Elena Basile: “Israele terrorista, insorgiamo al silenzio di Meloni e Mattarella. Gergiev? Dai nostri intellettuali fascismo culturale”
- Postato il 20 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Ma quante prove vogliamo avere che Israele è fuori dal diritto internazionale? Israele dovrebbe essere sanzionato come Stato terrorista e canaglia. Attacca Stati sovrani senza giustificazioni o con giustificazioni menzognere, non ha mai applicato le risoluzioni Onu e porta avanti un genocidio contro il popolo palestinese. Bambini, donne, anziani: questi non sono terroristi di Hamas”. È il duro j’accuse lanciato ai microfoni di Battitori Liberi, su Radio Cusano Campus, dall’ex ambasciatrice Elena Basile, richiamando al contempo l’attenzione sulla Corte Penale Internazionale, che ha chiesto l’arresto del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra.
Basile invita a uno scatto di dignità da parte della società civile italiana: “Mi domando perché non insorgiamo e non ci presentiamo tutti davanti a Palazzo Chigi o al Quirinale per chiedere alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e soprattutto al presidente Sergio Mattarella, che deve tutelare i valori della Costituzione italiana, di dichiarare apertamente che, se Netanyahu dovesse venire in Italia, il governo sarebbe costretto a eseguire il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale. E a condannare senza esitazioni l’operato di Israele, che colpisce Stati sovrani e sta commettendo sotto i nostri occhi un genocidio a Gaza?”.
L’ex ambasciatrice commenta anche le dichiarazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che nei giorni scorsi ha definito “non più ammissibili” gli attacchi israeliani, in riferimento al bombardamento sulla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza: “Lascerei perdere la retorica dei nostri politici: quante volte hanno detto che questi attacchi sono inaccettabili o inammissibili, e poi, quando si tratta di sanzionare Israele, si tirano indietro? Quando bisogna esprimere condanne che portino ad azioni concrete, si fermano”.
Particolarmente critico è il riferimento all’accordo di cooperazione tra l’Unione Europea e Israele, che secondo l’ex diplomatica andrebbe sospeso: “Quell’accordo è vincolato al rispetto dei diritti umani, e abbiamo prove abbondanti che Israele non li rispetta. Eppure, i ministri degli Esteri europei non hanno avuto il coraggio di bloccarlo. Allora la retorica diventa solo una perdita di tempo. I nostri governi che si dicono democratici sono complici di Israele“.
Poi allarga la sua riflessione al mondo culturale e intellettuale italiano, criticando quella che definisce una “deriva moralistica e censoria” nei confronti degli artisti russi, come il direttore d’orchestra Valerij Gergiev, a fronte del silenzio verso Israele: “Io sono rimasta esterrefatta nel vedere che anche intellettuali, persone del centrosinistra, miei amici, persone che conosco, si prestano a questa narrazione. Penso a Nicola Piovani, musicista superbo che ho ospitato a Stoccolma, espressione della nostra sinistra”.
E aggiunge: “Stiamo parlando di un artista, il cui talento è riconosciuto a livello mondiale. Probabilmente la sua carriera è stata favorita dal fatto che vive in Russia e non si è scagliato contro Putin. Ma come si fa a immaginare la censura sulla base di un pregiudizio ideologico e moralistico di parte?“.
Elena Basile puntualizza: “Finché sono Calenda, Picierno, Meloni o Salvini ad affermare certe cose, posso pure capirlo. Ma a me fa paura questa trasformazione antropologica che sta colpendo gli intellettuali. Quando vedo Scurati che inneggia all’Europa bellicista o altri intellettuali che accusano De Luca di aver sbagliato a invitare un direttore d’orchestra russo, allora lì comincio davvero ad avere paura, perché è una trasformazione culturale che ci sta portando veramente al fascismo. E sì, questo è fascismo: è censura, è incapacità di capire che Caravaggio era un assassino, ma ha dipinto capolavori. Non possiamo erigerci a giudici imparziali quando siamo cobelligeranti contro la Russia”.
E conclude amaramente: “Vogliamo tornare a quel clima in cui, prima della Prima guerra mondiale, Germania e Francia smettevano di leggere gli autori ‘nemici’, e gli intellettuali erano l’uno contro l’altro armati? È lì che stiamo tornando. Anzi, ci siamo già dentro. E questo, davvero, mi terrorizza“.
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