Dopo lo sfogo di Conte, Napoli scopre il miglior De Laurentiis: questa volta tempi e modi sono stati perfetti
- Postato il 11 novembre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Aurelio De Laurentiis è un comunicatore debordante, di solito. Problemi ad alzare toni e tiro non se n’è mai fatti granché; per guardare un esempio recentissimo basta leggere le dichiarazioni del massimo dirigente azzurro al Football Business Forum della Bocconi, con lo stadio Maradona etichettato come “semicesso” e attacchi a Ceferin. Dichiarazioni che possono far discutere e che anzi ne hanno l’obiettivo preciso, ma che non sorprendono. Se sul fronte esterno AdL è sempre AdL, è un unicum invece la versione “interna”, nel suo ruolo di massimo dirigente del Napoli. Il De Laurentiis old style infatti non aveva mai scisso le due versioni: vulcanico con l’esterno, travolgente pure con l’universo Napoli — squadra, allenatori, tifosi — con effetti non sempre positivi. Il nuovo De Laurentiis, non più padre padrone ma padre di famiglia, è effettivamente una sorpresa.
Anche nei metodi: di solito il profilo X/Twitter di De Laurentiis era stato lasciato alle comunicazioni ufficiali, come annunci di calciatori, rinnovi, accordi siglati, mentre ieri è stato utilizzato per spegnere sul nascere l’incendio provocato dalle dichiarazioni di Antonio Conte. “Tra me e Antonio Conte una sintonia speciale”, scrive Aurelio, e le possibili dimissioni del suo tecnico diventano “una favola web”. Fine. Il presidente incendiario e dalla favella smisurata che dosa scientemente i caratteri e spegne, di fatto, un incendio che la sconfitta col Bologna e il successivo Conte furioso avevano innescato.
Una versione nuova di AdL, e pressoché impeccabile, che coincide con l’arrivo di Conte. È diventato “morattiano” Aurelio col mister salentino: sempre pronto a investire, mai sopra le righe, mai tentato dal prendersi la scena e a ricordare che, in fin dei conti, quel Napoli che vive da anni la migliore epopea della storia dopo gli anni maradoniani è suo, incontrovertibilmente suo.
E dunque, in un momento difficile, dove tuttavia nulla è irreparabilmente rotto, con Conte che agita le acque e si sbraccia quasi a chiedere un intervento dall’alto, eccolo che arriva nella maniera più istantanea che ha a disposizione, i social, con parole bonarie e a rinsaldare la posizione del suo allenatore.
E per la verità nessuno è mai apparso saldo sulla panchina del Napoli come Antonio Conte: neppure di fronte ad Ancelotti AdL derogò dal suo essere, non cedendo alle “vulìe” mercatare della piazza che immaginava il mister di Reggiolo accolto con diamanti tacchettati, figurarsi poi con Sarri, cui comprò Regini e Grassi quando fu campione d’inverno, rimproverandogli l’uscita dalla Champions col Real. E addirittura Aurelio De Laurentiis entrò in rotta di collisione, sempre causa Champions ma non solo, con l’uomo che a Napoli ha riportato lo Scudetto, Luciano Spalletti.
E in una fase di difficoltà, invece di tentazioni commissariali come fu con Garcia, di silenzi deleteri o intemerate verbali, AdL twitta con tempi e parole praticamente perfetti.
Ripara AdL, forse, una situazione infiammata da parole non sue. Non che sia irrituale lo sfogo di Conte, cannibale famelico di vittorie la cui fame porta a volte a ottenebrare i pensieri se la base principale della dieta viene meno. E in questo inizio stagione del Napoli è effettivamente venuta meno spesso la vittoria: cinque sconfitte, tre in campionato e due in Champions, con Bologna che ha fatto da miccia. “Qualcosa non va”, ha detto rabbiosamente il mister, che alla terza gara inoffensiva, col Napoli incapace di far gol e stavolta anche di tirare in porta, ha parlato dell’indisponibilità di “accompagnare un morto”, delle difficoltà di “arrivare al cuore dei calciatori” e dell’esigenza di un confronto con la società. Parole che lasciano, e hanno lasciato pensare, nell’ambiente fortemente e notoriamente umorale napoletano, a una situazione difficile, e che però arrivano dopo che rabbiosamente lo stesso Conte aveva allontanato, quando solo una settimana prima gli si chiedeva conto del doppio zero a zero contro Como ed Eintracht. “Sento solo critiche, ma siamo primi”, aveva detto l’ex mister della Juventus, che anche nelle altre uscite aveva mostrato fastidio invocando la compattezza dell’ambiente in un anno difficile.
Un ambiente che effettivamente ha forse equivocato le parole del mister quando parlava delle difficoltà di inserire nove elementi nuovi in un gruppo vincente, scambiando quelle parole per una sorta di lamento per i troppi acquisti. Difficoltà che sono venute fuori, tra infortuni e qualche prestazione opaca, provocando il crescente malumore di Conte, sfociato nella conferenza post Bologna, finita per paventare fantasmi di dimissioni, esoneri e raccontare una squadra che comunque è seconda in classifica e con la qualificazione ai playoff Champions ampiamente alla portata, come una truppa in smobilitazione.
Qualcosa di simile all’annus horribilis di Garcia, ma allora tutto quel che accadde, dalla scelta dell’allenatore al mercato da cento milioni completamente sbagliato, alla gestione della crisi, era imputabile a De Laurentiis. Questa volta il patron ha invece sottoscritto ogni desiderata del suo tecnico: è riuscito a trattenerlo, innanzitutto, poi gli ha fatto il mercato che voleva (ovviamente sul filo del limite delle possibilità e talvolta anche oltre), ha rifatto persino i campi di Castel Volturno, ritenuti causa degli infortuni muscolari dello scorso anno. Difficilissimo dunque stavolta trovare responsabilità della società per le difficoltà patite. In altri tempi lo avrebbe fatto pesare, AdL, oggi no: avere Conte è un orgoglio, lo comprendano tutti, a partire dalla squadra. Insomma, se prima anche in campo gli piaceva attaccare, a costo di non vincere, oggi AdL ha scoperto la virtù dello stare coperti, che una palla spazzata può valere più di una giocata forzata, in campo e pure nella comunicazione.
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