Effettuare riprese con la tecnica di Virtual Production
Postato il 19 giugno 2025
Di Focus.it
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Cammino sulla neve davanti a una baita e a splendidi abeti imbiancati, in una perfetta atmosfera natalizia. O almeno questa è l'impressione che ha chi sta guardando la ripresa di questa scena eseguita con una cinepresa digitale. In realtà il candido paesaggio, la casetta di legno e ogni singolo fiocco di neve, emergono in tutta la loro incredibile autenticità da un muro luminoso che mi circonda: un gigantesco display, realizzato con una serie di moduli a tecnologia Led, simile a quella usata nelle comuni tv.
Addio al green screen. La magia, chiamata virtual production, che permette di cambiare lo scenario con un rapido clic, passando in breve da un paesaggio urbano al deserto, da un luogo reale a uno di fantasia, si realizza nello Studio CR49 di STS Communication, azienda di Bresso (Milano) che utilizza questa soluzione per girare film, spot pubblicitari, videoclip musicali e molto altro ancora. «Lo studio è nato nel 2020 per sostituire quella che era la tecnica del green screen, uno sfondo verde usato di solito nei film o in altre produzioni», spiega Alberto Azzola, direttore generale di STS, «per inserire gli attori in uno scenario, reale o fantastico, che prima d'oggi veniva aggiunto al computer solo successivamente alle riprese (con una serie di complicazioni per i tecnici degli effetti visivi, tra i quali la rimozione dei riflessi di luce verde sui volti degli attori, ndr)». «Il vantaggio di questa tecnologia è che il green screen viene sostituito da un enorme display in cui si può non solo far apparire qualsiasi immagine», aggiunge Pasquale Croce, supervisore della virtual production, «ma soprattutto è possibile farla muovere in perfetta armonia con il movimento della cinepresa, in modo che lo scenario alle spalle del soggetto si muova, realizzando rispetto alla cinepresa lo stesso effetto di parallasse che si crea nella realtà quando spostiamo la testa, e gli oggetti davanti ai nostri occhi si muovono in modo differente: di più quelli vicini a noi e impercettibilmente o per nulla quelli distanti o all'orizzonte».
Sfondi in tempo reale. Uno studio del genere può costare fino a 5 milioni di euro di sola attrezzatura: anzitutto il videowall da 24 metri di larghezza e 6 di altezza, creato con moduli da 50 centimetri e risoluzione di 2.400x9.600 pixel ciascuno, «che tuttavia possono essere montati tra loro senza limite alcuno di grandezza», come specifica Croce, «tanto è vero che ne abbiamo realizzato uno da 90x5 metri per la serie Unwanted». Poi ci sono la cinepresa digitale, i sensori e il software che permettono di ricreare in tempo reale lo sfondo in base alla posizione nello spazio da cui viene eseguita l'inquadratura: «Un sensore sulla cinepresa e alcuni in grado di determinare i parametri di messa a fuoco, zoom e così via, permettono di creare in tempo reale, fotogramma per fotogramma, lo sfondo. Questo è possibile grazie all'utilizzo dello stesso software usato per realizzare i mondi di gioco 3D dei videogame, che prima avevano uno stile da cartone animato ma oggi sono fotorealistici».
Così facendo, si può usare il megadisplay Led non solo per inserire persone in scenari fantastici, ma per esempio per creare sfondi credibili che appaiono dietro set costruiti nello studio stesso (o portando il videowall in esterno): così si può costruire l'ufficio di una banca per uno spot, posizionando dietro le finestre il panorama di una città, o creare il set di una carrozza ferroviaria, utilizzando lo schermo per mostrare immagini in movimento che danno l'illusione che si stia viaggiando attraverso vari paesaggi.
Meno anidride carbonica. «I vantaggi per chi produce sono tantissimi», dice Azzola. «Si può risparmiare fino al 50 per cento in costi logistici, perché spesso non c'è più bisogno di muovere la troupe e l'attrezzatura in un luogo che può essere ricreato in studio, come fatto per esempio dalla serie tv Mandalorian, in cui gli sfondi fantascientifici di Star Wars sono stati realizzati in modo analogo. Questo naturalmente comporta anche un abbattimento della CO2 causata appunto dagli spostamenti».
«Poi c'è un enorme vantaggio dal punto di vista produttivo», spiega Croce, «perché con la tecnica del green screen chi recitava sul set non aveva la minima idea di ciò che l'avrebbe circondato e che sarebbe stato aggiunto al computer soltanto a riprese finite, mentre con la virtual production può vedere l'ambiente in cui si svolge ogni scena. Inoltre dato che i Led sono una fonte luminosa che illumina i soggetti ripresi con gli stessi colori che ci sarebbero nella realtà, tutti i riflessi sulle persone o gli oggetti ripresi dal vero risultano credibili e richiedono meno interventi al computer di correzione del colore da effettuare in postproduzione. Senza contare che si possono anche utilizzare per le riprese una serie di lenti un po' vintage i cui effetti sull'immagine vengono perfettamente simulati anche sullo sfondo». Creando l'illusione che l'attore ripreso si trovi di fronte alla Grande muraglia cinese o nel deserto del Sahara, mentre in realtà è in provincia di Milano..