Emanuela Sansone prima donna vittima di mafia a Palermo nel 1896

  • Postato il 26 dicembre 2025
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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la tragica vicenda di Emanuela Sansone, prima donna vittima di mafia, uccisa a Palermo il 27 dicembre 1896, in via Sampolo 20, nella zona del Giardino Inglese, in un vile attentato mafioso che ferì gravemente anche la madre, Giuseppa Di Sano.
Emanuela era una giovane donna di appena diciotto anni, bionda, dagli occhi cerulei, intelligente e ricca di speranze per il futuro. Aiutava i genitori nella bottega di famiglia e si prendeva cura dei fratellini Salvatore e Giuseppe.

Come molte ragazze della sua età, aspirava a una vita serena, fondata sul lavoro onesto e su un progetto familiare. Aveva anche un pretendente, non accettato dalla famiglia per la mancanza di una stabile posizione sociale.
La tragedia maturò in un clima di sopraffazione e intimidazione. Un giorno, i figli di un conciatore si presentarono nel negozio dei Sansone tentando di pagare con denaro contraffatto. La madre di Emanuela respinse il pagamento e li allontanò. Da quel momento, la famiglia fu oggetto di isolamento e di ritorsioni: il negozio venne evitato, i rapporti sociali si interruppero, l’ostilità del contesto si fece sempre più evidente.
La mattina del 27 dicembre, due uomini si recarono nella bottega con il pretesto di fare acquisti. In realtà stavano verificando la traiettoria di tiro da un foro praticato nel muro di un agrumeto di fronte. La sera, intorno alle ore 20, partirono i colpi d’arma da fuoco: Giuseppa Di Sano rimase gravemente ferita, mentre Emanuela venne colpita mortalmente.
In un primo momento si ipotizzò un delitto passionale. Tuttavia, grazie alla fermezza e al coraggio di Giuseppa Di Sano, che riferì al questore Sangiorgio quanto accaduto e denunciò l’episodio delle banconote false, emerse con chiarezza la matrice mafiosa dell’omicidio. La donna divenne così la prima collaboratrice di giustizia della storia italiana, contribuendo al processo celebrato nel maggio del 1901 contro 51 imputati per reati di stampo mafioso.
Il procedimento giudiziario si concluse tuttavia con numerose assoluzioni, dovute anche al clima di omertà e alle pressioni esercitate da esponenti influenti della società dell’epoca. La stessa Giuseppa Di Sano, isolata e colpita da gravi difficoltà economiche, testimoniò con parole di profonda amarezza il prezzo pagato per aver scelto la via della verità e della giustizia.
Emanuela Sansone è oggi ricordata come la prima donna vittima di mafia. La sua vicenda rappresenta una delle pagine più dolorose ma anche più emblematiche della storia civile del nostro Paese, poiché mostra con chiarezza quanto la violenza criminale sia alimentata non solo dalle armi, ma anche dal silenzio, dalla paura e dall’indifferenza.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ritiene doveroso richiamare l’attenzione delle istituzioni scolastiche, delle studentesse e degli studenti sull’alto valore educativo di questa memoria.

Ricordare Emanuela Sansone significa educare alla legalità, alla responsabilità individuale e collettiva, al rifiuto di ogni forma di connivenza con la criminalità organizzata.
La scuola ha il compito di formare coscienze libere, capaci di riconoscere l’ingiustizia e di opporvisi con il coraggio della verità. Solo attraverso la conoscenza, la memoria e l’impegno civile è possibile contrastare la cultura dell’omertà e costruire una società fondata sul rispetto dei diritti umani e sulla dignità della persona.
La storia di Emanuela Sansone ci ricorda, oggi come allora, che il silenzio non è mai neutrale: esso può diventare complicità. Per questo, coltivare la memoria significa affermare con forza che la legalità, la giustizia e la dignità umana devono essere valori irrinunciabili per ogni comunità democratica.

prof.ssa Giovanna De Lucia Lumeno CNDDU



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