Dopo gli arresti Sala difende il modello Milano: “Rivendico la stragrande maggioranza delle operazioni immobiliari”

  • Postato il 5 agosto 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Per la procura di Milano un gran numero di operazioni immobiliari – dal centro alla periferie, che fossero grattacieli o nodi o aree da riqualificare – sono una “incontrollata speculazione edilizia” e per questo ha chiesto e ottenuto l’arresto di sei dei 74 indagati. Tra cui il sindaco Beppe Sala – per cui i pm Mauro Clerici, Paolo Filippini e Marina Petruzzella – stanno valutando un ricorso contro il mancato riconoscimento da parte del giudice per le indagini preliminari dell’induzione sul caso del P39-Pirellino. Il primo cittadino – che a Rtl 102.5 dice di aver saputo di essere indagato dal direttore del Corriere della Sera – rivenda quell’espansione verticale della città con queste parole: “Io dico che a Milano possono esserci state operazioni non corrette ma nella stragrande maggioranza le operazioni immobiliari che sono state fatte hanno un senso, anzi le rivendico. È inutile che mi nasconda dietro a un dito. Milano secondo me è meglio di anni fa, alcuni errori ci possono essere ma se l’alternativa è stare fermi non è il motivo per cui cittadini mi hanno votato. Lungi da me dire, non è colpa mia, se ci sono errori la colpa è mia, poi vediamo la forma della colpa”.

L’inchiesta è nata dal caso di un palazzo con più piani costruito in un cortile vicinissimo ad altre case. “Si tratta di uno su 300 interventi a Milano – ha replicato il sindaco -, è stato certamente un errore, il resto è lì da vedere. Si è passati dal magnificare il modello Milano dicendo che era tutto perfetto, adesso è diventato il sistema Milano, queste cose non servono e non corrispondono a realtà – ha aggiunto ancora -. Chi fa per definizione sbaglia ma Milano rispetto a venti anni fa è migliorata, poi la giustizia farà il suo corso ma non possiamo buttare via tutto. Milano ha fatto un percorso ed è l’unica città internazionale italiana – ha concluso -, anche con errori ma buttare via tutto mi pare sbagliato”.

I venti anni in cui la capitale finanziaria è diventata più bella secondo il sindaco sono finiti nelle considerazione del gip che parlando del “concentrato di potere” della Commissione paesaggio, guidata dall’architetto Giuseppe Marinoni ai domiciliari con l’accusa di corruzione, che governata la “spartizione” del territorio edificabile di Milano ai “migliori offerenti”, ha scritto che i responsabili sono individuabili in un “segmento della classe politica in parte concorrente nei singoli reati, in parte colposamente connivente laddove ha consapevolmente lasciato, per decenni, che la commissione concentrasse su di sé un potere enorme…” E anche che “non può tuttavia sottacersi il fatto che non solo i conflitti di interesse emersi in questo procedimento erano ben noti a quella stessa Giunta, ma, nel caso di Marinoni, erano state persino dalla stessa consapevolmente creati…”.

“Ho firmato proposte dei tecnici” – Quanta questa consapevolezza possa essere reato e quanto è responsabilità politica, si vedrà con il prosieguo delle indagini ed eventualmente con le amministrative che sono molto lontane nel tempo. “Nel mio caso il gip ha negato che io abbia fatto pressione per fare approvare delle cose, rimane a mio carico l’accusa di avere firmato la nomina della commissione paesaggio. Quando fai un bando pubblico, una commissione del Comune sceglie in base a una valutazione tecnica i componenti e il sindaco poi firma. Ma cosa pensiamo, che il sindaco una volta che questa commissione ha fatto questo lavoro si mette a fare l’analisi sua, uno per uno dei componenti? Firma. Io ho firmato rispetto ad una proposta su cui altri hanno lavorato per mesi. La giustizia farà il suo corso ma stiamo parlando di questo”.

Questo e anche del destino – primo con parere negativo – poi favorevole condizionato, poi condizionato e basta del progetto P-39 Pirellino per cui agli atti dell’inchiesta c’è un messaggio dell’architetto Stefano Boeri (anche lui indagato, ndr) che il 21 giugno 2023 scrive: “Ciao Beppe. Scusa il disturbo su un tema che mi riguarda come prof. Davvero non avrei voluto farlo ma domani ho conferimento in Commissione Paesaggio dopo due bocciature su Progetto Bosco Verticale Porta Nuova. Ne ho parlato a lungo con Giancarlo (Tancredi, allora assessore), Mario e Malangone. Marinoni sta sbagliando nel chiederci variazioni che non c’entrano nelle competenze della commissione. E non solo con noi. Se insiste rischiano rottura e ricorso Tar e Catella (Manfredi, l’immobiliarista di Coima) che va sui giornali. Ho suggerito di spostare conferimento. Scusa, ultima cosa crearti problemi ma prendilo come warning per domani. Ciao”.

