Donne in politica: Meloni domatrice dì Tajani e Salvini, Schlein infanga l’Italia, Appendino rimpiange Grillo
- Postato il 21 ottobre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Fin quando Giorgia Meloni avrà la forza e la pazienza di mettere in riga Antonio Tajani e Matteo Salvini?
Finora è riuscita a trovare il bandolo di una matassa assai intricata, ma se i dubbi e le perplessità rimarranno, non sarà una vita facile fino alle elezioni del 2027.
Prima la tassa sui redditi – profitti delle banche, poi l’alzata di scudi del ministro degli esteri il quale dice senza mezzi termini: “Le decisioni si prendono in tre”. Infine una divisione sul prelievo del 26 per cento sugli affitti brevi.
La bagarre continua anche se a volte la premier rimane sola a combattere i suoi vice. Comunque il vero problema sta nella concorrenza che si fanno i due leader di Forza Italia e della Lega.
Meloni tra due galletti
Donne in politica: Meloni domatrice dì Tajani e Salvini, Schlein infanga l’Italia, Appendino rimpiange Grillo (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Tutto per conquistare una medaglia d’argento, cioè un secondo posto in classifica dopo il primo indiscusso del partito della Meloni. Potrebbe sembrare strano e singolare che ci si azzuffi per un particolare di poco conto se rapportato agli interessi del Paese.
Eppure, la realtà è questa e lo dimostra il fatto che ogni volta che si va al voto, la preoccupazione maggiore dei due vice è quello di vedere chi ha vinto e chi ha perso anche se la differenza è di poche centinaia di preferenze.
Finora, il presidente del consiglio ha trovato la quadra per una condivisione di intenti, ma non è semplice ogni giorno convincere gli alleati che questa non è la strada giusta.
Però, si commenta, la premier potrebbe dire ai due: “Se non la smettete, il governo andrà in minoranza e noi dovremo cedere lo scettro”. Conviene questo atteggiamento oppure è meglio rinsavirsi e non pensare più che è fondamentale tagliare il traguardo per secondi?
I problemi sono già tanti per l’esecutivo, preoccuparsi ora di questo dissidio è davvero inconcepibile. Se si deve finire nell’occhio del ciclone per colpa dell’opposizione è un evento che si può comprendere. Ne consegue che ogni giorno si alza la polemica pure se non c’è nessuna connessione fra quanto accade e la conseguente responsabilità di Palazzo Chigi.
L’attentato a Ranucci
L’ultimo episodio, cioè il vile attentato a Sigfrido Ranucci Ranucci. Una bomba esplode a pochi centimetri dalla macchina del giornalista e la sinistra tuona. Non solo in Italia, gli insulti arrivano sino ad Amsterdam dove si svolge il convegno dei socialisti europei. “Nel mio paese – ritiene convinta Elly Schlein – la democrazia è a rischio e la libertà di stampa corre seri pericoli, se non è già morta”.
Ora quale connessione ci sia fra l’ordigno e la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero lo sa soltanto la segretaria del Pd. Ma in questo modo si toglie all’avversario la patente di legittimità democratica. Non è poco, crediamo.
Alla porta bussano ancora tre elezioni in Campania, Veneto e Puglia e la campagna si fa più aspra, perché il campo largo vuole dimostrare che questa coalizione può dare una grande spallata all’esecutivo. In due delle tre regioni la sinistra non corre pericoli, è in Campania che i numeri non sono certi.
Roberto Fico, un grillino doc, è il candidato che vuole succedere a Vincenzo De Luca, ma è proprio da quest’ultimo che deve difendersi perché Don Vincenzo non ci sta a lasciare la poltrona. Ad ingarbugliare le acque ecco presentarsi i gemelli della politica italiana, Fratoianni e Bonelli, che dopo aver “inventato” Soumahoro e la Salis, presentano a Napoli e dintorni una campano-palestinese che vive da tempo nel nostro Paese.
Si chiama Souzan Fatayer e si è presentata con questo biglietto da visita: “Le parole di questo ebreo fanno rimpiangere l’incompleta missione di Hitler”. Che dire? Niente.
I 5Stelle che non hanno più nelle loro file Chiara Appendino, scendono in piazza oggi a Roma per difendere la libertà di stampa. Guidati da Giuseppe Conte faranno sentire la loro voce. Peccato che la platea non potrà udire le parole che pronunciava una volta Beppe Grillo, il padre dei pentastellati. “I giornalisti? Sono tutti mafiosi , buffoni, corrotti e falsi”.
Meno male che Roma ha un sindaco, Roberto Gualtieri, (vuole presentarsi di nuovo per sedersi ancora in Campidoglio) il quale assicura in un prossimo futuro una capitale assolutamente diversa: senza la buriana del traffico e con i trasporti che funzioneranno a dovere. Sindaco, sia gentile: è una promessa o una minaccia?
Quella di Jannik Sinner, invece, non è un semplice avvertimento, ma una decisione. Non parteciperà alla Coppa Davis perché si deve preparare per gli open d’Australia. Certo, far parte della nazionale non vuol dire intascare sei milioni di dollari come è stato quando ha vinto l’ultimo torneo. Quindi, gli azzurri possono aspettare: a soffrire saranno i tifosi del tennis che hanno contribuito a rendere il giovanotto altoatesino un divo mondiale.
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