Dracula – L’amore perduto, Luc Besson fa “danzare” la creatura di Bram Stoker con eros, ironia e malinconia

  • Postato il 24 ottobre 2025
  • Cinema
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Per capire il Dracula di Luc Besson occorre partire dal sottotitolo: L’amore perduto, o ancor meglio in originale “A Love Tale”. Perché è il melodramma in fiaba e non l’horror il cuore vibrante (e sanguinante) del 21° film del cineasta francese, tra i titoli più attesi della 20ma Festa del cinema di Roma. Interpretato nei panni del noto Conte dal talento versatile e trasformista di Caleb Laundry Jones – che Besson riconvoca a suo protagonista dopo Dogman – ma anche dall’ironia di Christoph Waltz, dall’emergente Zoë Bleu (la figlia di Rosanna Arquette) e dalla nostra Matilda De Angelis che, lasciata la toga de La lezione, riveste i panni di una giovane ed esuberante vampiressa, Dracula – L’amore perduto condensa in oltre due ore tutto ciò che ci si aspetta dalla visionarietà magniloquente di Besson. È dunque un “prendere o lasciare” per fan o detrattori del megalomane transalpino, perennemente sedotto dal fantasy mescolato al romanzesco e al melò. Forse, quindi, può valer la pena evidenziarne quanto di positivo esprime, poiché è ovvio che di operona fracassona e pomposa trattasi.

Anzitutto, tra le mille versioni del celebre capolavoro di Bram Stoker del 1897, con le sue emanazioni del Nosferatu, non può passare inosservata la grandeur scenografica (firmata Hugoes Tissandier) e coreografica del film. Già, letteralmente coreografica in quanto il racconto della vita del Conte della Transilvania contiene anche delle danze, bellissime. Dentro ai costumi straordinari di Corinne Bruand, i personaggi volteggiano indisturbati, ed è indubbiamente un piacere per gli occhi, specie se il film è visto su un grandissimo schermo, come dovrebbe. Tralasciando inutili filologie o aderenze letterarie, sono volutamente visibili le citazioni dai precedenti adattamenti, in primis dall’indimenticabile pellicola di Coppola del 1992 di cui è probabilmente un omaggio. Ma l’originalità di Besson sta sia nell’insistenza sul romanticismo, sia nell’ironia che pervade tutto il film ed infine, senza rivelarlo, in un finale che non t’aspetti.

In relazione ai sentimenti e alla malinconia della loro perdita, i gesti d’amore restano il nucleo narrativo, al punto da occupare parecchio tempo dell’inizio con tanto di messa in scena dell’intimità – assai giocosa – fra Vlad e la sua Mina. I tormenti della morte della moglie assurgono a scene apocalittiche, molto “bessoniane”, ma con l’arrivo di Waltz, il prete-scienziato esorcista, e della frizzante Matilda De Angelis, i toni si alleggeriscono dell’ironia di cui sopra, portando l’intero melodrammone sempre in bilico tra la tragedia e la commedia. In definitiva, senza andare a cercare introvabili autorialità e solennità, questo romantico e spassoso Dracula – L’amore perduto può far trascorrere un paio d’ore immerse nella fantasia onirica dei sentimenti e dei suoi misteri, adattissimo divertissement per Halloween, essendo l’uscita nelle sale italiane fissata al 29 ottobre.

L'articolo Dracula – L’amore perduto, Luc Besson fa “danzare” la creatura di Bram Stoker con eros, ironia e malinconia proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti