Emanuela Orlandi, da mistero a show continuo: Pino Nicotri gela le ultimissime rivelazioni
- Postato il 25 maggio 2025
- Cronaca
- Di Blitz
- 1 Visualizzazioni

L’Emanuela Orlandi Show continua a inanellare puntate su puntate grattando sempre di più il fondo del barile. Per fare clamore con l’ultimo grido della modernità, accreditarsi come testimone tecnico attendibile e accreditare come protagonista attendibile il famoso “reo confesso” Marco Fassoni Accetti, si ricorre all’Intelligenza Artificiale come fosse la Sibilla Cumana.
E in tv a Quarto Grado si tirano fuori dal cilindro le molte “rivelazioni”, una più scombiccherata dell’altra, che dal 2020 una giovane francese, capace di poter stare contemporaneamente in due posti diversi, ha regalato invano a Gianluigi Nuzzi conduttore del programma televisivo.
La cosa strana, tra le tante, è che mentre l’aspirante giornalista Mario Barbato, che si diletta a scrivere del mistero Orlandi dove capita online, s’è visto arrivare i carabinieri in casa perché è stato denunciato e viene indagato per non avere riferito immediatamente alla magistratura le “rivelazioni” ricevute da una tizia, Nuzzi invece non ha ricevuto nessun fastidio pur essendosi tenuto per qualche anno le molte “rivelazioni” francesi.
Se l’intero Parlamento italiano è rimasto talmente suggestionato dalla mini serie televisiva Vatican Girl da partorire addirittura una apposita commissione d’inchiesta per il caso Orlandi, di ben 40 parlamentari, nel suo piccolo il cantante Salmo, suggestionato anche lui da Vatican Girl, nella sua nuova canzone “Il figlio del prete” ha pensato bene di alludere alla scomparsa di Emanuela, addebitandola al figlio di un prete.
Iniziativa che gli è valsa la pubblicità della gratitudine e dei ringraziamenti di Pietro Orlandi: “Grazie a Salmo per aver dato voce a una ferita ancora aperta”. Un grazie accompagnato dalla citazione di alcuni versi della canzone che parlano di abusi sessuali e coperture in ambito chiesastico. Insomma, un’occasione ghiotta per far finalmente parlare almeno un po’ della canzone di Salmo che stava passando inosservata e per fare da traino al nuovo album intitolato Ranch.
Le ultime sul caso Orlandi

Ciliegina sulla torta, la puntata di Pulp Podcast – podcast del famoso rapper Fedez e del suo amico Davide Marra – ricca di vaniloqui e “rivelazioni” tanto sensazionali quanto immaginifiche, con ospite Antonio Mancini, piccolo ex della Banda della Magliana ed esagitato spaccone che da sempre le spara grosse. Su Blitz a suo tempo abbiamo pubblicato le intercettazioni dei suoi dialoghi in carcere con la sua compagna Fabiola Moretti, alla quale chiedeva con insistenza di inventarsi anche lei qualcosa contro Renato De Pedis, l’asserito boss della Banda della Magliana, “perché se passiamo per pentiti ci danno uno stipendio e la casa gratis con tutte le bollette pagate”. Richiesta sempre respinta “perché non mi posso inventare cose su persone che neppure conosco”.
Tanto can can di “rivelazioni” ha finito col provocare la dura presa di posizione della senatrice Susanna Donatella Campione, membro della Commissione parlamentare, contro “le speculazioni che si diffondono di volta in volta con un’avvilente corsa a presunti scoop e a rivelazioni clamorose che, di clamoroso, hanno solo la fantasia di chi le propala”.
Ma andiamo per ordine
APPELLO ANCHE AL NUOVO PAPA
Appena eletto il nuovo Papa, Pietro Orlandi è stato debitamente intervistato, come ormai rituale d’obbligo, e ci ha tenuto a dichiarare la sua speranza che riguardo la scomparsa di Emanuela Leone XIV abbia più coraggio dei suoi predecessori: “È il quarto pontificato da quando Emanuela è sparita. Spero che questo Papa sia più coraggioso. La verità non può più aspettare”.
E, ovviamente per spingerlo ad avere più coraggio e indirizzarlo verso la verità, ha chiesto anche al nuovo pontefice di essere ricevuto così come lo ha chiesto, invano, ai suoi due predecessori: “Chiedo al nuovo Papa di incontrarmi”. Richiesta accompagnata dal ribadire la sua speranza: “Spero che su Emanuela sarà più coraggioso di chi l’ha preceduto”.
