Droni e incursioni russe, l’Europa accelera sul “muro digitale” ai confini Est
- Postato il 23 settembre 2025
- Di Panorama
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L’industria militare europea vuole utilizzare l’esperienza ucraina accumulata nella guerra in corso per creare nuovi droni e sistemi per neutralizzarli. Con soldi nostri, ovviamente. Un’occhiata al sito del Ministero ucraino per la trasformazione digitale mostra che il numero di aziende concentrate in questo settore è ormai superiore a cento, e se è vero che Kiev ha giocoforza organizzato un’economia di guerra, i paesi europei sono spesso lenti nelle decisioni e hanno altre priorità. Così serve trovare una leva, anche perché la Ue ha un problema: all’inizio dell’estate Lituania ed Estonia avevano chiesto a questo scopo un finanziamento di 12 milioni di euro che era stato loro negato in quella forma, ma che sarà ora riproposto maggiorato coinvolgendo anche altre nazioni. E l’urgenza oggi nasce – guarda caso – da quanto accaduto in Polonia una decina di giorni fa, con l’intercettazione di droni che ancora non si sa chi abbia lanciato, e dopo quanto accaduto il 19 settembre scorso con lo sconfinamento di velivoli russi, episodio sul quale si sta comunque ancora indagando.
Giustificata l’urgenza, venerdì 26 settembre è in programma un incontro tra i rappresentanti di sette paesi membri dell’Ue con la Commissione Europea per discutere la proposta. La riunione avverrà in collegamento e vedrà la presenza di Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Polonia, Romania e Bulgaria, insieme all’Ucraina e al commissario europeo per la difesa e lo spazio Andrius Kubilius. Dopo lo schieramento di forze effettuato dalla Polonia sul confine est, questa è quindi un’altra decisione presa senza prima aver approfondito su chi abbia effettivamente ordinato quel lancio di droni, ma la presidente Ursula Von der Leyen aveva utilizzato il suo discorso sullo stato dell’Unione all’inizio di questo mese per sostenere la richiesta del “muro dei droni” dicendo che l’Unione deve “ascoltare l’appello dei nostri amici baltici per difendere i confini orientali”, ponendo una decisione per il finanziamento del programma già durante una riunione informale dei leader dell’Ue del primo ottobre che si terrà a Copenaghen.
Intanto, un caso di industria che si propone per sviluppare droni e rover autonomi è quello della tedesca Arx Robotics che, grazie a una collaborazione con l’azienda ucraina Frontline ha presentato il suo nuovo robot da combattimento, progettato in collaborazione con le Forze Armate ucraine e basato sulle loro esigenze e raccomandazioni. Arx Robotix durante il Dsei di Londra (evento che si è tenuto la scorsa settimana), ha presentato il suo ultimo veicolo terrestre senza pilota, il Combat Gereon, un rover che unisce le caratteristiche dell’attuale piattaforma Gereon Rcs con funzioni autonome basate sull’intelligenza artificiale.
Ma dietro a iniziative come queste ci sono forti spinte intergovernative come quelle del Centro d’innovazione dell’Agenzia Europea per la Difesa, che ha lanciato un’iniziativa per collaudare droni aerei e terrestri per valutarne l’idoneità alle missioni di rifornimento e logistiche. In Europa esistono già diversi produttori di robot da guerra, ma devono ancora essere superati alcuni svantaggi come le dimensioni dei mezzi, il loro costo e la complessità dei progetti. Tra le questioni che gli ingegneri devono risolvere, l’uso di tecnologie non pensate per utilizzo prolungato sui campi di battaglia che impongono limitazioni, il costo delle componenti e delle lavorazioni e sovente il peso eccessivo per rendere rapido il trasporto.
Un altro tema riguarda il numero degli operatori necessari per farli funzionare che oggi può arrivare anche a tre soldati, i quali devono rimanere vicini tra loro nella postazione di comando, trasformandola quindi nel punto debole e nevralgico dell’intero sistema d’arma. Serve poi lavorare sulla facilità d’utilizzo, in modo da velocizzare e semplificare le operazioni da parte di chi è sotto stress perché in battaglia.
Insomma, quando c’è una richiesta di denaro per nuove armi, arrivano puntuali eventi che ne dimostrano la necessità e tutto ruota attorno all’Ucraina, che ormai viene considerata come fosse nazione dell’Unione e della Nato.