Sala a quel messaggio risponde in giornata che verificherà e il giorno dopo l’“allarme”, la Commissione, presieduta da Giuseppe Marinoni (per cui la procura aveva chiesto il carcere), dà un parere favorevole condizionato. Boeri quindi manda due vocali a Catella (che dopo i pareri negativi di marzo e maggio si era già lamentato con lo stesso Marinoni, ndr) spiegando che le obiezioni del presidente erano sparite completamente. Il 5 ottobre, poi, il progetto ottiene il parere favorevole: l’impatto “dei volumi” e “gravi incongruenze progettuali” si erano attenuate fino a sparire anche grazie, questa l’ipotesi dei pm Petruzzella, Filippini e Clerici – all’intervento dell’ormai ex assessore Giancarlo Tancredi. Che nell’interrogatorio davanti al gip ha dichiarato su alcune contestazioni: “Leggendo le carte, le chat tra alcune persone, col senno di poi potrei dire: ‘Certo, forse avrei fatto meglio a non farlo… qui mi rendo conto che lo snodo Marinoni poteva creare qualche imbarazzo” sostenendo di aver agito “nell’interesse pubblico”.

San Siro – C’è poi il capitolo San Siro. I pm hanno individuato criticità e potenziali conflitti di interessi sulle riqualificazioni intorno al Meazza e c’è intenzione di approfondire elementi emersi durante la prima parte delle indagini. Tutto ruota intorno alla vendita dello stadio di San Siro a Inter e Milan: “Vedremo a settembre cosa succederà, dobbiamo passare dal Consiglio comunale. San Siro è uno di miei obiettivi per dignità personale ci sto lavorando da parecchi anni” ha detto Sala che anche nei giorni scorsi ha chiesto un’accelerazione. “Vedremo se la politica seguirà questa via, quello che noto avendo viaggiato per il mondo è che le grandi città hanno stadi nuovi, San Siro invece non è nuovo – ha aggiunto -. Qui mi fermo perché so che sarà motivo di polemiche, a non fare nulla apparentemente va tutto bene ma la contemporaneità spinge al cambiamento soprattutto una città come Milano. Io voterò a favore in aula, perché voto anch’io, e vedremo quello che succederà”.

“Serve un tavolo” – Le indagini da una parte e la politica dall”altra, ma in mezzo ci sono anche alcuni acquirenti che hanno versato soldi che difficilmente vedranno restituiti con la beffa di essere senza casa in una città i cui prezzi di affitto e vendita sono, talvolta, inavvicinabili. “Il rischio che Milano si fermi” a causa delle inchieste sull’urbanistica “c’è, adesso la situazione è un po’ rallentata, poi c’è la situazione delle persone che hanno versato anticipi per le costruzioni che sono ferme” dichiara Sala.
Le famiglie “le ho incontrare anche venerdì e mi sento di dire quello che ha detto il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, cioè che serve un tavolo in cui ci sono tutti i protagonisti – ha aggiunto -, ci devono essere anche i costruttori e l’accordo deve essere siglato dalla Procura, noi ci stiamo lavorando con l’avvocatura del Comune. C’è bisogno che tutti ci diamo una mano, non è un tema che si risolve tra Comune e cittadini“.

“Provato ma vado avanti” – Infine conferma che proseguirà il lavoro da sindaco: “Sono un po’ provato, ovviamente non è piacevole la situazione, ma alla fine la passione e la voglia di lavorare prevalgono, per cui andiamo avanti con intensità”. Il 21 luglio in Consiglio comunale ha tenuto un discorso dove ha spiegato di voler andare avanti nel mandato nonostante tutto. “Alla fine prevale il senso del dovere, ho 67 anni e ho fatto tante cose nella vita – ha aggiunto -, non è che coltivo qualche ambizione, guardo al futuro con disincanto. Ho il senso del dovere e credo che Milano abbia ancora bisogno – ha spiegato ancora -, torneremo dalle vacanze a settembre e mancheranno 18 mesi alla fine del mandato e vorrei farli al meglio possibile”. Di non dimettermi “l’ho fatto solo per senso del dovere perché non sono un tipo che molla. Non è che Expo sia stata una passeggiata, io so cosa ho sofferto ma è stato un successo per Milano, quindi bisogna anche sapere resistere in certi momenti”. E in questo senso ha spiegato di apprezzare le parole della premier Giorgia Meloni secondo cui “non ci si dimette per un avviso di garanzia”. Del resto anche il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana dal primo minuto ha avuto parole di solidarietà per Sala. Forse anche perché i bonus volumetrici del 25% con cui l’imprenditore di Coima, Manfredi Catella (ai domiciliari), immaginava di trasformare l’ex Pirellino di Milano in due grattacieli uniti da un ponte-serra erano stati votati dal Consiglio regionale della Lombardia con una legge approvata 24 ore dopo il rogito. “La più grande fregatura che io abbia mai subito” ha detto l’immobiliarista al gip durante l’interrogatorio di garanzia.

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