Elezioni a Cipro Nord: l’europeista Erhurman batte Tatar, il presidente uscente appoggiato dalla Turchia

  • Postato il 21 ottobre 2025
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Una vittoria tanto schiacciante quanto inattesa. È quella che domenica scorsa, 19 ottobre, hanno sancito le elezioni presidenziali che si sono tenute nell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord. I circa 218 mila votanti, su 300 mila abitanti complessivi, si sono chiaramente espressi a favore di Tufan Erhurman, moderato ed europeista, che ha battuto il candidato appoggiato da Erdogan, il presidente uscente Ersin Tatar. I numeri parlano chiaro: verso il primo è confluito quasi il 63% dei voti contro circa il 36% del secondo, con le restanti preferenze suddivise tra gli altri cinque candidati ammessi alla tornata elettorale.

Il leader turco Recep Tayyip Erdogan si è congratulato con il vincitore, ribadendo però che il governo della Mezzaluna continuerà a difendere i diritti e la sovranità dell’entità territoriale. Nonostante il plauso di prammatica, è evidente come per Erdogan l’affermazione di Erhurman rappresenti una sonora sconfitta. Quest’ultimo è infatti favorevole alla riunificazione con la Repubblica di Cipro – lo Stato che occupa la parte meridionale dell’isola e che è membro dell’Unione Europea dal 2004 – attraverso la creazione di una federazione. Opzione che invece vedeva totalmente contrario Tatar, che puntava su un ulteriore avvicinamento alla Turchia, unico paese al mondo che riconosce Cipro Nord. Non a caso lo sconfitto, che ricopriva la carica di presidente dall’ottobre 2020, è una figura politica molto vicina a Erdogan e al posizionamento di Ankara sulla questione.

Proprio Tatar è stato negli ultimi anni uno dei principali responsabili dello stallo in cui si trova attualmente il negoziato in merito allo status dell’isola. Uno stallo che data almeno al 2017 e che ha al centro una delle questioni più spinose, ossia quella della presenza dei soldati turchi a Cipro Nord, stimati in oltre 35 mila unità. Un contingente dispiegato in loco dal 1974 su decisione del governo turco dell’epoca per impedire che la Grecia del regime deli colonnelli, che aveva orchestrato un colpo di Stato nell’area meridionale a grande maggioranza ellenica, ottenesse la sovranità sull’intera isola. Nel 1983 arrivò la dichiarazione d’indipendenza dei turco-ciprioti che da allora ha definitivamente sancito la divisione di Cipro in due entità statuali distinte. Quella settentrionale riconosciuta dal punto di vista diplomatico solo da Ankara, che la finanzia, la sostiene dal punto di vista politico e ne fa spesso la bandiera del proprio ruolo di punto di riferimento per i turchi in tutto il mondo.

A proposito della proiezione internazionale della Turchia, la vittoria del progressista Erhurman arriva in un momento in cui Erdogan sta imprimendo una grande spinta sul fronte dell’unità del mondo turcofono. Ultima notizia in ordine di tempo, l’approvazione di una legge che rende molto più semplice per i lavoratori dei paesi afferenti culturalmente e linguisticamente alla Turchia – Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Azerbaigian – trasferirsi sul territorio della Mezzaluna per lavorare. Una mossa utile sia sul fronte simbolico sia su un piano più concreto. Simbolicamente, consente a Erdogan di mostrarsi una volta di più come paladino e “tutore” dell’universo turcofono, composto da paesi storicamente molto vicini anche alla Russia ma che stanno cercando di affrancarsi dall’ingombrante influenza, quando non una vera e proprio ingerenza, del Cremlino. Più concretamente, l’economia turca sta sperimentando una mancanza di manodopera a causa anche del ritorno in Siria di centinaia di migliaia di rifugiati dopo la caduta del regime di Bashar Al-Assad del dicembre scorso. Ecco allora che la forza lavoro centro asiatica e caucasica può fare comodo.

Anche se l’esito elettorale di Cipro Nord è senza dubbio un inaspettato stop per Erdogan, va detto che negli ultimi mesi non sono mancati altri grattacapi proprio legati all’isola. Un esempio su tutti: la primavera scorsa Kazakistan, Uzbekistan e Turkmenistan hanno nominato i propri ambasciatori presso la Repubblica di Cipro, una decisione descritta dalla stampa turca come uno smaccato tradimento. Sulla carta alleate di ferro di Ankara, le tre repubbliche dell’Asia Centrale fanno parte dell’Organizzazione degli Stati Turchi (OTS), voluta nel 2009 dalla Turchia per rappresentare un forum di dialogo e di integrazione del mondo turcofono. Dal 2022, la Repubblica autoproclamatesi ne fa parte in qualità di osservatore ed Erdogan nel corso degli anni ha richiamato più volte alla necessità che gli altri paesi membri dell’organismo si impegnassero di più per una sua piena integrazione all’interno dell’OTS. Ottenendo in cambio il riconoscimento diplomatico dell’entità statuale “nemica”. Non è detto che per il leader turco il 2025 non riservi altre brutte sorprese targate Cipro Nord.

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Il Fatto Quotidiano

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