È morto Padre Fedele, Cosenza piange il frate ultrà
- Postato il 13 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
È morto Padre Fedele, Cosenza piange il frate ultrà
E’ morto all’età di 87 anni il frate ultrà simbolo della città di Cosenza: Padre Fedele Bisceglia. Le sue condizioni di salute, negli ultimi tempi, si erano aggravate
COSENZA – E’ morto a Cosenza all’età di 87 anni Padre Fedele Bisceglia, le sue condizioni di salute si erano purtroppo irrimediabilmente aggravate da alcuni giorni. Padre Fedele è stato uno dei personaggi più iconici della città dei bruzi e di tutta la regione. Scaltro, sanguigno e “poliedrico”: un uomo complesso, ovviamente con immancabili difetti e contraddizioni, che ha però rappresentato un baluardo a difesa degli ultimi. Una vita spesa a lenire sofferenze in giro per il mondo. Alle omelie dai pulpiti hanno fatto sempre seguito tante azioni concrete.
Un religioso “del fare”, si potrebbe affermare senza timore di essere smentiti. Fu un comunicatore eccezionale quando internet e i social non erano nemmeno in forma embrionale. I giornali, le radio e le televisioni si contendevano quell’uomo barbuto che con saio e sandali esprimeva concetti tanto semplici quanto impattanti come la fratellanza e la solidarietà in una società sempre più votata all’individualismo.
UNA VITA IN SALITA
Fedele (Francesco prima di prendere i voti) Bisceglia nacque il 6 novembre del 1937 a Dipignano, primogenito di quattro fratelli, ma a cinque anni resta orfano della madre, che morì di polmonite. L’esistenza del piccolo Francesco inizia dunque in salita. Difficoltà che contribuirono senza dubbio a temprare il futuro coriaceo frate. Venne cresciuto in un orfanotrofio e successivamente decise di non seguire il padre emigrato in Canada. Scelse infatti la strada del convento. Dopo il noviziato si trasferì a Napoli per completare gli studi di teologia. Nel 1964 venne ordinato sacerdote, si laureò poi all’Università Lateranense.
L’ESORDIO IN UNA FRAZIONE DI ACRI
Cominciò quindi la sua carriera di parroco, la sua prima destinazione fu Montagnola, frazione di Acri, in provincia di Cosenza, dove fece capire subito di che pasta era fatto. Fece costruire un campo sportivo, poi un asilo e una chiesa. E per fare arrivare in paese elettricità e acqua ricorre per la prima volta allo sciopero della fame. A Montagnola il frate restò sette anni, poi venne nominato Superiore del Convento di Acri. Grande comunicatore, guadagnò gli onori della cronaca portando l’urna del Beato Angelo (1669-1739), una delle figure più eminenti della Chiesa calabrese, dalla basilica del Cosentino in volo negli Usa, per esporla ai devoti d’oltremare, tanti italiani emigrati. Nel 1980 Padre Fedele venne quindi trasferito a Cosenza come segretario delle missioni estere.
MORTO A COSENZA PADRE FEDELE, MISSIONARIO AL SERVIZIO DEGLI ULTIMI
Iniziò a viaggiare da missionario: dall’India all’Etiopia, dall’Eritrea al Madagascar, dal Camerun al Centrafica, dove fondò un centro per bambini disabili, un ospedale e diverse chiese. Diventò un sostegno, in particolare, per i tanti lebbrosi del mondo. Nel 1992 conseguì la laurea in medicina e chirurgia. Nel 2005 sopravvisse anche a uno scontro a fuoco tra guerriglieri in Africa in cui fu accidentalmente coinvolto. In Calabria a Cosenza fondò poi l’Oasi Francescana, dormitorio, mensa e poliambulatorio per poveri. Una struttura modello d’accoglienza in tutto il Mezzogiorno.
