“È un miracolo”: 75enne cieca da 10 anni riacquista la vista grazie a un dente impiantato nell’occhio. Il chirurgo: “È un’operazione complessa e strana, ma funziona”

  • Postato il 17 agosto 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Per dieci lunghi anni, il suo mondo era stato un’oscurità impenetrabile. Ma oggi, a 75 anni, Gail Lane sta lentamente riscoprendo i colori, le forme e, soprattutto, i volti delle persone che ama. Tutto grazie a un’operazione che ha del fantascientifico, tanto bizzarra nel suo concetto quanto miracolosa nei suoi risultati: i chirurghi le hanno impiantato uno dei suoi denti nell’occhio per restituirle la vista. La donna, originaria di Victoria, in British Columbia, aveva perso la vista un decennio fa a causa di una malattia autoimmune che aveva irrimediabilmente danneggiato le sue cornee. Lo scorso febbraio, è diventata una delle prime tre persone in Canada a sottoporsi a una rara procedura chiamata osteo-odonto-cheratoprotesi (OOKP).

L’intervento, eseguito dal dottor Greg Moloney al Mount Saint Joseph Hospital di Vancouver, è tanto intricato quanto geniale: “È un’operazione complessa e strana, ma fondamentalmente consiste nel sostituire la cornea”, ha spiegato il chirurgo a CBC News. La procedura, sviluppata in Italia circa 40 anni fa e riservata solo ai casi più gravi in cui un trapianto di cornea da donatore non è possibile, si svolge in due fasi. Per prima cosa, viene estratto un dente della paziente (un canino, di solito). Il dente viene sezionato, levigato e al suo interno viene praticato un foro in cui si inserisce e si cementa un cilindro ottico, una cornea artificiale.

A questo punto, l’insieme di dente e protesi viene impiantato nella guancia della paziente per tre mesi. Questo passaggio è cruciale: permette al corpo di creare nuovi vasi sanguigni e tessuto connettivo attorno all’impianto, un processo di “naturalizzazione” che ne eviterà il rigetto. Infine, l’impianto viene rimosso dalla guancia e suturato nell’orbita oculare. Perché proprio un dente? “Abbiamo bisogno di una struttura che sia abbastanza forte da reggere la cornea artificiale, ma che non venga rigettata dal corpo”, ha spiegato il dottor Moloney. Il dente e l’osso mascellare della paziente stessa forniscono l’ancoraggio biologico perfetto.

Il recupero di Gail è stato graduale. Prima ha iniziato a distinguere la luce dal buio, poi i movimenti, come la coda festosa di Piper, il cane di servizio del suo compagno. A sei mesi dall’intervento, è arrivato il momento più emozionante: ha potuto vedere per la prima volta il volto del suo partner, conosciuto quando lei era già cieca. “Posso vedere molti colori e ora posso vedere fuori. Gli alberi, l’erba e i fiori, è una sensazione meravigliosa poter rivedere alcune di quelle cose”, ha dichiarato. “Sto iniziando a vedere i tratti del viso anche su altre persone, il che è piuttosto eccitante”.

Ora, grazie a questa operazione, può compiere gesti semplici che per molti sono scontati, come scegliere da sola i vestiti da indossare. Pur non essendo ancora in grado di vedere il proprio volto allo specchio (spera di riuscirci con un nuovo paio di occhiali), guarda al futuro con speranza: “È stata una lunga attesa, ma ne è valsa assolutamente la pena”, ha concluso. “Non vedo l’ora, davvero, di vedere cosa posso fare o rifare, cercando di essere paziente e di lasciare che il mio cervello si adatti un po’, perché anche questa è una parte importante del percorso”.

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