IL VERDETTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (AI)
“Fu un sequestro simulato per ricattare il Vaticano”: questa la conclusione dell’esame fatto con l’AI (iniziali di Artificial Intelligence) di circa 13 mila pagine di atti dell’inchiesta giudiziaria, articoli e dossier vari.
Arcuri il responso dell’AI l’ha completato con tabelle e grafici per un totale di una ventina di pagine. La speranza è di suscitare l’interesse del generale dei carabinieri Iacopo Mannucci Benincasa, già capo del Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) dei carabinieri e ora consulente della Commissione. Il generale infatti tempo fa si è detto favorevole a utilizzare lo strumento dell’AI per risolvere i cosiddetti cold case, cioè i casi di vecchi delitti rimasti insoluti.
L’idea di far passare al setaccio questa imponente messa di carte all’AI è venuta a Marco Arcuri, esperto di informatica e autore della perizia fonica che nel 2024 ha quantificato all’86% la compatibilità tra la voce del “reo confesso” Marco Accetti e quella del tizio che telefonava a casa Orlandi soprannominato “l’Americano” per il suo modo di parlare.
A mettere in moto Arcuri è stato l’avvocato Giancarlo Germani, legale di Marco Accetti, come attività difensiva preventiva in vista di una eventuale audizione di Accetti nella Commissione parlamentare e di una sua eventuale convocazione da parte della magistratura romana e di quella vaticana impegnate entrambe da tempo nelle nuove inchieste giudiziarie. Come legale di persona indagata e prosciolta Germani ha diritto di accesso agli atti del procedimento penale iniziato dal magistrato Giancarlo Capaldo nel 2008 con le “rivelazioni” campate per aria di Sabrina Minardi, proseguito con le “confessioni” di Accetti nel 2013 e chiuso con un nulla di fatto nel 2015.
Germani ha quindi fornito copia degli atti ad Arcuri e al suo cliente Accetti.
Arcuri ha usato le carte per farle “processare” all’AI e Accetti può averle usate per correggere il tiro delle sue precedenti “confessioni” e “rivelazioni” e, forse, risultare così finalmente credibile ed essere convocato dalla Commissione parlamentare. La prima delle sei domande rivolte da Arcuri all’Intelligenza artificiale, con la quale dialoga dandosi del tu, riguarda proprio Accetti:
“Marco Accetti, secondo te, che ruolo ha avuto?”.
Risposta: “Ti dico subito che Marco Accetti, nella mia analisi, non è un mitomane qualsiasi, ma un partecipante consapevole, sebbene probabilmente non ai vertici della struttura che ha orchestrato tutto”.
Le altre domande riguardano i complici di Accetti, le amiche di Emanuela, i familiari, l’avvocato Gennaro Egidio, i servizi segreti, monsignor Marcinkus e i vertici ecclesiastici. Le risposte però contengono anche errori, come fa notare Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera, motivo per cui almeno in questo caso l’AI può risultare forse in parte utile, ma non infallibile.
LE “RIVELAZIONI” DI SOPHIE, LA VEGGENTE AVIGNONESE
Nel 2020 Gianluigi Nuzzi, conduttore del programma televisivo “Quarto grado”, viene convocato in un convento di Avignone per ascoltare la storia di Sophie L., una ragazza ventenne che racconta di vivere episodi di bilocazione e di comunicare con persone scomparse, tra le quali ovviamente Emanuela Orlandi. Sophie sostiene di parlare con il supporto spirituale della curia di Avignone e in alcune mail – anche quasi una ogni ora nell’ottobre e novembre del 2021 – scrive a Nuzzi come se fosse Emanuela stessa raccontando gli asseriti momenti della sua scomparsa.
Ora che Nuzzi ha sciorinato in tv la marea di “rivelazioni” di Sophie, comprese ovviamente le immancabili “orge con prelati”, in Italia non mancano i siti web che anziché farsi quattro risate e cambiare canale o chiamare la neuro si pongono seriosamente la seguente domanda: “È misticismo? È depistaggio? O qualcuno sta usando questo canale per far uscire la verità?”.
