Dopo la carne coltivata la cannabis light: all’estero si investe e si creano posti di lavoro, in Italia si vieta e si blocca l’innovazione
- Postato il 2 maggio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Il recente decreto Sicurezza approvato dal Governo ha proibito la vendita e la produzione della cannabis light mettendo così a rischio più di 20mila posti di lavoro in un settore che in questi anni ha creato un giro economico da 2 miliardi di euro che si è tradotto in centinaia di milioni di euro in tasse.E mentre le maggiori organizzazioni della categoria si preparano a dare battaglia presentando ricorsi alla Corte Costituzionale, i produttori in molti casi non si fermano annunciando così veri e propri atti di disobbedienza civile.
È bene ricordare che stiamo parlando di piante prive dei principi attivi che la renderebbero una sostanza stupefacente. All’interno della versione light è però presente il cannabidiolo che ha invece un effetto rilassante e medico. Si tratta quindi di una battaglia ideologica portata avanti non si sa bene con quale logica e che porterà sicuramente ad un richiamo da parte della Consulta.
Il blocco farà nel frattempo trasferire milioni di euro “italiani” all’estero: decine di imprenditori hanno infatti già annunciato che le loro produzioni, che prevedono anche svariati prodotti alimentari derivati dalla canapa, lasceranno il Paese per spostarsi in altri paesi dell’Unione (Spagna e Repubblica Ceca su tutti). Altro paradosso è che le persone saranno costrette ad acquistare questo tipo di prodotti da aziende straniere che potranno continuare a importarli in Italia grazie alle norme europee. Insomma un gran pasticcio che rischia fra l’altro di “contaminare” anche chi lavora con la cannabis per scopi industriali producendo materiali edili o filamenti per i tessuti.

Dopo la carne coltivata la cannabis light
Dopo la carne coltivata su cui la ricerca italiana, unico caso al mondo, è stata costretta a chiamarsi fuori ancor prima che il prodotto in questione venisse realizzato in maniera definitiva, l’esecutivo di Giorgia Meloni continua a prendere decisioni in campo agricolo, zootecnico e alimentare basate sulla superstizione e sulla furia ideologica. Insomma il Governo fa scelte di propaganda sulla pelle di decine di imprenditori giovani che hanno investito in un mercato che ha reso l’Italia un’avanguardia. Contro la decisione non a caso si è schierata anche la Coldiretti, ben consapevole della volontà governativa di accanirsi contro uno specifico settore che, come detto, non morirà ma sarà solo rimpiazzato dai produttori esteri o peggio ancora dal mercato nero.
Al momento, ed è l’unica cosa certa, il divieto farà abbandonare ancora di più le campagne italiane che, in quanto a ricettività lavorativa, non se la passano affatto bene. Alla faccia di chi parla ogni giorno di “sovranismo alimentare”.
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