quest’ultima, spesso, è la più preziosa.

Esiste un suo progetto ancora da realizzare?

Si dice che il progetto più bello sia quello che dobbiamo ancora immaginare.
La sfida continua riguarda le nuove frontiere della tecnologia, del design e della comprensione dei desideri dei nostri clienti. La nostra missione è anticipare le tendenze, proporre soluzioni alternative e rompere gli schemi per ridefinire i parametri dello yachting contemporaneo.

Fin dagli anni ’70, Azimut ha saputo distinguersi per la capacità di innovare: nel 1975 con l’AZ 43’ Bali, primo modello realizzato in vetroresina; nel 1978 con l’AZ 32’ Targa, il primo yacht in assoluto con design open hardtop, dotato di timoneria rialzata e tettuccio apribile. Il suo successo fu tale da valergli il soprannome di “Ford T del mare”. Nel 1982 arrivò la Failaka 105, allora il più grande motor yacht in fibra di vetro, e nel 2003 — ispirandosi alle tecniche costruttive dell’automotive — Azimut introdusse per la prima volta le finestrature a scafo al posto dei tradizionali oblò: una vera rivoluzione di tecnologia e design che portò la luce naturale all’interno delle cabine.

Oggi la flotta Azimut rappresenta una delle collezioni di yacht più ampie e complete al mondo, articolata in diverse serie che rispondono a differenti stili di navigazione: dal family cruising agli yacht più sportivi e performanti, fino alle grandi imbarcazioni pensate per le lunghe crociere.

Il recente Azimut Seadeck 7, appartenente alla linea Seadeck e progettato da Alberto Mancini per le linee esterne e da Matteo Thun & Antonio Rodriguez per gli interni, incarna al meglio la nuova filosofia del brand, fondata su un concetto di navigazione più consapevole, in armonia con il mare e con l’ambiente. A bordo si respira un’atmosfera calda e naturale, valorizzata dall’impiego di materiali sostenibili e da una palette di colori morbida e contemporanea. Dal punto di vista tecnico, è equipaggiato con propulsioni Volvo Penta IPS, che assicurano manovrabilità, silenziosità ed efficienza nei consumi. La struttura utilizza materiali compositi e fibra di carbonio, mentre i pannelli solari integrati contribuiscono all’alimentazione dei sistemi di bordo. Grazie a queste soluzioni, il Seadeck 7 rientra nella categoria dei Low Emission Yachts di Azimut, con una riduzione dei consumi e delle emissioni di CO₂ fino al 40%, e vanta la certificazione RINA Green Plus Platinum, la più alta nel suo genere.

Benetti, dal punto di vista del design, ha creato delle vere icone. Un esempio emblematico è l’“evoluzione della beach area”, di cui il Gruppo è stato pioniere.
Più che un cambiamento di design, rappresenta un’evoluzione culturale nel significato stesso del lusso — verso una dimensione di apertura e di autentica connessione con il mare.

L’Oasis Deck®, nato nel 2019 in collaborazione con lo studio inglese RWD, è stata la prima espressione concreta del nostro desiderio di avvicinare la vita a bordo al mare. Abbiamo progettato uno yacht capace di aprirsi letteralmente sull’acqua grazie alle “ali” laterali dello scafo, creando una terrazza galleggiante che ha rivoluzionato il modo di vivere la poppa. Successivamente, con il Motopanfilo 45, abbiamo portato avanti questa stessa idea di continuità tra interno ed esterno con il Veranda Deck®, che reinterpreta il ponte principale aprendolo sui tre lati e trasformandolo in una veranda sospesa sul mare, con piscina a sfioro e spazi che dialogano naturalmente con l’ambiente circostante. Oggi questa filosofia evolve ulteriormente con il B.Loft, disegnato da Giorgio Cassetta, dove la visione architettonica si ispira al linguaggio delle grandi ville e dei loft contemporanei. Il progetto prevede uno spazio a poppa, denominato Cabana Deck, che rivoluziona nuovamente il concetto di beach club a bordo. Rappresenta la quintessenza della privacy e della connessione con il mare: un ambiente inedito, dove interno ed esterno si fondono in un continuum naturale, con un’area relax di 120 m² parzialmente coperta che si apre sull’acqua, offrendo un’esperienza unica, immersiva e autenticamente pieds dans l’eau.

Come vede, i progetti sono tanti e la rotta è chiara: continuare a costruire un’azienda che resti di famiglia e di persone, capace di coniugare tecnologia e bellezza, performance e rispetto per il mare. Il mio sogno è che ogni yacht Azimut|Benetti, ovunque nel mondo, racconti non solo l’eccellenza italiana, ma anche un modo gentile e consapevole di vivere il mare.

 

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Blitz

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