Durigon: “I 64 anni siano la soglia di libertà pensionistica”. Cgil: “Questo governo l’ha resa irraggiungibile”

  • Postato il 6 agosto 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Puntuali come ogni anno arrivano le promesse e anticipazioni agostane sulle pensioni. Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, nonostante il Carroccio abbia con tutta evidenza perso la scommessa di riuscire a garantire l’agognato “superamento della Fornero”, dice a Repubblica che almeno sull’aumento di tre mesi dei requisiti per l’uscita dal lavoro che scatterà da gennaio 2027 “la Lega non arretra”. Perché “questo meccanismo, ideato dalla Fornero, è perverso“. Il Mef sta facendo le valutazioni tecniche ma “conta la volontà politica”, continua Durigon, e questa è una “richiesta precisa della Lega, sostenuta dal ministro Giorgetti. Troveremo le risorse. Blocchiamo ora i tre mesi, poi nel 2029 vedremo come intervenire in modo strutturale“. Si vedrà. Intanto si punta sugli slogan: visto che quota 103 “non ha avuto il successo sperato” (eufemismo: solo 1.153 richieste nel 2024), “servono soluzioni più efficaci per la flessibilità in uscita”. Ovvero? “Credo che 64 anni possano diventare la vera soglia di libertà pensionistica. Oggi la possibilità è limitata ai contributivi puri. Valutiamo i costi per estenderla anche a chi è nel sistema misto”. Insomma: tutti fuori a 64 anni.

Un miraggio, per la Cgil. “Altro che superare la Legge Monti Fornero, questo Governo è riuscito a peggiorarla in ogni aspetto”, attacca la segretaria confederale Lara Ghiglione. “Ed è bene ricordare che l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita non è stato introdotto da quella legge, ma dal governo di centro destra nel 2010. Siamo stanchi della continua propaganda: chi oggi grida al ‘meccanismo perverso’ è lo stesso che lo ha sostenuto o peggiorato nel corso degli anni”. Quanto all’uscita a 64 anni, “è ora di fare chiarezza: non è stata introdotta da questo Esecutivo, ma lo stesso l’ha resa praticamente irraggiungibile, fissando una soglia di accesso che, per molte e molti, richiede quasi 1.700 euro di pensione mensile lorda. Un paradosso, se si considera la realtà fatta di salari bassi, discontinuità lavorativa e un drammatico gap di genere”.

Il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, rincara: “Durigon oggi spiega che l’abolizione dell’aumento dell’età pensionabile di tre mesi avverrà nel 2029. Ovvero – guarda caso – dopo le elezioni politiche del 2027. Nel frattempo, cercheranno i soldi per sospendere l’incremento nella prossima manovra di bilancio. Una toppa, non una riforma strutturale. Nei fatti la Lega firma un assegno postdatato ai lavoratori che hanno diritto di andare in pensione a 67 anni impegnando i prossimi governi e non il suo. Basta con la propaganda elettorale sulla pelle dei lavoratori: votino la nostra proposta di legge che elimina definitivamente lo scatto dei tre mesi in base all’aspettativa di vita, senza andare avanti di deroga in deroga”.

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Il Fatto Quotidiano

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