Dopo una settimana il neopremier è in crisi

  • Postato il 18 settembre 2025
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  • Di Libero Quotidiano
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Dopo una settimana il neopremier è in crisi

«Siamo usciti da lì come siamo entrati». Basterebbe questa frase pronunciata da uno dei dirigenti del Partito socialista (Ps) presenti ieri a Matignon per fotografare la situazione di stallo politico-istituzionale in cui si trova il nuovo primo ministro francese, Sébastien Lecornu, alle prese con il rebus di governo più intricato degli ultimi anni e con l’urgenza di presentare un piano di bilancio per il 2026 entro il 15 ottobre. Ricevuti per quasi un’ora mezza, il primo segretario Olivier Faure, i capigruppo dei deputati e dei senatori socialisti, Boris Vallaud e Patrick Kanner, e la sindaca di Nantes Johanna Rolland, sono usciti dal colloquio con la sensazione di aver parlato molto, ma senza ottenere risposte chiare sulla politica che il capo del governo intende condurre: insomma di aver perso tempo. «Abbiamo esposto ampiamente il nostro punto di vista. Sébastien Lecornu ha detto poche parole. Non sappiamo bene cosa intenda fare e non ha espresso alcuna intenzione chiara su nulla», ha detto Olivier Faure ai giornalisti al termine del faccia a faccia con il primo ministro, prima di aggiungere: «Siamo rimasti insoddisfatti». Uno dei socialisti presenti ha detto al Parisien in forma anonima che Lecornu «è consapevole di non avere una maggioranza, ma si sente che subisce la pressione dei Républicains (il partito gollista presieduto dal ministro dell’Interno Bruno Retailleau, ndr). Ha parlato molto della base comune, affermando: “Siamo la prima piattaforma politica dell’Assemblea”.

Ma non è stata la base comune a impedire la sfiducia di Bayrou e Barnier». Su quest’ultimo punto, i socialisti, consapevoli di essere l’ago della bilancia della prossima maggioranza, sono stati molto chiari. «Se non è disposto ad ascoltare, lo sfiduceremo come Bayrou», ha affermato Faure. «Gli abbiamo detto che se non ci invierà dei chiari segnali prima della Dpg (la dichiarazione di politica generale prevista per il 2 ottobre, ndr) lo sfiduceremo», ha confermato al Parisien in forma anonima un altro invitato ai colloqui. Per mettere pressione al nuovo capo dell’esecutivo, ieri i socialisti si sono presentati con un sondaggio, da essi commissionato e pubblicato sul Parisien, che mette in luce un vasto sostegno dei francesi alla contromanovra finanziaria del Ps. L’86%, in particolare, è favorevole alla misura emblematica invocata dai socialisti, la “taxe Zucman”, che prende il nome dall’economista Gabriel Zucman e prevede una gabella annuale del 2% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro. Una misura fortemente osteggiata dai macroniani, e soprattutto dai gollisti, che minacciano di togliere la fiducia al governo Lecornu se il prossimo piano di bilancio includerà tasse simili a quella proposta dai socialisti. Sempre secondo il sondaggio, condotto dall’istituto Ifop, la proposta del Ps di «far gravare maggiormente lo sforzo fiscale richiesto ai francesi sulle grandi fortune e sulle imprese» raccoglie l’85% di opinioni favorevoli e quella di «ridurre gli aiuti pubblici alle grandi imprese» il 79%. «Il governo deve ascoltare questo desiderio di cambiamento. In un certo senso, questo sondaggio può aiutare il primo ministro a concretizzare il suo appello alla “rupture”», ha dichiarato al Parisien il capogruppo dei deputati socialisti, Boris Vallaud.

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L’incontro di ieri, tuttavia, non ha prodotto nessun passo in avanti: anzi, ha confermato le distanze tra le idee macroniane per risanare le finanze pubbliche e quelle dei socialisti, degli ecologisti e dei comunisti, anch’essi ricevuti a Matignon. «Non ci è stata data nessuna risposta chiara», ha dichiarato la leader dei Verdi Marine Tondelier dopo il suo incontro con il premier. «O Sébastien Lecornu ribalta la situazione, oppure sarà lui a essere ribaltato», ha minacciato la capogruppo dei deputati ecologisti, Cyrielle Chatelain. Ieri, a Matignon, sono arrivati anche Marine Le Pen e Jordan Bardella. «Per ora, le sue intenzioni rimangono tali e io ho troppa esperienza per accontentarmi. Quindi aspetterò di vedere i fatti», ha dichiarato la capogruppo dei deputati del Rassemblement national (Rn) dopo il colloquio con Lecornu. «Oggi nel Paese ci sono aspettative molto forti e se continuerà con la politica condotta finora, allora cadrà», ha avvertito al suo fianco il presidente di Rn, Jordan Bardella. Il primo round di consultazioni, a cui non ha partecipato la France insoumise (il partito della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon ha rifiutato l’invito di Lecornu), si è concluso alla vigilia della mobilitazione dei sindacati contro le misure di austerità che attendono la Francia. Rispetto ai 190mila manifestanti del movimento “Bloquons tout”, sceso in piazza la scorsa settimana per gli stessi motivi, oggi se ne prevedono fino a 800mila o un milione, come non si vedeva dal 2023 per la protesta contro la riforma delle pensioni. Il Paese, dai trasporti alle scuole fino alla sanità, rischia la paralisi.

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Libero Quotidiano

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