“Dovresti usare il tuo potere per denunciare il genocidio in Palestina”: chi è Miguel Adrover, lo stilista che si rifiuta di vestire Rosalía
- Postato il 4 agosto 2025
- Moda E Stile
- Di Il Fatto Quotidiano
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Se ti chiami Rosalía, sei una delle artiste più ascoltate al mondo (la canzone Despechá ha superato il miliardo di stream su Spotify) e sei corteggiatissima dalla moda, probabilmente i designer farebbero carte false per vestirti agli eventi. Tutti, tranne uno: Miguel Adrover si è rifiutato di dare i propri abiti alla cantante spagnola. Motivo? “Non lavora con artisti che non supportano pubblicamente la Palestina”, come ha fatto sapere il suo team in una mail.
Il nome di Miguel Adrover non è sconosciuto agli appassionati di moda. Anzi, è spesso associato a polemiche e controversie. Stilista autodidatta, amico di Alexander McQueen e punto di riferimento dello spirito di Manhattan a fine anni Novanta, Adrover è conosciuto per una visione della moda estremamente politica e impegnata. Le sue collezioni utilizzano materiali di recupero, capi vintage e tessuti di scarto in una costante critica anti-capitalista (ben prima che esordisse Demna Gvasalia). Non di rado Adrover – che è nato a Maiorca nel 1965 – ha utilizzato loghi e tessuti molto riconoscibili di altri brand, rischiando di continuo richiami e denunce per violazione di copyright. Tra gli esempi più famosi, un trench di Burberry apparso in passerella indossato al contrario o una minigonna nata dai ritagli di una borsa Louis Vuitton.
Ma il momento peggiore arrivò nel 2001 con la collezione Primavera/Estate 2002 “Utopia”, piena di riferimenti etnici e ispirazioni mediorientali. La sfilata fu presentata all’inizio di settembre. Due giorni dopo, il mondo fu scosso dall’attentato alle Torri Gemelle. La coincidenza temporale si rivelò terribile per lo stilista, accusato di strizzare l’occhio ai talebani. Perfino le autorità indagarono su di lui.
La carriera di Miguel Adrover è stata segnata da picchi di entusiasmo collettivo, continue difficoltà finanziarie e pareri discordanti, ma nonostante questo ha portato avanti la sua idea di moda come critica sociale e mezzo di lotta. Nel 2004 dichiarò in un’intervista al New York Times: “La moda vive in una bolla… Non mostreremo abiti a fiori rosa in passerella quando nel mondo c’è gente che lancia bombe”.
Un mantra in cui ha sempre creduto, come dimostra il recente episodio che ha coinvolto Rosalía. Sul suo profilo Instagram, lo stilista ha condiviso gli screenshot di uno scambio di e-mail tra il suo ufficio e il team della cantante, che richiedeva un abito per il prossimo autunno. Da qui, il rifiuto che ha fatto notizia: “Ci dispiace, ma Miguel non lavora con artisti che non supportano pubblicamente la Palestina”. Come altri artisti, Rosalía non si è mai pubblicamente esposta sulla crisi umanitaria di Gaza e sul conflitto in corso. Il post è stato accompagnato da un messaggio di Adrover a cui l’artista 32enne non ha risposto pubblicamente fino ad ora: “Rosalía, non è nulla di personale, anzi ti ammiro per il talento e per il meritato successo”. Tuttavia,
spiega: “Il silenzio è complicità, specialmente quando si ha un microfono e una platea di milioni di persone che ti ascoltano”. Per questo, continua, “è una tua responsabilità usare il tuo potere per denunciare il genocidio”. Si tratta, conclude, “di fare la cosa giusta”.
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