È allarme lumache killer: “Fanno strage di cani, già 93 casi ma quelli noti sono solo la punta dell’iceberg. Rischio crescente anche per l’uomo”

  • Postato il 22 giugno 2025
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Un nemico piccolo, insidioso, che si nasconde nei giardini e prospera con la pioggia. L’Australia orientale, in particolare le aree di Sydney e Brisbane, è in stato di allerta per la rapida diffusione della cosiddetta “lumaca killer” o verme polmonare del ratto (Angiostrongylus cantonensis), un pericoloso parassita che sta causando un numero crescente di infezioni gravi, spesso fatali o con conseguenze neurologiche permanenti, nei cani. Una nuova ricerca dell’Università di Sydney ha confermato 93 casi nei cani tra il 2020 e il 2024, ma la ricercatrice capo, Phoebe Rivory, avverte che questo è probabilmente solo “la punta dell’iceberg”, con molti più casi non diagnosticati.

Il parassita, come spiega il professor Jan Šlapeta della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Sydney, è un invasivo arrivato in Australia dal Sud-Est asiatico dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il suo ciclo vitale è complesso: il verme adulto vive nei polmoni dei ratti, che espellono le larve attraverso le feci. Queste larve vengono poi ingerite da lumache e limacce, che diventano ospiti intermedi. Il pericolo per cani e umani sorge quando questi ingeriscono, anche solo accidentalmente, le lumache o le limacce infette, o verdure crude contaminate dalla loro bava. Una volta nel nuovo ospite, il parassita migra direttamente verso il cervello. “È la risposta immunitaria del corpo [contro il parassita morto nel cervello] che può causare ‘gravi mal di testa’ e, in alcuni casi, la morte”, spiega il professor Šlapeta.

Lo studio ha evidenziato una “forte relazione tra il numero di casi e le precipitazioni”, ha dichiarato la dottoressa Rivory. “Ha senso: quando piove molto, tutte queste lumache e limacce escono dai giardini”. Il picco di casi nei cani (32) si è registrato nel 2022, un anno particolarmente piovoso. I ricercatori considerano i cani una “popolazione sentinella”: l’aumento delle infezioni tra di loro può anticipare un pericolo crescente anche per gli esseri umani. I sintomi nei cani possono manifestarsi anche dopo “un paio di settimane” e includono dolore alla spina dorsale, debolezza o paralisi delle zampe posteriori, confusione e affaticamento. Se non trattata precocemente, la prognosi è infausta: “Sarebbe improbabile un recupero completo… l’eutanasia sarebbe un’opzione sul tavolo”, ammette la dottoressa Rivory.

Anche gli esseri umani possono contrarre l’infezione (angiostrongiliasi neurale), che può causare meningite eosinofila e danni neurologici permanenti o la morte. Sebbene la maggior parte delle persone guarisca, il 18% dei casi documentati in Australia (28 tra il 1971 e il 2018) è risultato fatale. Il caso più noto è quello di Sam Ballard, un giovane giocatore di rugby di Sydney che nel 2010, per una scommessa tra amici, mangiò una lumaca da giardino. Contrasse il parassita, cadde in coma per 420 giorni e, dopo otto anni di gravi danni cerebrali, morì nel 2018 all’età di 28 anni. Con il cambiamento climatico che promette eventi meteorologici più umidi e intensi, i ricercatori temono che i casi aumenteranno. L’obiettivo dello studio, sottolinea il professor Šlapeta, non è “essere allarmisti, ma aumentare la consapevolezza”.

I consigli per la prevenzione sono semplici ma fondamentali:

  • Per i proprietari di cani: essere particolarmente vigili dopo forti piogge, impedire ai cani (specialmente cuccioli curiosi) di mangiare lumache, limacce o erba umida, e lavare quotidianamente le ciotole dell’acqua esterne.
  • Per tutti: lavare accuratamente frutta e verdura prima del consumo, specialmente se cruda, e indossare guanti durante il giardinaggio.

La prevenzione, concludono gli esperti, è fondamentale, perché una volta che il parassita ha raggiunto il cervello, le possibilità di un recupero senza conseguenze diminuiscono drasticamente.

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