Ecco come Il Messaggero del 13 maggio ha riportato parte delle “verità” della ragazza di Avignone:
Un incontro con De Pedis e monsignor Vergari
In uno dei messaggi più dettagliati, Sophie racconta a Nuzzi di aver incontrato, quel 22 giugno 1983, una macchina con a bordo due uomini: monsignor Vergari, rettore della basilica di Sant’Apollinare (poi risultato estraneo ai fatti), e Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana (deceduto incensurato ndr del Messaggero). Dice che De Pedis le avrebbe offerto un lavoro come venditrice per un evento, con la promessa di guadagni elevati.
Secondo il suo racconto, avrebbe accettato di preparare una messa per Vergari quella stessa sera, e che De Pedis sarebbe passato a prenderla dopo la lezione di musica. Racconta di aver atteso l’auto fuori, di aver salutato un’amica prima di salire e di essere sparita da quel momento.
Accuse choc e un dossier top secret
Le affermazioni più gravi emergono nelle email successive. Sophie parla di molestie subite nei giardini vaticani da parte di un cardinale ancora in vita, e della partecipazione dello stesso a presunte orge avvenute in ambienti ecclesiastici. Aggiunge che il Vaticano custodirebbe un fascicolo segreto in una cassaforte, contenente intercettazioni, appunti e resoconti di incontri riservati nei giorni successivi al rapimento. «Emanuela è al centro di un tabù – scrive –. Le conseguenze per la Santa Sede, se venisse fuori la verità, sarebbero senza precedenti».
Minacce e paura: «Temo di essere rapita»
Man mano che le settimane passano, Sophie si mostra sempre più preoccupata. Racconta al giornalista che dopo una visita a Milano avrebbe notato uomini sospetti aggirarsi attorno alla sua abitazione. «Temo che stiano aspettando un ordine. È un modo per mettermi pressione? Ho paura di essere rapita. Vi prego, aiutatemi». Tutte queste rivelazioni il giornalista le condivide con persone vicine a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Ma la risposta della famiglia è fredda: «molte informazioni risultano già note, altre sono state smentite in passato».
La replica: «Non posso sapere se tutto è vero»
Nonostante la freddezza ricevuta, Sophie non si arrende. Afferma di aver agito con umiltà, di aver solo trasmesso quanto ricevuto da fonti spirituali. «Mi dispiace se alcune cose non corrispondono alla realtà. Non ho un interesse personale. So solo che Emanuela Orlandi vuole che suo fratello sappia la verità. Forse ho sbagliato nel modo, ma ho fatto del mio meglio». Nel suo ultimo messaggio, invoca lo Spirito Santo come guida per chi legge le sue parole. E lascia una convinzione: la chiave del mistero sarebbe nel legame tra la scuola di musica e De Pedis”.
Come è evidente, si tratta della risciacquatura e degli avanzi di piatti già serviti in tavola con insistenza da anni e anni a magistrati, giornalisti e presenzialisti dei cosiddetti social dallo stuolo di personaggi rivelatisi tutti venditori di fumo uno peggio dell’altro.
Per mandare in onda una storia come questa bisogna essere ridotti alla disperazione del non sapere più cosa fare per tenere ancora in piedi lo show, che ormai ha doppiato il suo 42esimo compleanno.
IL PULP PODCAST DI FEDEZ CON “L’ACCATTONE” DELLA BANDA DELLA MAGLIANA
Per descriverlo non ci sono parole adatte. L’unica è guardarselo: https://www.youtube.com/watch?v=nJf–gzmYz8 Tenendo presente che Mancini è sempre stato smentito su tutti i fronti non solo dalle indagini giudiziarie, ma perfino dalla sua compagna Fabiola Moretti, madre della loro figlia. Donna di temperamento, Fabiola in aula gli ha fatto rilevare che:
1) non era affatto un “capo della Banda della Magliana”, ma semmai solo un piccolo gregario casinista;
2) di tutte le cose “rivelate” ai magistrati in realtà lui non ne poteva sapere nulla per il semplice moto che, scomparsa di Emanuela compresa, erano avvenute tutte mentre lui era in carcere.
Ma non scoraggiamoci: The show must go on!
Per mandarlo avanti dovranno pur inventarsi qualcos’altro. Basta avere, come sempre, un po’ di pazienza.
L'articolo Emanuela Orlandi, da mistero a show continuo: Pino Nicotri gela le ultimissime rivelazioni proviene da Blitz quotidiano.