Elezioni in Romania, urne avvelenate tra ritorno della destra e lo spettro del complotto russo
- Postato il 5 maggio 2025
- Di Panorama
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Si è concluso il primo turno delle nuove elezioni presidenziali in Romania, una tornata elettorale che, fin dall’inizio, si è svolta sotto l’ombra lunga delle interferenze e delle tensioni internazionali.
Come molti ricorderanno, le scorse elezioni presidenziali erano state clamorosamente cancellate il 2 dicembre del 2024, dopo la vittoria inaspettata di Calin Georgescu, giusto pochi giorni prima del ballottaggio che avrebbe dovuto dare un nuovo Presidente al Paese.
Il primo round di questa riedizione è andato a George Simion, appartenente al partito di ultra-destra Alleanza per l’Unione dei Rumeni (Aur), che ha ottenuto il 40,9% delle preferenze, molto al di sopra degli iniziali exit poll usciti in serata, che lo davano al 33%. Definito come un critico di Unione Europea e Nato, Simion sfiderà al ballottaggio, previsto per il prossimo 18 maggio, il sindaco di Bucarest, Nicosur Dan, che con il 20,9% delle preferenze è arrivato al secondo posto nelle consultazioni di domenica 4 maggio battendo per qualche decina di migliaia di voti George-Crin Antonescu, anche lui candidato indipendente ma sostenuto da una coalizione di partiti di centrodestra e centrosinistra.
Il primo posto di Simion è certamente legato alla personale vicinanza del politico a Georgescu, già vincitore del primo turno tenutosi lo scorso anno, annullato in seguito a una decisione della Corte costituzionale rumena. Annullamento che venne giustificato dalla Corte citando un report dei servizi segreti interni, secondo il quale la campagna elettorale svolta su TikTok da Calin Georgescu era stata condotta in maniera poco trasparente e viziata da non meglio precisate interferenze russe.
L’intera vicenda elettorale è il seguito diretto delle controverse presidenziali precedenti, annullate dalla Corte costituzionale dopo la vittoria di Georgescu, ritenuta inquinata da “interferenze russe” tramite una massiccia campagna social su TikTok. L’UE e i partiti filobruxelles – in particolare quelli che appoggiavano Antonescu – hanno fin da subito agitato lo spettro degli hacker russi, segnalando presunti attacchi informatici e mettendo le mani avanti di fronte a un possibile successo delle destre.
Tutto annullato e consultazioni da ripetersi il 4 maggio. Stando a tutti i sondaggi degli scorsi mesi Georgescu era nettamente il candidato preferito, superando ampiamente il 40% dei consensi già al primo turno. Con un incredibile decisione, però, lo scorso 9 marzo la Commissione elettorale rumena ha impedito a Georgescu di ricandidarsi, citando presunte minacce alla democrazia. Naturalmente, due giorni dopo è arrivato lesto il sigillo definitivo della Corte costituzionale, che ha respinto il ricorso presentato da Georgescu e gli ha definitivamente impedito di correre alle presidenziali.
Ecco quindi che George Simion è corso a candidarsi per continuare a portare avanti il testimone di Georgescu. Lo si capisce bene sin dalla mattina di domenica 4 maggio, quando Simion si presenta al seggio elettorale in compagnia dell’ex candidato e annuncia: «Ho votato Calin Georgescu. Siamo qui con una sola missione, il ripristino dell’ordine costituzionale e il ripristino della democrazia».
Non è il solo a pensarla così in Romania, visto l’ottimo risultato ottenuto nel primo turno. Ora gli occhi sono sul decisivo ballottaggio del 18 maggio. Nel frattempo, Simion esulta: «Un risultato eccezionale! Siete vittoriosi, oggi il popolo rumeno ha parlato. È tempo di farsi sentire, nonostante gli ostacoli, nonostante le manipolazioni i rumeni si sono ribellati».
Per il secondo turno nulla è ancora deciso, se è vero che lo sfidante Nicusor Dan ha ottenuto solamente il 20,9% delle preferenze, è altresì vero che potrà contare sulla maggior parte dei voti andati al già citato Antonescu e a Victor Ponta, candidato indipendente ex membro del Partito Socialdemocratico.
Colpisce molto, infine, la percentuale bulgara con la quale Simion ha vinto il voto della diaspora. Il 61% dei rumeni residenti all’estero, infatti, ha votato per il candidato dell’Aur. Le decisioni della Corte costituzionale sembrano essere andate particolarmente indigeste alla diaspora rumena, inclusa quella nel nostro Paese.
Il clima è rovente, anche perché il voto è avvenuto in un contesto di forte malcontento sociale: proteste degli agricoltori per le importazioni ucraine, crisi economica, accuse di corruzione ai partiti tradizionali, e tensioni internazionali crescenti al confine con l’Ucraina. Bruxelles ha chiuso la porta in faccia a queste istanze, rafforzando così la narrativa sovranista.
La candidatura di Simion, percepito come l’erede politico di Georgescu, ha raccolto consensi proprio in questo scenario. La sua promessa è chiara: se vincerà, nominerà Georgescu primo ministro e convocherà elezioni anticipate. «Questo nuovo voto è una frode orchestrata da chi ha fatto dell’inganno l’unica politica di Stato», ha dichiarato Georgescu. «Ma siamo qui per riconoscere il potere della democrazia, che spaventa il sistema».
In un clima politico così polarizzato, anche le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Matteo Salvini ha commentato su X: «In Romania il popolo ha finalmente votato, liberamente, con testa e cuore. Con buona pace dei “signori” di Bruxelles e dei loro sporchi trucchi. Bravo George Simion!». A Washington, l’amministrazione statunitense segue con attenzione, specie dopo le recenti mosse contro l’AfD in Germania. Per alcuni analisti, si respira «aria di tirannia sotto mentite spoglie» anche in Europa.
Il voto rumeno è dunque ben più di un semplice cambio ai vertici: è un termometro dello scontro in atto tra le nuove destre populiste e l’establishment europeo. E il ballottaggio promette di essere il prossimo, cruciale campo di battaglia.George Simion, leader del partito di ultra-destra Alleanza per l’Unione dei Rumeni (AUR), ha conquistato il primo posto con un sorprendente 40,9% dei voti, superando nettamente le previsioni dei primi exit poll che lo davano fermo al 33%.