Ecco cosa c’è di vero nell’ossessione per il glucosio. I “trucchi” di Jessie Inchauspé: “Mangia prima le verdure e poi i carboidrati, aggiungi un cucchiaio di aceto al pasto”
- Postato il 14 ottobre 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Ha oltre tre milioni di follower, parla di glicemia come fosse un oracolo e trasforma grafici di glucosio in strumenti di lifestyle. Jessie Inchauspé, biochimica francese nota online come Glucose Goddess, è diventata in pochi anni una delle influencer più seguite del benessere digitale. I suoi “glucose hacks” – trucchi per mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue – promettono energia, concentrazione, controllo del peso e persino serenità mentale.
Dietro la semplicità dei consigli (“Mangia prima le verdure, poi i carboidrati”; “Aggiungi un cucchiaio di aceto al pasto”; “Cammina dieci minuti dopo aver mangiato”), si è però sviluppata una vera e propria subcultura alimentare: milioni di persone, anche senza problemi metabolici, monitorano i propri valori glicemici attraverso sensori e app, inseguendo la curva perfetta. Il fenomeno, nato sui social, riflette l’attuale ossessione per la “biochimica del benessere”, dove ogni fluttuazione del corpo diventa un dato da controllare.
Ma quanto c’è di scienza e quanto di suggestione dietro il movimento “Glucose Revolution”? Alcuni studi dimostrano che strategie semplici – come assumere fibre prima dei carboidrati o fare una breve camminata dopo i pasti – possono effettivamente moderare i picchi glicemici e migliorare la risposta metabolica, soprattutto nelle persone con resistenza insulinica o sindrome metabolica. Inoltre, diversi nutrizionisti mettono in guardia dal rischio che l’automonitoraggio continuo del glucosio, in assenza di indicazione medica, possa generare ansia e disturbi alimentari mascherati da “cura di sé”. Per approfondire, ne abbiamo parlato con la dottoressa Francesca Dominici, medico nutrizionista, particolarmente attenta a questi fenomeni che si sviluppano sui social.
L’esperta: “Concentriamoci su come mangiamo e quanto ci muoviamo”
Dottoressa Dominici, il fenomeno “Glucose Goddess” ha una forte risonanza sui social. Secondo lei, che validità scientifica hanno i cosiddetti “glucose hacks” quando applicati a persone sane, non diabetiche?
“Alcune strategie, come consumare le verdure prima dei carboidrati o camminare dopo i pasti, hanno basi fisiologiche e qualche evidenza nei soggetti con diabete o insulino-resistenza. Tuttavia, negli individui sani gli effetti sono minimi e non modificano il rischio metabolico a lungo termine. Le linee guida internazionali raccomandano di focalizzarsi sul modello alimentare complessivo e sull’attività fisica regolare, piuttosto che sul controllo dei singoli ‘picchi glicemici’”.
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Molte delle critiche rivolte all’approccio “ottimizzazione glicemica a ogni costo” riguardano il rischio di sviluppare una relazione ossessiva con il cibo e con il controllo del corpo. Lei come valuta questo rischio e come lo gestirebbe nel suo lavoro di medico?
“L’automonitoraggio del glucosio in chi non ha indicazioni mediche può generare ansia e controllo eccessivo. In ambulatorio vediamo pazienti che trasformano il pasto in un test biochimico, perdendo il contatto con la dimensione naturale del mangiare. Il dato numerico non deve sostituire il dialogo con il corpo”.
Le strategie più efficaci
Tra gli “hacks” più popolari ci sono il consumo di aceto prima del pasto, il mangiare verdure e fibre prima dei carboidrati, e il muoversi subito dopo aver mangiato. Quali di queste strategie trovano un reale riscontro scientifico, e in quali contesti possono essere utili o controindicate?
“La camminata è il metodo più efficace, sicuro e universalmente valido: 10–15 minuti a passo svelto dopo i pasti migliorano sensibilità insulinica e digestione. L’ordine degli alimenti e l’aceto hanno effetti minori e circoscritti”.
Misurare continuamente la glicemia
L’uso dei sensori glicemici continui (CGM) si sta diffondendo anche tra chi non ha diabete. Dal punto di vista clinico ed etico, lo ritiene uno strumento utile o potenzialmente dannoso in mani non esperte?
“Al momento no. Le linee guida ADA e OMS li indicano solo in presenza di diabete, soprattutto in terapia insulinica. Nei soggetti sani mancano parametri di riferimento e l’interpretazione dei dati è arbitraria. Senza una guida clinica, l’automonitoraggio rischia di generare allarmismo o di essere sfruttato come strumento di marketing più che di salute”.
Infine, Jessie Inchauspé collega la regolazione del glucosio a molteplici dimensioni del benessere – dall’umore all’infiammazione. In che misura è realistico affermare che “tenere a bada il glucosio” possa avere effetti così ampi? E dove si traccia il confine tra divulgazione scientifica e narrazione salutistica?
“Solo in parte. Una glicemia stabile è uno dei tanti segnali di buona salute metabolica, ma non è la causa diretta del benessere generale. Il nostro equilibrio psicofisico dipende da una rete complessa di fattori come la qualità dell’alimentazione, l’attività fisica regolare, il sonno, la gestione dello stress e le relazioni sociali.
Attribuire all’andamento della glicemia effetti sull’umore, sull’infiammazione o sulla lucidità mentale è una semplificazione che non trova conferma nelle evidenze scientifiche. Il vero obiettivo non è una curva perfetta sul sensore, ma una salute reale, sostenuta da alimentazione mediterranea, movimento quotidiano e serenità nel rapporto con il cibo”.
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