Nel 1995, in occasione dell’ “Erotica Tour” di Bologna Padre Fedele assegnò a Luana Borgia, ex pornostar, da lui redenta, il compito di allestire nel suo stand contenitori per la raccolta di fondi destinati all’acquisto di un’ambulanza per il Ruanda. Alle critiche per la sua amicizia con la donna, il cappuccino rispose senza fronzoli: «Più si va all’ inferno più si trova la strada per il paradiso».
LA PASSIONE PER IL COSENZA DEL MONACO ULTRA’
Viscerale il suo rapporto con il calcio tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Monaco Ultrà” del Cosenza calcio. Nel 2004 portò avanti lo sciopero della fame (venne anche ricoverato in ospedale) per riottenere il reinserimento in serie C1 del Cosenza Calcio, di cui sarà anche presidente per una breve parentesi. Celebre il suo coro “Maracanà” con cui galvanizzava il tifo rossoblù sia al San Vito che in trasferta. Un “marchio di fabbrica” che lo ha reso famoso nel panorama ultras di tutta Europa. Nel 1985, poche settimane dopo i tragici fatti dell’Heysel, fu insieme all’indimenticato Piero Romeo, a Paride Leporace e ad altri ultrà, tra i promotori del primo raduno nazionale degli ultras che si svolse tra Cosenza e Fuscaldo. Un monito alla pace e al dialogo tra le opposte tifoserie per fermare la dilagante violenza negli stadi. Un’utopia realizzata nel profondo Sud nell’Italia degli anni Ottanta.
IL CALVARIO GIUDIZIARIO
Il 2006 è un annus horribilis e l’inizio di un decennio di tribolazioni per Padre Fedele. Il 23 gennaio venne arrestato con l’accusa di violenza sessuale di gruppo su una suora. Un pugno allo stomaco per Cosenza e tutta la regione. Padre Fedele conobbe le restrizioni del carcere e degli arresti domiciliari. Dopo un iniziale comprensibile smarrimento, gran parte della città non esitò a schierarsi dalla parte del monaco credendo ciecamente alla sua innocenza che egli aveva urlato a squarciagola sin dal primo momento. Ne seguì una lunga fase processuale tra colpi di scena e ipotesi di complotto (mai appurate) che riguardavano la gestione dell’Oasi Francescana. La vicenda conquistò dal punto di vista mediatico inevitabilmente anche la ribalta nazionale.
Dopo una condanna in primo e secondo grado la Cassazione dispose l’annullamento con rinvio. Questa volta la Corte d’appello ribaltò la sentenza e assolse il monaco. L’epilogo positivo delle terribili vicende giudiziarie in cui fu coinvolto, hanno attutito solo in parte i patimenti del frate che ha sempre ricordato quegli anni come una fase logorante e angosciante della sua esistenza. Nonostante sia stata acclarata la sua estraneità ai fatti non gli è più stato consentito di celebrare i sacramenti a causa della sospensione a divinis. A nulla sono valsi i numerosi appelli da parte della società civile all’Ordine dei frati cappuccini e alla Diocesi nel corso degli anni sebbene nei giorni scorsi l’arcivescovo di Cosenza Bisignano Giovanni Checchinato aveva fatto visita al frate e annunciato la volontà di consentirgli di dire messa.
GLI ULTIMI ANNI
Padre Fedele ha vissuto anche l’ultimo pezzo di strada della sua vita terrena al servizio dei deboli. Nel 2016 il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto lo nominò assessore della sua Giunta con delega al contrasto della povertà e del disagio, alla miseria umana e materiale, al pregiudizio razziale e religioso, alla discriminazione sociale; ambasciatore degli invisibili e degli ultimi. Nonostante i problemi di salute sempre più debilitanti e l’inesorabile avanzata dell’età il monaco ha continuato a essere un punto di riferimento per gli ultimi. Pur ultraottantenne non era raro trovarlo seduto alla meno peggio su corso Mazzini sotto la pioggia e insidiato dal freddo pungente oppure sotto il sole cocente e oppresso dall’afa a chiedere offerte ai passanti per aiutare i bisognosi.
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È morto Padre Fedele, Cosenza piange il frate ultrà