Dopo il 7 ottobre, chi in occidente ha il coraggio oggi di dire mai più?

  • Postato il 3 ottobre 2025
  • Di Il Foglio
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Dopo il 7 ottobre, chi in occidente ha il coraggio oggi di dire mai più?

Al direttore - Nella mia vita sindacale e di partito ho partecipato a numerose riunioni di organismi dirigenti, di quelle interminabili ed estenuanti, impegnate nella spasmodica ricerca di una mediazione tra posizioni differenti e talvolta inconciliabili. Un faticoso lavoro di cesello di verbi, aggettivi e sostantivi per trovare a ogni costo una fittizia unità, vecchio retaggio della tradizione comunista: il timore ancestrale delle divisioni interne, per convinzione o per convenienza. Del resto, c’è sempre un domani per aprire un confronto schietto sulla politica internazionale del Pd. Accontentiamoci, quindi, dell’astensione di Schlein sul piano di Trump per Gaza. E’ quanto oggi passa il convento. Se però qualche suo frate riformista cominciasse ad almeno dire, terminata l’epopea della flotilla, che occorre non schiacciarsi passivamente su una narrazione genocidiaria, spendersi con più coraggio nella condanna dell’antisemitismo, non spalleggiare più grotteschi personaggi come la signora Francesca Albanese, sono certo che si guadagnerebbe il paradiso. Sono piccole questioni, lo so. Ma, proprio per questo, se non ora quando?
Michele Magno

Non ci si può accontentare. Nomi da ringraziare del Pd che ieri hanno votato come si doveva votare, ovvero a favore: Lorenzo Guerini, Graziano Delrio, Marianna Madia, Lia Quartapelle, Virginio Merola, Walter Verini, Filippo Sensi, Pier Ferdinando Casini. Ben fatto.

 


Al direttore - Ci sono date che parlano più di mille editoriali. Il 7 ottobre è una di queste. 1571: Lepanto. Potenze divise, spesso nemiche, si unirono per difendere la civiltà cristiana e occidentale contro la minaccia ottomana. 2023: Hamas colpisce Israele, con un massacro che ha mostrato all’occidente il volto crudo del fondamentalismo. 2025: una nuova “flotta” non navale ma mediatica si è messa in moto, non per difendere l’occidente, ma per giustificare chi lo odia: ong, piazze, influencer, intellettuali, tutti pronti a difendere Gaza senza distinguere tra civili e Hamas, tra vittime e carnefici. Il paradosso è bruciante: nel 1571 i nostri antenati si unirono per difendere la loro civiltà. Oggi molti occidentali, invece, preferiscono demolirla dall’interno, consegnandosi alla propaganda di chi disprezza la libertà, la democrazia, i diritti delle donne, il pluralismo. Israele non è innocente, ma resta un presidio dei nostri valori. E a Gaza non si combatte solo per un confine: si combatte per l’anima dell’occidente. La domanda che pongo è semplice: vogliamo ancora difenderli, questi valori, oppure li lasciamo naufragare nel mare dell’ipocrisia mediatica?
Marcello Nicodemo

La domanda ulteriore, consequenziale, è molto semplice: chi ha il coraggio oggi di dire mai più?

 

 

Al direttore - Condivido pienamente la sua opinione sul beneficio che il “risiko” (parola consolidatasi, ma da sostituire perché evoca il gioco) reca al sistema bancario e all’Italia. Bisogna sempre partire dal fatto che le banche sono imprese, ma regolate in maniera speciale innanzitutto per la tutela del risparmio, per cui l’intervento pubblico, quando ve ne sono le ragioni, non è affatto una forzatura. Buona parte degli sviluppi della vicenda Montepaschi-Mediobanca è stata causata dalla ricapitalizzazione precauzionale pubblica, sospinta dalla Banca d’Italia, che ha evitato al Monte il dissesto e dato impulso alla risalita. E’ significativo che, a dispetto del “bail in” e delle altre norme europee frutto di una approssimativa emanazione, il più antico istituto del mondo si salva e si rilancia con una misura pubblica che richiama il cosiddetto decreto Sindona il quale consentiva l’erogazione di anticipazioni della Banca centrale a tasso speciale a quelle banche che intervenivano in consorelle in crisi, decreto abrogato con la partecipazione all’euro. L’importante scelta compiuta è stata quella di cogliere, a suo tempo, il risanamento del Monte come l’occasione per la realizzazione di un pilastro per una molto importante operazione di consolidamento e riorganizzazione del settore, che in effetti  sta avvenendo. Che riguardi, come aggreganda, una banca dal passato prestigioso mentre ora ne  appare in calo la spinta propulsiva, può stupire solo chi guarda ai blasoni e sogna, malamente citando Orazio, di essere vincitore del vincitore. In effetti, siamo tornati alle origini: non si dimentichi che Mediobanca fu voluta da Mattioli come Banca della Comit e per la Comit. Un istituto di credito speciale per una Banca ordinaria.
Angelo De Mattia

Al direttore - Luci sulla Leopolda. Del resto che c’è di male, siamo stati tutti là. E l’uomo ha tanti difetti però bisogna dargli atto di grande testardaggine, unitaria così così. Piuttosto l’appuntamento induce ulteriori riflessioni sul Pd. Fossi in loro non starei sereno nel seguire l’evento, perché delle due l’una. O questa edificanda casa riformista rimane un monolocale troppo piccolo per aiutare a vincere, ma capace con la sua stessa esistenza di causare infinite turbolenze di coalizione. Oppure l’impresa si espande, si fa casa e cosa seria con dentro donne e uomini competitivi, e allora magari la somma numerica di coalizione aumenterà pure ma le turbolenze aumenteranno molto di più. Caro direttore, non si scappa: finché il Pd conterà meno della metà della futura eventuale alleanza di governo, le chiavi di casa non saranno mai davvero sue. La porti un bacione a Firenze, quando va.
Stefano Menichini

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Il Foglio

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